MUSICA: “Duran Duran”

MUSICA

“DURAN DURAN”

 

DURANDURAN

 

Facciamo una scommessa. Andate da una madre, zia, o conoscente che abbia vissuto gli anni Ottanta chiedendole se da adolescente avesse un poster dei Duran Duran attaccato al muro della propria camera: se la risposta sarà affermativa mi dovrete un centone. Se sarà negativa, riprovate con un’al- tra signora della stessa età (non amo perdere le scommesse). Il punto è questo: il posto che oggi è occupato da un Harry, Liam o Zayn qualsiasi, trenta anni fa apparteneva a Simon Le Bon & co., ovvero i Duran Duran. I Duran Duran sono un gruppo inglese attivo dalla fine degli anni Settanta. I nerd musicali li definiscono “nuovi romantici” per il largo uso di sintetizzatori e l’attenzione allo stile (nel ve- stirsi). Noi umani li definiamo pop. E “popolare” è l’aggettivo che più si attaglia ai Duran Duran. L’esplosione della loro carriera li ha visti come astuti venditori di sé stessi: non si trattava solo di seguire le tendenze musi- cali del periodo, ma anche sfruttare gli aspetti commerciali che cominciavano a diffondersi nella musica internazionale. Erano i primi anni di MTV. Il singolone Rio e il suo video- clip, nel quale sono su una barca in abiti di Armani con delle supermodelle, sarà l’immagine che molti avranno dei Duran Duran per sempre. Alcuni dicono che proprio questo uso di sé stessi li abbia rovinati dopo averli consacrati. Sicuramente non sono riusciti a staccarsi di dosso l’etichetta di boy band (e mi sembra che l’unico a esserci riuscito, fino a oggi, sia Robbie Williams). Ma il problema artistico dei Duran Duran è un altro. Vedete, anche se molti li hanno sempre visti male per colpa di alcune isteriche fan adolescenti, loro erano un gruppo fenomenale: all’avanguardia nei suoni, nelle espressioni melodiche e – come abbiamo detto – anche in quelle artistiche e/o commerciali (non sempre questi due fattori sono divisi nel music business). Insomma, un gruppo stimato nella scena internazionale e che ha lasciato numerosissimi spunti alle band che lo hanno seguito. Addirittura lo spocchioso Alex Turner degli Arctic Monkeys inserisce citazioni dei Duran Duran nelle sue canzoni. Ma questi erano gli anni Ottanta. Da allora il gruppo preferito di Lady D ha attraversato fasi di tentato cambiamento e tentata rinascita, portando al successo alcune canzoni anche grazie al supporto economico della loro fetta di pubblico. Ma per quanto possano essere orecchiabili alcuni singoli, la musica è andata avanti e loro sono rimasti più o meno uguali. L’ultimo album, Paper Gods, contiene ancora gli stessi effetti, gli stessi sintetizzatori, che una volta sono stati cruciali per il loro successo, e che oggi nemmeno gli Eiffel 65 sarebbero fieri di utilizzare per una loro canzone. Forse sono stato un po’ crudele, considerando che ho trovato l’album anche orecchiabile (i feat con Kiesza e Nile Rodgers si apprezzano). Ma non mi pare il frutto di un’attenta selezione del suono: non mi sembra quel lavoro di qualità che un grande nome in questo business avrebbe il dovere di produrre.

DI GIACOMORUBENMARTINI

 

Share This

Copy Link to Clipboard

Copy