IL SESSO CHE MUOVE IL MONDO: DALL’ENERGIA SESSUALE AL CAPITALE EROTICO
La saggezza popolare propone, in versioni più o meno colorite, la massima secondo cui “il sesso muove il mondo”. Chissà se una simile voce sia giunta a Sigmund Freud che ci spiegava come in forma diretta o sublimata la pulsione sessuale può essere considerata la motivazione principale dell’agire umano.
Nella “sublimazione” la meta sessuale è sostituita da una finalità affine verso cui viene diretta l’energia libidica. Ciò riguarda attività costruttive “fedeli all’intenzione fondamentale dell’Eros, che è quella di unire e di legare.”
Tra le maggiori critiche mosse al modello freudiano vi è proprio quella di porre eccessiva enfasi sulla motivazione sessuale. Invero vi si potrebbe leggere una concezione più ampia del nostro potenziale erotico che svincolato da finalità strettamente sessuali investe di energia vitale ambiti affettivi e sociali come anche intellettuali e artistici.
Già gli antichi greci consideravano l’eros come ciò che fa “muovere verso”, un principio divino che guida alla bellezza.
Rivisitando i concetti freudiani il filosofo e sociologo Herbert Marcuse riteneva che la saturazione di stimoli sessuali veicolata dalla società moderna corrispondesse a ciò che chiamava “desublimazione repressiva”. Secondo l’autore si tratterebbe di una libertà sessuale soltanto apparente che canalizzando e controllando la componente libidica “de-erotizza” le attività umane rendendole meccaniche e adempitive. La stessa sessualità verrebbe privata della sua connotazione erotica e ridotta a mera meccanicità.
Nella sua realtà biopsicosociale l’individuo è un’unità inscindibile, i suoi diversi livelli di funzionamento ed espressione non sono altro che facce della stessa medaglia. È in questo senso facile immaginare che la componente sessuale (nei suoi aspetti somatici, ormonali, psicologici e relazionali) partecipi anche ad ambiti “non sessuali”.
La funzione procreativa non trova sempre compimento nella vita sessuale di una persona e investe in ogni caso momenti eccezionali e circoscritti. Parte di quella pulsione istintuale potrebbe essere convertita nell’energia costruttiva e vitale che alimenta la nostra attitudine a creare e ad unirci per qualcosa di nuovo. Probabilmente Pablo Picasso si riferiva proprio a questo affermando che “sesso ed arte sono la stessa cosa”.
Potremmo notare con Umberto Galimberti che il periodo di maggiore potenza sessuale, che va dai 15 ai 30 anni, coincide anche con quello di maggiore potenza ideativa: “Einstein ha scoperto la sua formula a 24 anni, Leopardi scrisse l’Infinito a 21, Google e Apple sono stati inventati da universitari.”
Non è un caso se libertà di espressione e libertà sessuale convergono spesso in un unico discorso. Pensiamo al ’68, al movimento hippie, alle battaglie per i diritti LGBT e allo stesso femminismo.
Cathherine Hakim, sociologa della London School of Economics, ha introdotto il concetto di “capitale erotico”. Secondo l’autrice la carica sensuale di una persona può rappresentare “una carta di credito accettata dappertutto che spalanca le porte del successo a chi sa utilizzarla”. Sfidando i confini del politicamente corretto l’autrice ha infatti proposto un’analisi del ruolo del sex appeal nelle relazioni sociali e lavorative con l’originalità di riconoscerne un vero e proprio valore economico.
Si tratta in fondo di un coraggioso invito a superare pregiudizi e ipocrisie per giocare a carte scoperte.
Sappiamo come nel marketing il valore di essere sexy non riguarda soltanto le persone ma gli stessi prodotti. Tecnologie, automobili, oggetti di design e di uso quotidiano sono pensati con forme e qualità tattili utili ad offrire un’esperienza d’uso sensuale e attraente. Persino la cura degli imballi sembra oggi seguire questa logica e aprire la confezione di un nuovo smartphone può somigliare a un gratificante strip-tease.
La sensualità è una dimensione molto più ampia e comprensiva rispetto alla sua valenza genitale. Ha a che fare con il piacere estetico e sensoriale così come con la spontaneità emotiva e l’intesa comunicativa. La confidenza con un amico, l’abbraccio di una persona cara, la sinergia con un collega possono contenere una valenza sensuale che non contrasta con la tipologia di quel rapporto. È piuttosto la negazione culturale della componente erotizzata che rischia di generare equivoci e confusione.
Scopriremo pienamente queste potenzialità quando avremo lasciato alle spalle il sessismo che colpevolizza il “capitale erotico” di una donna, l’omofobia che limita il contatto fisico tra due amici e qualunque altra censura che condizioni la nostra naturale sensualità.
Come già insegnavano le antiche tradizioni orientali l’“energia sessuale” va coltivata e valorizzata, non perché sia qualcosa di sacro ma perché è qualcosa di profondamente umano.