“Michele Cannarsa e Damiano Sanità”
Paura, tristezza, speranza, sorpresa, euforia, inquietudine: sono queste le emozioni che attraversano ogni giorno la vita dei giovani, proprio come accade agli adulti. A differenza dei più grandi, però, la realtà dei ragazzi è principalmente costellata da sogni che rappresentano il motore di ogni gesto che compiono. Diventare adulti, troppo spesso, comporta dimenticare cosa significa fantasticare sulle mille opportunità che la vita può regalarci. E allora vogliamo dedicare questa rubrica proprio a coloro che continuano a sognare, per ricordarvi che non è mai troppo tardi per sperare, perché nulla può ostacolarvi nel raggiungere il vostro obiettivo.
La vostra scheda sportiva.
Michele Cannarsa: Mi chiamo Michele, ho 20 anni, sono altro 1.83 e sono un velocista specializzato nei 200 e 400 mt. La mia costituzione fisica mi consente di ottenere buoni risultati in questa specialità che richiede agilità, leggerezza, velocità ed esplosività.
Damiano Sanità: Sono Damiano, ho 16 anni, sono alto 1.89, sono uno studente del quarto anno del liceo tecnico-industriale e faccio atletica da dieci anni. Sono un velocista e la mia specialità sono i 60, i 100 e i 200 mt. Le mie doti fisiche mi permettono di esprimermi al meglio in queste specialità, che richiedono velocità ed esplosività.
Come vi siete avvicinati all’atletica?
M: A scuola, durante l’ora di educazione fisica, il professore vedendomi ottenere degli ottimi risultati negli esercizi di corsa rispetto a tutti gli altri, mi invitò ad iscrivermi ad atletica per sfruttare il mio potenziale. Mi portò lui stesso al campo sportivo Cariri, lo stesso dove si è allenato Andrew Howe, e dopo avermi fatto fare una prova, Andrea Milardi e suo figlio Alberto accettarono la mia iscrizione e iniziarono a seguirmi.
D: Da bambino ero una furia, correvo da una parte all’altra. Un giorno, i miei genitori mi portarono in un campo di atletica allo Stadio dei Marmi e, prima ancora che riuscissero ad accorgersene, mi trovarono sulla pista a correre, senza riuscire a fermarmi. Da quel momento non ho più smesso e tutt’oggi questa passione continua a crescere.
Quali sono i motivi che vi hanno spinto e vi spingono a correre?
M: Il desiderio di riuscire a conquistare un mio spazio nel mondo sportivo: punto ad arrivare alle Olimpiadi e rappresentare uno dei volti dello sport. Mi sono avvicinato all’atletica intorno ai 17 anni, in ritardo rispetto a molti dei miei compagni, ma non per questo troppo tardi per ottenere dei risultati. Ho sempre praticato gli sport ma senza grande entusiasmo: nella corsa invece ho trovato la mia comfort zone e i complimenti ricevuti per le mie prestazioni mi hanno dato una grande spinta a proseguire.
D: È sempre stata la mia valvola di sfogo principale. La corsa può essere definita il mio marchio di fabbrica: corro da quando sono piccolissimo, basti pensare che non ho mai gattonato ma ho iniziato subito a camminare. Vorrei raggiungere il più alto livello di soddisfazione personale e conquistare quanti più titoli possibili.
In che modo vi state impegnando per raggiungere il vostro sogno?
M: Mi alleno con costanza sotto la supervisione di Pietro Pagliara. L’atletica è diventata un must nella mia vita e cerco di plasmare tutto il contesto che mi circonda rispetto alla mia passione, perciò conduco uno stile di vita più tranquillo di prima.
D: Da dieci anni a questa parte continuo ad allenarmi con costanza. Quattro giorni a settimana per due ore e mezza, senza fermarmi neanche d’estate.
Che ruolo hanno gli altri componenti della vostra squadra in questo sport?
M: Nonostante si tratti di uno sport individuale, la squadra è fondamentale dal punto di vista psicologico. Quando sono stato infortunato e ho attraversato una fase di down, i compagni hanno avuto un ruolo centrale.
D: Sono molto importanti perché sono uno stimolo continuo e una costante fonte di confronto. Sono un elemento fondamentale durante l’allenamento: un training fatto a dovere non può prescindere da un po’ di sana competizione.
Che ne pensate a livello sportivo del vostro compagno?
M: La dote di Damiano è l’esplosività nella corsa. Credo sia molto forte: in partenza è un mostro. Ha ancora molte carte da giocarsi.
D: Michele ha una fisicità perfetta per questo sport ed è un ragazzo determinato. Con l’impegno è un’atleta che potrebbe arrivare ad alti livelli.
Quale insegnamento vi ha trasmesso l’atletica?
M: A non abbattermi mai. Affrontare uno sport a livello agnostico è una sorta di guerra, non tanto con gli altri quanto con se stessi. Una lotta interna che ti spinge a superare i limiti che il fisico e la mente ti impongono.
D: Ad andare oltre tutti i limiti del corpo e della mente, a spingersi quindi in un territorio sconosciuto ai non sportivi; mi ha anche insegnato ad accettare le sconfitte, ma a rialzarmi subito dopo e più forte che mai. A Ricominciare. E poi il sacrificio e la fatica.