L’abbigliamento è espressione dell’epoca storica a cui apparteniamo rispecchiandone i processi sociali e culturali emergenti. Abiti e accessori sono una manifestazione del Sé, di come ci presentiamo al mondo giocando su simboli e convenzioni.
Il modo di vestire rivela quanto nel nostro senso di identità personale e sociale enfatizziamo la fisicità oppure la poniamo in secondo piano. La natura sessuata del corpo può essere affermata oppure nascosta e appiattita.
Se nel corso dell’evoluzione l’essere umano non avesse imparato a vestirsi, se fosse rimasto nudo, allora la nudità non avrebbe la valenza comunicativa che invece ricopre. Secondo una fondamentale legge della comunicazione il significato dell’agire umano deriva dalla possibilità di scegliere. L’essere nudi rappresenta una potente scelta comunicativa proprio in relazione alla possibilità di coprirsi.
La moda è soggetta a continui cambiamenti utili ad aggiornare i significati del nostro vestire. Staticità e omogeneità limitano l’espressione individuale in favore di canoni di appartenenza a determinati gruppi sociali, come accade per le divise o gli abiti religiosi.
Ogni rivoluzione culturale è accompagnata da elementi distintivi che coinvolgono lo stile di vita e il modo di vestire. La rivoluzione sessuale e l’emancipazione femminile degli anni ’60 ha tra i suoi simboli l’esplosione della minigonna, capo che richiamò la liberazione da corsetti e abiti costrittivi per scoprire un corpo più naturale e a suo agio; metafora concreta della nuova libertà di movimento che le donne stavano affermando.
Se da allora il principio delle pari opportunità è rimasto ben presente nell’empowerment femminile, allo stesso modo la donna non ha più rinunciato a una certa disinvoltura nell’affermare un corpo sessuato. A seconda del periodo le gonne si sono allungate, alternate a vestiti, pantaloni, shorts e leggings giocando con la complicità di scollature, spalle nude, ombelichi scoperti, reggiseni che compaiono, scompaiono e stupiscono con effetti speciali. In un modo o nell’altro il sex appeal femminile ha sempre trovato la sua forma di espressione.
E nel mondo maschile? L’uomo, in tutti i sensi, sembrerebbe soprattutto essere stato a guardare. Il suo atteggiamento verso la sessualità ha incontrato cambiamenti più moderati così come il modo di vestire non si è fatto veicolo di significati altrettanto rivoluzionari.
Tra le caratteristiche costanti dell’abbigliamento maschile possiamo notare la netta divisione tra parte superiore e inferiore del corpo dove la cintura dei pantaloni distingue i piani alti da quelli bassi a livello visivo, percettivo e immaginativo. Questa separazione richiama interessanti implicazioni per la sessualità associandosi alla tendenza maschile a scindere la componente sessuale dagli altri ambiti della vita pubblica. Possiamo spiegarci meglio provando a distinguere tra un sentire “sessuato” e un sentire “sessuale”. Con il primo concetto intendiamo la percezione e espressione di sé stessi connessa all’identità di genere e alla sessualità potenziale ma non necessariamente espressa che ci accompagna in ogni momento della vita.
Il sentire sessuale possiamo invece associarlo in modo più diretto al prevalere delle emozioni sessuali. In questo senso le donne appaiono più inclini a un vissuto normalmente sessuato di sé stesse ed è forse quanto sta a significare il loro modo di vestire. Gli uomini si muovono più spesso nell’ambito del sentire sessuale con una ricerca attiva di stimoli per il desiderio e l’eccitazione che si alterna a fasi in cui il sesso resta una componente latente e meno visibile.
La sessualità si esprimerebbe quindi nella donna in modo più implicito con la possibilità di essere meglio integrata alla maggior parte delle situazioni di vita quotidiana mentre nell’uomo in modo più diretto e esplicito, quindi non sempre conciliabile con altri aspetti della sua giornata.
Forse nella necessità di attenuare l’impatto di una sessualità basata su accenti più espliciti gli uomini sono portati a osare di meno nel proporre significati sessuali attraverso l’abbigliamento. Il rischio è infatti l’essere disapprovati, ritenuti fuori luogo o persino ridicoli.
Questa differenza di vissuti potrebbe spiegare il fraintendimento tra una donna che sottolinea la femminilità evidenziando le forme o scoprendosi e l’uomo che vi legge un messaggio di facile disponibilità sessuale. Non è raro che la parte maschile finisca per ritenere incoerente o ingannevole l’altro sesso qualora le sue aspettative venissero disattese.
Resta utile precisare che parliamo di tendenze e soprattutto per quanto riguarda le differenze di genere la soggettività vince su qualsiasi generalizzazione. Si tratta ancora una volta di superare stereotipi e condizionamenti dove imparare a conoscerci e a rispettare le differenze non può che renderci un po’ più liberi.