I set di Carlo, le bici acquatiche e gli alberi “abitabili da ristrutturare”
Girarsi e rigirarsi; nel letto, o per strada di mattina presto, quando tutti vogliono dar l’impressione che non è presto, è tardissimo. Girando e rigirando per Roma: la vedi e non la vedi, la ammiri e la deridi. I sogni – e gli incubi – di una città che da duemila anni ci fa venir sonno e ci sveglia di soprassalto.
Tre pensieri alla volta, brevi, secchi. Pensieri capitali.
Silenzio in sala.
8 luglio 2018, si spengono le luci; decine di mani scavano nei sacchetti di pop-corn, qualcuno ride, altri si sganasciano. Poi si ferma tutto e si oscura, per un attimo, pure lo schermo. Silenzio in sala: Carlo è andato via. Lui, con il fratello Enrico, ci ha raccontato quella Roma meno solenne ma più verace. La Roma “caciarona” un po’ pariolina e un po’ borgatara, generosa e gretta, indolente e appassionata.
Roma contro Milano, De Sica Vs Boldi. Poi Fregene, Cortina e la Sardegna vipparola e coatta. Roma, l’Italia e le italiote genti. Gli italioti siamo noi, per quarant’anni sotto la lente della “ditta Vanzina”. Cinepanettoni? Qualcuno li ha chiamati così. Il panettone però lo mangiamo; e tutti, prima o poi, ci siamo specchiati nei panettoni vanziniani.
Ciao Carlo.
Baroni rampanti & alberi cadenti.
Il barone rampante vive a Villa Ada; qui, tra i rami di un cedro a 30 metri da terra, sono state trovate tavole, piattaforme, corde…
Il giovane barone di Calvino si chiamava Cosimo. Quello di Villa Ada non è dato saperlo; non sappiamo neppure se appartenga a un nobile casato. In ogni caso gli consigliamo di fare una puntuale e oculata manutenzione al suo “castello”: palazzi e manieri nobiliari, si sa, possono crollare. Succede anche a Roma: cadono i palazzi e cadono, un po’ ovunque, gli alberi.
Caro barone, dacci retta: tieniti stretto il tuo cedro, curalo, annaffialo, non fargli mancare nulla. È questo il tuo palazzo che– un giorno – passerai agli eredi. Ma attento quando passeggi: i “palazzi” vicini, spesso, vengono giù.
Roma in bici? Meglio in pedalò.
Non c’è niente da fare, Roma e i pedali non sono mai andati molto d’accordo; un po’ perché non siamo in Val Padana: Roma è in salita, Roma ha il fiato corto. Le piste ciclabili? Pochi chilometri, troppe insidie (sorci e scippatori compresi).
Insomma la bici a Roma arranca. Poi qualcuno ha avuto un’idea: perché non provare con l’acqua? Detto fatto: moltissime biciclette del “BikeSharing” capitolino sono state gettate nel Tevere. “Non funzionano”, hanno dichiarato ai Carabinieri o alla Municipale alcuni rei confessi. Il ragionamento non fa una grinza: non funziona, ergo la butto nel fiume, pure se non è mia. Ragazzacci, senza dubbio. E se invece…e se invece volevano solo navigare? Ma sì, Roma in pedalò. Ma i pedalò non hanno funzionato: si sono arrugginiti e sono affondati.