AMBASCIATRICE DELL’EVENTO PERFETTO
“LE DONNE CHA HANNO CAMBIATO IL MONDO NON HANNO MAI AVUTO BISOGNO DI MOSTRARE NULLA SE NON LA LORO INTELLIGENZA”. SONO PAROLE DI RITA LEVI MONTALCINI CHE OGGI, NELL’EPOCA DEI SELFIE, DEI RITOCCHI E DELL’IMMAGINE AL DI SOPRA DI TUTTO SEMBRANO CADERE NEL VUOTO. FORTUNATAMENTE NON È PER TUTTE COSÌ: IN OGNI NUMERO VI PRESENTEREMO ALCUNE DONNE CHE HANNO IDEE, PROGETTI, PASSIONI. PIÙ CHE APPARIRE FANNO; PIÙ FANNO E PIÙ SONO DONNE. È COSÌ ANCHE PER MARIA FLAVIA LIOTTA
“Mi sono laureata in Scienze Politiche perché mi vedevo, in futuro, a percorrere la carriera diplomatica…”.
Comincia così il mio colloquio con Maria Flavia Liotta di anni… Beh non ha importanza, diciamo intorno ai quaranta. Diciamo così, perché un po’ di diplomazia fa bene anche al giornalismo e perché non se ne può più di queste interviste a imprenditori, professionisti, manager, registi che – se donne – traboccano di domande tipo: “L’uomo ideale? Il colore preferito? Tacco 12 o scarpa bassa?” e via banalizzando.
Maria Flavia Liotta, nata e cresciuta… A Roma? Sì e no: via di Quarto Annunziata è senza dubbio una strada della Capitale; eppure via di Quarto Annunziata – Villa Majestic Dafne, a voler precisare il luogo esatto – è anche lontana mille miglia dalla metropoli, dal traffico, dalla pazza folla… In campagna, anzi nel bosco; no, macché siamo a Roma… non se ne esce, ma tant’è: Villa Majestic Dafne è una celebre location per eventi di ogni tipo, zona Flaminia-Cassia ed è anche la “città natale” di Maria Flavia Liotta. Tutto qui? Assolutamente no: Villa Majestic per Maria Flavia è anche l’ufficio, il luogo di lavoro. Insomma la sua vita. “Un lavoro che amo tantissimo”, precisa lei.
Facciamo un passo indietro, torniamo all’Università, a Scienze Politiche. Lei pensava alla carriera diplomatica; poi cos’è successo?
“È successo che son successe tante cose. Mi sono laureata prestissimo, ho discusso la tesi dopo tre anni o poco più (di solito ce ne vogliono quattro). Sì, andavo di corsa: mi sono sposata a vent’anni ed a ventinove ho dato alla luce il terzo figlio. Crescendo qui, in Villa, e vivendo da vicino gli eventi, mi sono appassionata a questo lavoro e quando mio padre, ormai un bel po’ di tempo fa, mi ha detto “Tocca a te”, non me lo sono fatto ripetere due volte”. Arrivo anch’io con la prima domanda banale: un padre e una madre ti passano le redini di un’attività già avviata e ben “oliata” negli anni. Vai a dormire e domattina, magicamente, sei imprenditore. Facile no? Poca fatica, niente gavetta. È d’accordo?
“Meno male che ha esordito specificando che si tratta di una domanda banale e provocatoria…! Certo che no, certo che non sono d’accordo. Men che meno sul fatto della “gavetta”: ne ho fatta tanta ed ho anche dovuto tanto… studiare. Mi rendo conto che dal di fuori è facile cadere in questo luogo comune: sei figlia di, domani prendi tutto in mano, beata te. No, non funziona così: come in tutti i lavori bisogna imparare e bisogna cominciare dal basso. Soprattutto si deve esser disposti a lavorare 10, 12, anche 14 ore al giorno. Ancora: i tempi cambiano; con i tempi cambia il modo di gestire un evento, cambiano le esigenze dei clienti. Ergo, bisogna sfornare nuove idee, avere il coraggio di andare oltre il “si fa così, si è sempre fatto così”. Succede in ogni azienda; succede quando si fa impresa. Succede anche qui, anche a me”.
Si è mai scontrata con i suoi genitori per questo? Magari loro non hanno sempre gradito le idee nuove “made in Maria Flavia”… “Nessuno scontro, solo pacati confronti. È nello stile della nostra famiglia, da sempre: si discute, anche per ore, ma senza alzare i toni, senza “chiusure”. Parlare e – soprattutto – ascoltare”.
Chi ha sedici o vent’anni oggi secondo lei è più o meno disposto a fare gavetta, a lavorare nei weekend, a surclassare ogni giorno le canoniche otto ore?
“Per me la risposta è affermativa: i ragazzi oggi amano fare qualcosa di dinamico, non mirano più al posto fisso, specie se quel posto, quella sedia significa trascorrere tutta la vita lavorativa a metter timbri, a controllare pratiche altrui… Siamo nell’epoca delle start-up, ci sono migliaia di ragazzi e ragazze che, per portare avanti un’idea, lavorerebbero non 14, ma anche 23 ore!” Però ci sono altrettante ragazze e altrettanti ragazzi che si mettono in fila ai casting delle “veline” o per entrare nella “casa” del GF. Insomma cercano la famosa “scorciatoia”. O no?
“Se decidi di fare la velina, per me, devi considerarlo un lavoro che è anche un po’ gioco; l’importante è non convincersi di essere “arrivata”. Non devi smettere di studiare, di fare esperienze diverse. Ho una figlia di 16 anni che sogna di fare la cantante; che c’è di male a coltivare una passione, un sogno e darsi da fare per coronarlo? Può essere che il suo futuro sarà quello, può essere di no. Nel frattempo si studia, si lavora, ci si guarda attorno. Si vive”. Torniamo a lei, a Maria Flavia. Cosa vorrebbe fare… da grande? “Tante cose, tanti sogni, tante idee che mi frullano nel cervello, sarebbe difficile raccontarle tutte. Mi piacerebbe, per esempio, tenere corsi per organizzare un “evento perfetto”.
In ogni caso, sogno dopo sogno, quando apro gli occhi mi ritrovo a fare un lavoro che amo alla follia; e non potrebbe essere altrimenti, dopo aver ricevuto il plauso di chi è passato di qui. O, magari, dopo aver letto le mille lettere di novelli sposi: “Grazie per aver fatto tutto questo per il più bel giorno della mia vita…”.
Beh, scusate se è poco”.