SESSUOLOGO:”NON C’È SESSO SENZA AMORE O NON C’È AMORE SENZA SESSO?”

NON C’È SESSO SENZA AMORE O NON C’È AMORE SENZA SESSO?

Sesso, amore e innamoramento, i più intensi e piacevoli perturbanti della nostra razionalità. Universalmente narrati da letteratura, teatro, cinema e arti figurative sono fonte di gioie e dolori che accomunano l’esistenza umana nel corso dei secoli. Ha senso scindere e delimitare queste tre “dimensioni”?

 

A cura del Dott. Daniele Bonanno 

Persino una figura professionale come il sessuologo nasce specificamente per indagarne i territori, aiutando le persone ad orientarsi affrontandone le sfide.

Esistono allora dei parametri precisi per definirli, delimitarne i confini e sancirne le norme? Non proprio, si tratta di dimensioni complesse e soggettive che si miscelano in ognuno di noi attraverso una misteriosa alchimia. Le mappe servono in fondo a poterci perdere per tracciare coraggiosamente la nostra strada.

Innamoramento, amore e passione sessuale sono spesso pensati come un unico sentimento ma sappiamo che in realtà non sono affatto sovrapponibili. Si tratta di tre dimensioni distinte che soltanto quando c’è “magia” possono convergere in un unico vissuto passionale.

L’innamoramento contraddistingue in genere la prima fase di una relazione amorosa. Può innescarsi a partire dal tipico colpo di fulmine, l’amore a prima vista, o intervenire dopo un periodo più o meno lungo di conoscenza, magari di insospettabile amicizia. Che cosa accade quando scocca la freccia di cupido? Più che altro è il nostro bisogno di amare ed essere amati che in quel momento “centra” l’altra persona. Le caratteristiche di quell’incontro corrispondono idealmente a tutto quello che desideriamo, tuttavia ciò che vediamo brillare è soprattutto il riflesso di nostri contenuti interiori; proiezioni e speranze che affidiamo all’incontro con un’anima affine. L’autentica conoscenza dell’altro arriverà soltanto in seguito, confermando le nostre aspettative e allo stesso tempo deludendole. Per sua natura l’innamoramento è una fase destinata a evolversi portando con sé una certa quota di disillusione. Potrà così rivelarsi una fugace infatuazione oppure confermarsi in un più solido sentimento, consolidatosi nella conoscenza reciproca. È qui che si può iniziare a parlare d’amore, non un singolo sentimento ma un insieme dinamico di vissuti affettivi e relazionali. Proprio la complessità di livelli coinvolti rende l’amore meno lineare e idilliaco rispetto all’innamoramento ma anche meno evanescente. Una complessità che non può essere misurata, confrontata con parametri univoci o con storie precedenti. Spesso è fuorviante anche paragonare il coinvolgimento in momenti diversi della stessa relazione.

Qualcuno cerca l’amore nelle “farfalle nello stomaco”, ma lì troviamo l’attivazione adrenergica che accompagna l’intensa emotività dell’innamoramento, quindi in fondo un po’ d’ansia. Altro parametro con cui si è soliti testare l’amore è verificare se stando distanti soffriamo la mancanza dell’altro. Anche qui rischiamo di confondere l’amore con l’insicurezza e la dipendenza affettiva.

Rinunciamo allora a facili soluzioni e “buttiamola sul sesso”.

A livello istintivo la pulsione sessuale è indipendente dall’affettività e ad una forte attrazione sessuale non necessariamente corrisponde un coinvolgimento affettivo. Allo stesso modo la passione sessuale non rappresenta un termometro dell’amore e spesso il sesso subisce una parabola discendente mentre il legame affettivo si consolida. Eppure l’amore e l’innamoramento sono entrambi connotati da una matrice sessuata che li distingue da una buona amicizia. La scelta di definirla “sessuata” piuttosto che “sessuale” non è casuale. La sessualità è infatti una componente implicita e potenziale di ogni rapporto amoroso ma si esprime nell’attività sessuale con spazi e tempi molto variabili. Ad esempio l’innamoramento può essere accompagnato e a volte preceduto da una travolgente attrazione sessuale. In altri casi la dimensione romantica vede passare in secondo piano l’erotizzazione che esplode magari in un secondo tempo. In una coppia di lunga data succede spesso che il desiderio sessuale si affievolisca, non è però raro che la coppia possa scoprire una seconda giovinezza proprio attraverso il crescere dell’erotismo e dell’intesa passionale.

C’è poi il caso della cosiddetta “demisessualità” che riguarda individui per lo più disinteressati al sesso fino a che si innamorano di qualcuno. Solo in quel caso sentono nascere il desiderio sessuale e in un rapporto affettivamente significativo vivono la propria sessualità come chiunque altro. C’è poi chi si riconosce nel concetto di “asessualità” non provando in generale alcuna pulsione sessuale. Gli asessuali possono essere romantici o aromantici, a seconda che sentano o meno il bisogno di una relazione sentimentale. Non si tratta di condizioni derivanti da una scelta o condizionamento morale ma di una vera e propria forma di orientamento sessuoaffettivo.

Esiste allora un amore asessuato? Il sentimento che trascende la fisicità viene in genere definito “amore platonico”. Il filosofo greco pensava che l’amore per la bellezza di un corpo aspirasse all’amore per la bellezza ideale, un amore che non ha a che fare con la carnalità ma con il tendere dell’anima al mondo delle idee (l’iperuranio) da cui essa proviene.

Da Platone a Pitagora il passo è breve e parlando di amore e sesso sembra inevitabile finire con la geometria. La figura in primo piano è guarda caso il triangolo, questa volta non si tratta però di quello edipico tanto caro a Freud e nemmeno di quello cantato da Renato Zero. Lo psicologo statunitense Robert Sternberg, tra i maggiori studiosi di intelligenza e sviluppo cognitivo, ha proposto un originale modello di analisi basato sul “triangolo dell’amore”. L’amore viene scomposto in tre componenti fondamentali: l’intimità, intesa come affiatamento, confidenza e complicità reciproca. La passione, cioè la sfera dell’attrazione, della fisicità e del sesso. L’impegno, che comprende la scelta di stare insieme, di coltivare la relazione e investire su una comune progettualità. Ogni componente è rappresentata da un vertice del triangolo e lo spazio che assume nel rapporto determina l’ampiezza dell’angolo corrispondente. Ne derivano triangoli differenti in base al tipo di equilibrio tra le tre componenti. L’area risultante diviene un indicatore quantitativo dell’amore “vissuto” trovando la sua massima estensione nel bilanciamento tra i tre vertici. Quando prevale l’intimità in assenza di passione e impegno Sternberg la definisce amicizia/simpatia. Parla invece di infatuazione se è la passione a connotare in modo esclusivo il rapporto. Quando vi è l’impegno ma sono assenti intimità e passione l’autore utilizza in concetto di “amore vuoto”. Quando a prevalere sono due componenti in assenza della terza si può avere l’amore romantico (intimità e passione), l’amore cameratesco (intimità e impegno) o l’amore fatuo (passione e impegno).

Per quanto schematizzare l’amore resti un intento ambizioso questa teoria ben illustra come le nostre relazioni possano polarizzarsi su aspetti ben funzionanti del rapporto a discapito del resto. Emerge inoltre come non esista un sentimento unico che possa soddisfare da solo tutte le nostre esigenze affettive e sessuali. Si tratta piuttosto di dinamiche pulsionali e relazionali diverse e non sempre simmetriche tra loro. Spetta a noi ricercare una formula per poterle conciliare con l’interezza della nostra persona. Un equilibrio che va curato e rinnovato nel tempo, senza inseguire luoghi comuni, falsi miti o un irraggiungibile iperuranio.

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