Clint Eastwood e quel sigaro che lo ha reso immortale
di Gianluigi Paragone
Una musica non basta per fare un film campione d’incassi, per quanto una musica ne diventi un pilastro. Ennio Morricone fu un pilastro dello Spaghetti western, e la sua colonna sonora un pezzo dell’accademia di Sergio Leone. Ennio e Sergio alla conquista dell’America, americazzando i nomi perché non poteva essere che degli italiani si mettessero a fare western ed essere credibili, così Ennio diventò Dan Savio e Sergio Leone Bob Robertson.
Ma appunto non basta. Così come non basta un cappello, un poncho e una Colt (per quanto segnata da un serpente a sonagli d’argento disegnato dall’italiano Aldo Uberti) per rendere l’Uomo senza nome una icona del cinema. Sembra strano, ma a consegnare all’immortalità l’allora giovane Clint Eastwood sarà un sigaro italiano, un Virginia lungo, che il fotografo Pierino Di Tonno gli mise in bocca per dare un senso a quelle labbra troppo strette e a quel viso troppo freddo. L’Uomo senza nome, Clint Eastwood, gli spaghetti western: facile dirlo oggi. Ma Sergio Leone arriverà a quel giovane attore solo perché Henry Fonda non accettò la parte. O meglio, il manager di Henry Fonda decise che il suo attore non avrebbe mai recitato uno spaghetti western e così non gli propose nemmeno il copione. “Per un pugno di dollari” divenne il successo che sappiamo ed Henry Fonda, saputa la cosa, licenziò il suo manager.
Se per aggiudicarsi Henry Fonda Sergio Leone avrebbe anche aperto il portafogli, per il giovane Clint no. Infatti con 15mila dollari se lo portò a casa. Con qualche dubbio. «Troppo anonimo», disse a Tonino, l’amico fotografo. “«Ci penso io», rispose. E mise addosso a quello spilungone un cappello, un poncho e appunto un sigaro italiano sempre acceso. Che però Clint odiava. Non gli piaceva l’odore, non riusciva a sopportarlo. Recitare con quel sigaro, racconterà Clint, è stato un vero e proprio calvario.
Ma Sergio Leone non volle sentire ragione. “Per un Pugno di Dollari” sbanca al botteghino. Sarà l’inizio della Trilogia del Dollaro. Clint diventa un divo del cinema e Sergio Leone ovviamente lo scrittura per il seguito, cioé “Per qualche dollaro in più”. «Sergio – gli chiederà il giovane Clint – accetto tutto ma non mi rimettere in bocca quel sigaro!». Ci sono frasi che diventano leggendarie anche se forse non sono mai state pronunciate, o forse non sono state dette esattamente così. «Non posso tagliare il sigaro dal film. Il sigaro è il protagonista». E forse aveva ragione il regista, perché quell’odio che Clint aveva verso il sigaro avrebbe impresso la faccia dell’Uomo senza nome; lo avrebbe caratterizzato nella recitazione. E lo avrebbe consegnato al mito. «Esistono due espressioni del mio amico Clint: col sigaro e senza», avrebbe commentato il grande regista italiano. La gente crede ancora oggi che Clint Eastwood sia un fumatore di sigari, invece è solo il testimonial più riuscito: infatti il mercato americano dopo quel film si innamorò dei sigari italiani, che già erano stati sulla bocca di Arturo Modigliani, di Totò, di Mario Soldati, di Puccini. E ve lo scrivo godendomi un sigaro Storico Riserva, cento per cento fatto a mano come un tempo. Una eccellenza italiana d’autore.