Maria Grazia Cucinotta: “Il coraggio è donna”
Di Beatrice Gentili
Attrice, regista e conduttrice, attiva nel sociale, da febbraio nelle sale con il film “Gli anni belli”. Maria Grazia Cucinotta è tutto questo e molto altro ancora. Il “molto altro” ce lo facciamo raccontare direttamente da lei.
Icona di bellezza e sensualità italiana. Se si guarda indietro, è mai stata un’etichetta scomoda?
Scomoda non direi. Fa sempre piacere essere considerata una bella donna, ma è seccante quando si incontra chi si ferma solo a quello. Quante volte abbiamo sentito esclamare: “Ah, ma allora sei anche intelligente”. Chissà quando finirà… La mentalità e i pregiudizi sono negli occhi dei mediocri.
Viviamo in un Paese meraviglioso, ma non meritocratico e dove sembra difficile gioire dei successi altrui. Pensi che quando sono arrivata in America ero un piccolo numero rispetto alle grandi star, ma la mia agente – la stessa di Charlize Theron, Kevin Costner, Vin Diesel – mi trattava come tutti gli altri. Eravamo alla pari, perché le diversità non esistevano: ciascuno era un pezzo unico, un ingranaggio fondamentale della macchina.
Nel suo libro “Vite senza paura” scrive: “Per una donna, vivere è da subito un atto di coraggio: esce e mette in conto di essere una preda”.
Cresciamo con i genitori che ci dicono di stare attente, di guardarci le spalle e viviamo con questa sensazione terribile. Con la mia associazione Vite senza paura Onlus sosteniamo ogni giorno le donne vittime di violenza. Non è mai cambiato nulla, nonostante passino gli anni e continuino le lotte. Ci sono Paesi dove tutto questo non accade, perché è diverso l’approccio che hanno gli altri nel guardarti. Per fortuna il coraggio è donna. Invece di farci tante domande, agiamo. Per me le donne hanno una marcia in più.
Lei ha conosciuto il vero successo. Qual è stato il segreto?
Il successo lo hanno studiato tutti, eppure non c’è un trucco o, almeno, non so trovare il segreto del mio. Sono rimasta me stessa. Sono ancora una fabbrica di sogni: la stessa ragazzina messinese che dal lettino guardava dall’altra parte dello Stretto e sognava. Il successo è il pubblico, è lui che ti sceglie. Non lo puoi costruire: oggi ci provano con i social, comprando i follower e facendo numeri, ma è l’affetto di chi ti segue a fare la differenza. Quello che conta è restare nella mente delle persone a lungo.
Qual è stata la vera sfida nel suo percorso?
Non fermarsi mai, non chiudere mai nessuna porta. Non ho mai avuto paura di partire, di esplorare e soprattutto di ricominciare da zero. Ero perennemente con la valigia in mano e se non ti fermi mai, il mondo è tuo. In questo lavoro caschi un migliaio di volte: ogni volta che finisci un lavoro, riparti da capo, non arrivi da nessuna parte. Bisogna saper ricominciare, senza farsi abbattere dai giudizi.
Quanto è stato difficile, con una vita così dinamica, trovare una stabilità anche nella vita privata come moglie e madre?
La verità è che vivi tra i sensi di colpa e la continua attenzione nel cercare di far meno danni possibile, perché il successo lo paga anche chi ti sta vicino. Ci sono le eccessive attenzioni, i figli che vengono continuamente identificati con il proprio genitore o chi ti dice “Peccato che è bionda e non mora come te”. Quello che conta è avere la tenuta psicologica per ricucire tutti gli strappi.
Si dice che dietro un grande uomo ci sia una grande donna. E dietro una grande donna?
Nessuno: le donne il successo se lo costruiscono da sole e sono estremamente indipendenti. Ma tra le mura domestiche l’uomo ha bisogno di sentirsi il capo, di far uscire il suo lato protettivo per non sentirsi “snaturalizzato” e, così, lasci che sia lui a decidere. O meglio, glielo lasci credere (ride, ndr).
Qual è l’altra faccia del successo, quella che non si racconta quasi mai?
Bisogna imparare velocemente a fare i conti con il fatto che passerà. Se hai fatto delle cose belle resti, perché sei parte della storia del cinema e dello spettacolo, ma non puoi pensare di sostituirti a una ventenne o di non dover cambiare ruoli. Largo ai giovani, ed è giusto così. Non ho paura di invecchiare: ho fatto più di centocinquanta film, ma chi se ne frega! C’è chi non lo accetta, si trasforma e perde la propria identità. Hanno paura. Io devo dire grazie all’esperienza del volontariato, dove ho visto le donne lottare per la vita. Ad alcune di loro che non ce l’hanno fatta sarebbe piaciuto invecchiare. E allora l’importanza delle rughe è avere il tempo di vederle.
Chi sarebbe stata Maria Grazia Cucinotta se non fosse diventata la donna che tutti conosciamo?
Sicuramente una psicologa. Ho sempre amato conoscere ed esplorare la mente umana.