MUSICA: Arctic Monkeys

Tranquility Base Motel & Casino: Arctic Monkeys 2.0

 

Il sesto album di studio presentato dalla rock band più celebre degli ultimi dieci anni ha diviso le opinioni. Alcuni lo amano, altri lo odiano. Noi rientriamo nella prima categoria: è stato uno dei dischi più belli del 2018.

 

Di Giacomo Ruben Martini

 

Da ragazzini sbarbati a rock star mondiali: la band di Sheffield si è costruita un pubblico immenso, che con AM del 2013 era andato ben oltre i “soliti” ascoltatori di rock, facendo avvicinare al genere anche i novellini provenienti da altrove. Il trucco? Un suono semplice, pulito. Pochi strumenti, pochi accordi orecchiabili, riff che sono diventati una firma. Così facendo hanno aperto la strada a tante band che oggi affollano la piazza, smuovendo così la programmazione radiofonica: ad esempio il fenomeno “indie”, se così lo vogliamo chiamare, è nato anche grazie a loro.

Con Tranquility Base Hotel & Casino, però, molti dei fan hanno voltato le spalle al Gruppo. La critica che viene fatta alla band è un coraggioso e drastico cambio di sound: alcuni tratti distintivi sono rimasti – a volte torna, fra i brani, la classica progressione di accordi (V-III-I per quelli del mestiere) o qualche pedale già incontrato nei precedenti lavori – ma è stato fatto spazio a un elemento inedito: il pianoforte. Il piano è protagonista in ogni canzone, talvolta si palesa come organo, clavicembalo, sintetizzatore e simili. Questo disco è un’incredibile macchina del tempo che ci riporta alla fine degli anni ’60. Si possono sentire somiglianze con decine di artisti del passato, ma il songwriting di Alex Turner &co è rimasto pressoché invariato. Chi non apprezza questo nuovo suono potrà rifarsi ascoltando le migliaia di band che copiano quello che loro facevano già dieci anni fa.

Viene il sospetto che Turner abbia prodotto questa chicca esclusivamente per segnare un netto distacco dal passato (e dalla fanbase scomoda) e che i prossimi lavori degli Arctic Monkeys si porteranno dietro l’eredità di questo album. E allora ben venga, saremo qui in ascolto.

 

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