“Siamo davvero liberi nel sesso?”
L’IMMAGINARIO EROTICO ecce cc (sempre lo stesso) …
A CURA DEL DOTT. DANIELE BONANNO Psicologo e Sessuologo AISPS Roma
Ogni epoca storica e sistema sociale ha posto le proprie norme nell’ambito della sessualità censurando determinati comportamenti e sollecitandone altri. Si tratta di un’azione riconoscibile a più livelli partendo dall’ambito religioso fino a quello politico, giuridico, educativo e persino medico sanitario. Michel Focault osserva come il controllo sociale della sessualità abbia risposto nel tempo alle esigenze dei poteri dominanti modellandosi su finalità di controllo delle masse più che su un’autentica tutela di valori etici e morali o principi sanitari. A sua volta Wilhelm Reich aveva ricondotto le funzioni della morale sessuale a esigenze di controllo e ordine sociale a detrimento della salute emotiva degli individui. Il controllo della sessualità ha assunto diverse caratteristiche in base al periodo e alla forma sociale con vari livelli di intensità repressiva: dal semplice giudizio e stigma sociale fino alla mutilazione genitale femminile come prevenzione del sesso prematrimoniale, arrivando all’omicidio legittimato per le adultere e alla detenzione nei manicomi di omosessuali e donne tacciate di promiscuità. Tra i temi ricorrenti vi sono il sesso extramatrimoniale, l’unione tra individui provenienti da differenti gruppi etnici, sociali e religiosi, l’omosessualità, il piacere femminile, la masturbazione, la pornografia, le pratiche non coitali e la contraccezione. Come premesso non dobbiamo considerare esclusivamente motivazioni di tipo religioso ma interessi ben più terreni tra cui quelli demografici. Basti pensare a come la contraccezione sia consentita in Italia soltanto dal 1971 e che, fino ad allora, esistesse il reato di “incitamento a pratiche contro la procreazione”, contenuto nel codice penale tra i “delitti contro la integrità e sanità della stirpe”. Possiamo qui citare Luigi De Marchi che fu protagonista nella battaglia per l’abolizione di tale norma e successivamente nella diffusione dell’educazione contraccettiva, nell’apertura dei primi consultori e di diverse scuole di psicoterapia orientate alla piena espressione della persona. L’autore sosteneva l’esistenza di una stretta correlazione tra oppressione politica e morale sessuofobica, evidenziando la rilevanza della sessualità nel quotidiano non solo personale ma soprattutto sociale e politico. L’imposizione di norme morali è stata spesso giustificata con l’assunto che l’essere umano esprimerebbe il peggio della sua natura animale se il sistema sociale non lo limitasse nei suoi istinti. Questa visione è invero poco convincente ed è anche noto come proprio condizioni di repressione e inibizione possano generare condotte sessuali patologiche e violente. Individui liberi di esprimersi, capaci di ascoltare i propri bisogni emotivi ed emancipati da condizionamenti e sensi di colpa sono anche dotati di maggiore energia vitale, senso critico e volontà di autodeterminarsi. Piuttosto che a bestie incapaci di governarsi è infatti più facile pensare a individui consapevoli e ancor più in armonia con la propria natura e dignità umana. Lavoro quotidianamente con persone alla ricerca di una maggiore serenità e soddisfazione sessuale, e ho conferma di come queste conducano ad una più autentica espressione personale, un accrescimento dell’autostima e una predisposizione a sentimenti positivi verso sé stessi e gli altri. Viene naturale chiedersi se storicamente individui sessualmente felici e appagati fossero più difficilmente manipolabili sul piano motivazionale mediante le gratificazioni surrogate e illusorie promosse di volta in volta dal sistema politico, sociale ed economico imperante. Possiamo oggi apprezzare una libertà sessuale enormemente superiore rispetto ad altre realtà ma allo stesso tempo subiamo moderne forme di controllo basate soprattutto sui condizionamenti che i modelli mediatici ci impongono. Infatti i valori culturali prevalenti fanno spesso leva sulle nostre motivazioni narcisistiche piuttosto che richiamare un autentico stato di benessere e soddisfazione. Pensiamo a come un bisogno di conquista mai del tutto appagato e appagabile possa motivare le nostre scelte a diversi livelli: dall’acquisto di un’automobile d’effetto al riservarci la vacanza più trendy, dal culto della forma fisica agli interventi estetici… Persino le scelte formative e professionali sono spesso motivate dal desiderio di uno status a cui attribuiamo fascino e prestigio. Certo, non è detto che tutto questo si discosti da ciò che in effetti desideriamo, ma resta importante la consapevolezza della misura in cui le nostre scelte appaiano compensatorie di insicurezze e fragilità narcisistiche e quanto si riferiscano a un effettivo vantaggio sul nostro benessere. Il vissuto di non essere, non avere e non valere ancora abbastanza è uno dei fattori chiave sollecitati dal sistema consumistico, investendo anche l’ambito sessuale. L’inseguire un modello idealizzato e ambire ad una gratificazione promessa, che è sempre un passo più avanti, rischia di distrarci da quel piacere che è già disponibile in ciò che siamo e abbiamo. L’insostituibile e sommo piacere di essere noi stessi nella vita sessuale, come in ogni altro aspetto della nostra esistenza.