“Le donne cha hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza”. Sono parole di Rita Levi Montalcini che oggi, nell’epoca dei selfie, dei ritocchi e dell’immagine al di sopra di tutto sembrano cadere nel vuoto. Fortunatamente non è per tutte così: in ogni numero vi presenteremo alcune donne che hanno idee, progetti, passioni. Più che apparire fanno; più fanno e più sono donne. È così anche per Mariastella Giorlandino.
Sole, Rinascimento e… Mariastella
Mariastella Giorlandino dipinge e scrive poesie. Mariastella è architetto; o si dice architetta? Non importa, Mariastella va oltre il genere, oltre la grammatica. Mariastella è “oltre” tout court.
Oltre il prevedibile, oltre i confini che ti tengono “dentro”, quelli che vorrebbero dirti che il lavoro deve essere uno altrimenti non viene bene. Lavoro, famiglia, poi il tempo libero e poi… poi basta.
Mariastella no. Mariastella è architetto, dipinge, scrive poesie e lega il suo nome al brand Artemisia Lab, venti centri (più due di prossima apertura) a Roma e non solo a Roma.
L’architetto Giorlandino si laureò a 21 anni (quanti oggi discutono la tesi a 21 anni?) e poi si gettò nella sanità.
Come mai?
“Avevo ventun anni e mezzo, fresca di laurea, e volevo incrementare le entrate economiche. Mi attraeva il mondo della salute, una salute che sia in grado di seguirti, di starti vicino, di dare risposte. Risposte che non si fermano alla diagnosi. Doveva, deve esserci altro: qualcuno che ti ascolta, che ti parla e che, all’occorrenza, ti sappia aiutare”.
Salute e malattia, in fin dei conti, non esistono: esistiamo noi, esisto io, esisti tu. Esiste il mondo nel quale viviamo, pieno di strade, di incontri, di progetti. Ogni tanto – succede – può esserci una battuta d’arresto, qualcosa che non gira nel verso giusto. Ti guardi dentro, fai una “Tac” e aspetti i risultati.
Tutto qui? No perché la nostra salute non si ferma al freddo referto, alla ricetta medica. Ci vogliono anche le parole; c’è il bisogno di sentirsi ascoltati. Anche questo, da sempre, è Artemisia Lab. Perché per star bene non basta un laconico certificato di “sana e robusta costituzione”. Il certificato dobbiamo farcelo noi, scriverlo giorno dopo giorno con le nostre idee, i nostri progetti. Poi, perché no, la nostra rabbia, la nostra voglia di farci sentire anche quando ci chiedono di tacere.
Mariastella lo sa; e lo fa. Lo scrive, con la penna e con il pennello: ha esposto i suoi lavori in ben 150 mostre (da ricordare quella al Vittoriano nel 2012: “Il percorso dell’anima”).
Dipinge e scrive con i colori della libertà, compresa quella che le donne – ancora – non riescono ad assaporare appieno.
“Dobbiamo essere rinascimentali – mi dice risoluta –. Camminare poggiando i piedi sul nostro libero arbitrio; nessuno, mai, deve pilotare i nostri pensieri”.
Un dipinto, volenti o nolenti, è un’immagine. Mai fermarsi all’immagine però: bisogna entrarci, cercar di capire da dove viene e perché il pennello ha girato in un verso e non nell’altro.
“Siamo ciò che pensiamo, mi grida al telefono. L’immagine, da sola, non conta niente. Vale soprattutto per i giovani, per quelle ragazze, donne libere di domani, che si contorcono fino allo sfinimento per confezionare il “selfie” perfetto. No, la bellezza è altrove; la bellezza poggia sulla pelle ma poi scava, ti entra dentro, si muove nei nostri pensieri e nelle nostre azioni. La bellezza deve essere libera; senza libertà non si cresce, non si ama. Non si vive”.
Dottoressa, fermiamoci qui: fermiamoci ai giovani. Dove vanno, cosa vogliono, come li possiamo aiutare e come, invece, li abbiamo… “malmenati”?
“In questi ultimi mesi, con l’emergenza Covid, li abbiamo massacrati. Soprattutto colpevolizzati chiamandoli untori. Loro, si dice, portano il virus ai nonni, ai padri. Loro, gli eterni immaturi incapaci di rinunciare a una cena, restii a chiudersi in casa per il bene comune. Abbiamo ottenuto risultati devastanti: bambini di 8 anni terrorizzati che non dormono più e che, quando dormono, sognano colpe che non hanno. Ho un figlio di vent’anni, Fabio Massimo; quand’era piccolo lo portavo in spiaggia al tramonto. Gli battevo il petto dicendogli: “Lo senti? Ascolta il tramonto…!”. Lui rideva e “sentiva”. Rideva e io battevo. Sentiva il mondo tutto su di sé, vedeva il sole e ascoltava la Terra. La Terra che è la nostra casa e siamo noi, sempre noi che la dobbiamo arredare e rendere confortevole…”.
Il sole è una stella, si sa. Lo sa anche Mariastella la quale è convinta che se le stelle “stanno a guardare” noi non possiamo restarcene fermi. Dobbiamo invece inventare, costruire, gridare, ridere. Insomma darci da fare. Restando a guardare finiremo per non essere più nemmeno guardati.
Come se ne esce?
“Se ne esce comunicando nel modo giusto. Durane la guerra mandavamo i ragazzi a morire. Oggi li accusiamo di “sparare” sui propri cari e loro – di nuovo – accusano il colpo. Non è così, fermiamoci. I ragazzi sono il nostro futuro. E si sbrighino, loro, a tirar fuori le unghie”.
È un fiume in piena Mariastella. Mi parla dell’Associazione Artemisia Onlus, ente non-profit con lo scopo di studiare e approfondire le patologie materno-fetali e di proteggere le gravidanze a rischio e la formazione nelle scuole e i corsi ECM di aggiornamento professionale per i medici. Artemisia Onlus, assieme all’Asociazione Vite Senza Paura (quest’ultima presieduta da Maria Grazia Cucinotta), lavorano “con le donne e per le donne vittime di violenza”, ma non solo per le donne ma per la violenza in genere, anche nelle parole e nelle espressioni, bisogna rieducare fin dalle scuole a un giusto rapporto maschile-femminile-educazione e soprattutto etica, solo con l’etica si costruisce una società solida e sana per il futuro dei nostri figli, non più né bullismo, né stalking né mobbing, solo se entriamo nelle scuole e formiamo i nostri ragazzi possiamo risolvere questi problemi, noi siamo anche vicini alle famiglie.
“La Cucinotta – mi dice Mariastella – è una donna eccezionale, ha una sensibilità fuori del comune. Una donna libera, una di quelle che della bellezza, da sola, non se ne fanno niente”.
Vero, inconfutabile: il mondo è nostro, il tempo è nostro. Mariastella lo scrive anche sui calendari: “Il coraggio ci rende vincenti, l’incertezza ci rende deboli. Anche i sentimenti del cuore sono nemici dell’incertezza”.
Il calendario lo appendiamo al muro; resta fermo. Sta a noi, invece, camminare, correre lungo i nostri giorni.