PROTAGONISTI:”Federico Coccia”

Federico Coccia: “Veterinari si nasce”

 

Si nasce così. Si nasce in una famiglia dove se non fai l’avvocato, il magistrato, il notaio… Insomma se non fai l’’uomo (o la donna) di legge rischi di essere messo all’angolo. Federico no: Federico ha lasciato l’angolo per fare l’unica cosa che, fin da bambino, sapeva di voler fare. Il regno animale (homo sapiens compreso) ringrazia.

 

Coccia dottor Federico; tutti, almeno una volta, l’avranno sentito nominare. C’è chi lo addita come il “veterinario dei vip”, quello che si prende cura dei “tesorini” ipercoccolati dei quartieri alti… Studio a Vigna Clara, pazienti di alto rango (quanto meno i padroncini) e poi il solito, immancabile, gossip. Se poi ci aggiungi le continue comparsate in Tv (tuttora tiene una rubrica su “Uno mattina”), il quadro è chiuso.

Un quadro che, con o senza chiodo, è destinato a cadere, perché dipinto da chi il dottor Coccia non lo conosce affatto. Tanto per cominciare, si dice Coccìa, con l’accento sulla “i”. Chi lo sapeva? Lo sa, lo sanno solo quelli che ben lo conoscono.

Dunque, Federico Coccia, nato a Tropea 58 anni fa. Tropea è un luogo magico e – vacanze a parte – non è male trascorrervi l’infanzia. A Federico è successo; dopo il mare, la campagna; i boschi, gli alberi. Il piccolo Federico amava arrampicarsi sugli alberi, rigorosamente scalzo (come racconterà in un libro intitolato appunto “A piedi nudi”) come Tarzan. E, come Tarzan, stare con gli animali: comunicare con loro, rispettarli, curarli…

“Come tutti i bambini – mi racconta –  acchiappavo le lucertole. Come sai, se le prendi per la coda, questa si stacca e la lucertola si defila. Uno stratagemma ottimo per difendersi dai predatori (ma io non predavo: io non volevo assolutamente far del male). Quel pezzetto di coda ricrescerà ma io, allora, non lo sapevo. Cosicché ho riattaccato decine di code a questi piccoli rettili con lo scotch…! Le dovevo aiutare; le dovevo guarire”.

Difficile a credersi, ma è così: il dottor Coccia ha iniziato a fare il chirurgo (chirurgo veterinario) con il nastro adesivo. Un destino segnato, non c’è dubbio.

L’amore per gli animali, irrefrenabile, in famiglia non fu mai molto assecondato. Federico si sfogava portando a spasso i cani degli altri, occupandosi di “dog sitting” in tempi nei quali, forse, nessuno ancora pensava ad un lavoretto così.

Passano gli anni, la famiglia si trasferisce a Roma. Federico, incurante delle rimostranze di genitori, zii e sorelle, studia Veterinaria. Il resto della storia è noto: il dottor Coccia è stato presidente della fondazione Bioparco di Roma, è ricercatore all’Università di Teramo, è consulente del Comune di Roma e di numerose altre amministrazioni, è consigliere d’amministrazione della Fondazione Guido Carli…

Mi fermo qui (anche se la lista degli incarichi e delle consulenze è tutt’altro che finita) perché devo fare il mio mestiere; devo fare domande. Ecco la prima: c’è chi fa il veterinario a Roma (ce ne sono decine) e chi fa il dottor Coccia. Come ci sei riuscito? Come hai fatto a diventare più autorevole di tanti altri colleghi?

“Potrei rispondere che non lo so; invece lo so benissimo: quando hai una passione, quando credi davvero in quello che fai e, soprattutto, quando decidi che vuoi fare quello e solo quello perché te lo senti dentro… Beh, non c’è storia: passione e lavoro viaggiano di pari passo. Passione o, meglio, amore. Amore spassionato per gli animali”.

Tutti?

“Tutti”.

 

In effetti per Federico è così, non mente. Prendiamo gli insetti; ce ne sono milioni, miliardi. Alcuni – ammettiamolo – non ci piacciono; ci fanno ribrezzo e talvolta anche paura. Però…

“Però – mi dice – gli insetti sono importanti, fondamentali. Senza di loro l’ecosistema non sarebbe quello che è nel nostro pianeta. A tutti verrà in mente l’impollinazione, ma c’è anche dell’altro; molto altro. Per questo nel 2013 organizzai al Bioparco una mostra-evento per mostrare a tutti, bambini in primis, questo piccolo grande mondo che vola e striscia ovunque attorno a noi. C’è la farfalla ma c’è anche la blatta. L’una e l’altra hanno la loro importanza, la loro storia; la loro bellezza”.

 

Gli italiani e il “pet”. Cosa è cambiato negli anni?

“È cambiato molto; è cambiato tutto. Negli Anni 80 una famiglia italiana su dieci aveva un cane o un gatto. Oggi c’è un pet in una famiglia su due. Niente più cani legati alla catena o nutriti quando capita con quel che avanza a tavola: gli animali sono fratelli, sorelle; sono membri della famiglia a tutti gli effetti. È cambiata la cultura e io dico: finalmente”.

Però la piaga degli abbandoni estivi non accenna a guarire: la Lav calcola che ogni anno vengono lasciati al loro destino (magari sull’autostrada, legati al guardrail) 80mila cani e 50mila gatti.

“È vero, lo so bene. Quando dico che è cambiata la cultura sottintendo comunque che non per tutti e non dovunque è così; purtroppo ancora troppa gente considera il cane, il gatto o il canarino come un bene di consumo, un giocattolo, un gadget qualsiasi. Il gadget si rompe e lo butti; il cane “rompe”, perché non sai dove metterlo quando parti e quindi…”.

E quindi, ancora una volta, l’homo sapiens si conferma il più bestiale tra gli animali…

“Molto spesso è così, confermo. Ma le leggi oggi sono più severe e i tribunali hanno cominciato a punire severamente certi comportamenti. Dal canto mio, in quanto veterinario e amante di tutti gli animali, seguiterò a fare appelli e collaborare a campagne informative-educative”.

 

Fare appelli, educare al rispetto di tutti gli abitanti di questo immenso condominio che si chiama Terra. Federico non si limita a questo, perché oltre a parlare bisogna agire. Basta vedere quanto ha fatto per il Bioparco: niente più gabbie, ma “exhibit” o aree. Gli ospiti sono tutti animali nati in cattività e nessuno li rimpiazzerà mai con nuove catture. Poi il Macri (Museo dei Crimini Ambientali) sempre all’interno della struttura dal 2014, voluto dal Corpo Forestale ma allestito, senza dubbio, grazie alla fattiva collaborazione di Coccia.

“Un modo per mostrare a tutti, specialmente ai più piccoli – dice Federico – cosa siamo riusciti a fare (a distruggere) con le nostre attività, i nostri scarti, i nostri fumi… E mostrare anche quanto l’uomo, se vuole, sappia essere crudele…”.

Amare gli animali, imparare a conviverci. Però ogni tanto bisogna pure tracciare dei confini: a Roma abbiamo i cinghiali sotto casa, i gabbiani aggressivi, i topi…

“La soluzione per i cinghiali non è certo quella di abbatterli; non serve nemmeno spostarli in un bosco vicino: finché in città troveranno da mangiare, torneranno. La mia ricetta per il problema dei cosiddetti “animali alieni” delle città è semplice: tenere le metropoli pulite e sedersi a un tavolo assieme a zoologi, veterinari, agricoltori, amministratori per pianificare interventi mirati”.

 

Federico mi saluta frettolosamente e corre al suo studio per visitare altri due pazienti. L’intervista al dottor Coccia, con l’accento sulla “i”, è finita. Lo ringrazio per averci aiutato ad abbattere molti luoghi comuni e a mettere tanti utili puntini… ancora e sempre sulle “i”.

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