SESSUOLOGO:”La prostituzione svela i nostri tabù “

Chiamarlo il “mestiere più vecchio del mondo” è una convenzione più che una verità storica anche se, in effetti, ha origini antichissime. E oggi? Viaggio in un mondo fatto di censure, pregiudizio, paure, sessualità libera e “prigioniera”.

A cura del dott. Daniele Bonanno – AISPS Roma

 

Le prime forme di meretricio a noi note riguardano la prostituzione sacra diffusa nella cultura babilonese, assira e fenicia. Erodoto rivela che almeno una volta nella vita ogni donna babilonese dovesse recarsi nel tempio di Afrodite e concedersi a uno straniero in cambio di denaro per onorare la dea.

È noto come in epoca greca e romana la prostituzione fosse una pratica molto diffusa, riconosciuta e regolamentata attraverso apposita tassazione e controlli sanitari. Queste antiche civiltà erano caratterizzate da grande libertà sessuale, non subivano i condizionamenti di quei sensi di colpa e censure morali introdotti solo successivamente e che ancora hanno un ruolo determinante nella nostra cultura. Si pensa che greci e romani praticassero normalmente molto più sesso di noi; per tale ragione alcuni ritengono che fosse meno probabile il ricorso alla prostituzione femminile e maschile come semplice sfogo della tensione sessuale ricercando piuttosto in essa una certa qualità dell’ars amatoria o la soddisfazione di particolari fantasie e preferenze.

Già a quei tempi, tuttavia, esistevano realtà estremamente raffinate per le classi più facoltose contrapposte a quelle più “approssimative” per gli strati della popolazione più “in basso”. D’altronde la maggior parte delle prostitute erano schiave, spesso appena adolescenti, sfruttate da un lenone per i propri guadagni e destinate ad una breve esistenza, data la vita logorante a cui erano sottoposte.

Simili problematiche ci sono fin troppo note rivelando una drammatica continuità con quelle fragili presenze costrette ai margini delle nostre strade.

Nel 1958 la legge Merlin abolì le case chiuse per intervenire sulla carente applicazione delle norme igieniche e sanitarie vigenti ispirandosi a principi di tutela della condizione femminile. Da allora in Italia non è in effetti illegale la pratica della prostituzione ma la sua induzione e sfruttamento. Purtroppo l’applicazione di questa normativa si è tramutata nella rinuncia a qualsiasi possibilità di regolamentazione diretta, consegnando la prostituzione nelle mani di mafia e criminalità.

Spesso di fronte a una prostituta emergono nel cliente componenti della sua sessualità censurate e non integrate nell’identità ordinaria e socialmente accettata. Probabilmente, in modo analogo, di fronte al fenomeno della prostituzione un’organizzazione sociale rivela aspetti della propria cultura sessuale altrimenti celati e non manifesti.

Possiamo riflettere su come la prostituzione sia simbolo di un sesso non mediato da sentimenti o altre motivazioni nobilitanti e rappresenti per questo una condotta disapprovata e condannata dal senso morale.

Alla censura consegue il tentativo di una sua negazione attraverso norme che la confinano nell’ambito della clandestinità e del vizio. Per i suoi retroscena criminali, la prostituzione di strada finisce così per confermare quella rappresentazione di una sessualità squallida, priva di contatto e umanità funzionale a sostenere le stesse norme morali che l’hanno di fatto prodotta.

Le più costose escort operanti in hotel e appartamenti si differenziano dal più esplicito sfruttamento di strada ma non vi sono garanzie riguardo alle loro effettive condizioni di vita e libertà di scelta. Le implicazioni sanitarie e i rischi per le malattie a trasmissione sessuale sono elevatissimi e la frequente offerta di rapporti non protetti in cambio di un piccolo extra testimonia l’assenza di consapevolezza e i risvolti autolesivi di molte di queste ragazze.

Per quanto informati sulla reale condizione di vittima di una prostituta, continuiamo a proiettare sulla prostituzione la nostra rappresentazione di un sesso sporco e colpevole così come l’immagine della femmina di malaffare, diabolicamente sessuata e ingannevole, meritevole per questo di disprezzo e umiliazione.

Componenti di odio e disprezzo derivanti dalla repressione sessuale e dal fantasma del sesso peccaminoso ancora albergano nella nostra cultura condivisa materializzandosi in quegli ambiti dove la diversità e il pregiudizio offrono terreno fertile.

In realtà europee come Olanda e Germania le prostitute sono riconosciute legalmente come qualsiasi lavoratore autonomo, sono soggette a tassazione, hanno accesso alla previdenza sociale e possono riunirsi in sindacati. La maggior parte degli olandesi si dicono a favore della legalità della prostituzione e di una sua accettazione priva di condanne morali.

Nonostante ciò anche qui resta particolarmente presente la piaga del traffico di donne e il loro sfruttamento nella prostituzione. Campagne di sensibilizzazione si sono orientate a responsabilizzare i clienti nel denunciare qualsiasi sospetto di coercizione, ma si tratta ad oggi di un problema irrisolto.

Probabilmente in una società fino in fondo libera e consapevole dal punto di vista sessuale, autenticamente emancipata da modelli sessisti e misogini, esercitare la professione di prostituta sarebbe una libera scelta normalmente accettata e non simbolo di degrado e corruzione morale, perché nulla che riguardi una sessualità adulta e consenziente dovrebbe esserlo.

 

AISPS Roma – Associazione Italiana Salute Psicosomatica e Sessualità
Via Baldo degli Ubaldi, 330 – 00167 Roma
http://www.aisps.net

 

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