Ciao Mac
L’ennesima morte prematura nel mondo della musica. L’ennesima morte per droga interrompe una carriera brillante. Quanti artisti ancora dovremo piangere così?
Un ragazzo da guinness dei primati, che già a diciannove anni raggiunse prima posizione della US Billboard con Blue Side Park. Un ragazzo fortunato che all’esordio nel 2011 fu definito “il nuovo Eminem” nientemeno che da Donald Trump, dopo che una sua canzone, intitolata al Tycoon, aveva raggiunto 20 milioni di views: oggi sono numeri tutto sommato modesti, sette anni fa erano un buon risultato.
Durante il tour dell’album che l’aveva consacrato, Mac Miller cominciò ad abusare di sciroppo per la tosse: questo fu l’inizio della sua dipendenza.
Alcuni di questi sciroppi, per chi non lo sapesse, sono a base di codeina o prometazina, sostanze delle quali si abusa nell’ambiente trap e hip-hop odierno, mescolando lo sciroppo con la gazzosa. Il cocktail ottenuto si chiama Purple Drank e anche alcuni famosissimi trapper italiani ne esaltano le qualità in canzoni trasmesse oltretutto alla radio e ascoltate da un pubblico prettamente teenager.
Miller, tuttavia, non apparteneva alla scena trap tanto in voga oggi, era piuttosto difficile da inquadrare: la sua discografia ha spaziato dall’hip hop commerciale a tendenze più hipster, fino a sfociare nel jazz rap.
Da poco era uscito il suo ultimo disco, Swimming, a un anno di distanza da The Divine Feminine dedicato alla sua ex Ariana Grande, che lo lasciò proprio perché Mac non voleva smettere di… “stupefarsi”.
La critica aveva avvertito un calo tra i due album: l’assenza di una musa ispiratrice e una dipendenza sempre più invadente aveva evidentemente compromesso le sue qualità di “songwriter”.
Infine la tragedia, l’ennesima di un lungo filone. il filone degli “artisti maledetti”, che non distingue tra generi e generazioni; tragedia, tragedie che spengono vite “under 30” a causa della droga. Quanti altri idoli dovremo ancora piangere?