“PERCHÉ LE DONNE HANNO L’ORGASMO?”
a cura del dottor Daniele Bonanno
Il nostro diventare maschi oppure femmine avviene nel corso dello sviluppo embrionale e inizia con l’acquisizione di gonadi maschili o femminili successivamente a una prima fase comune in cui queste sono abbozzate come organi “indifferenti e totipotenti”, cioè dotate di eguali potenzialità a connotarsi come ovaie o come testicoli. Dalla formazione delle gonadi deriva lo sviluppo biologico e anatomico che differenzia i due sessi: in particolare è il testosterone prodotto dal neoformato testicolo a far virare lo sviluppo sessuale nella direzione maschile mentre è la sua assenza a lasciar procedere lo sviluppo base che è di tipo femminile. Da questo processo deriva che gli stessi genitali esterni prendono forma da una struttura comune e, in effetti, anche nella loro morfologia matura hanno molte più correlazioni di quanto comunemente si pensi.
Per il tema che qui vogliamo affrontare è interessante evidenziare come nell’embriogenesi i tessuti del pene sono gli stessi che nella donna formano il clitoride, anche questo dotato di un glande, di un prepuzio e di una risposta erettile. D’altronde la stimolazione diretta o indiretta del clitoride ha un ruolo fondamentale nel piacere e nell’orgasmo femminile, così come lo ha il pene nel piacere e nell’orgasmo maschile.
Sigmund Freud teorizzò due tipi di orgasmo femminile facendo distinzione tra l’orgasmo clitorideo e quello vaginale, tanto che per lungo tempo all’orgasmo clitorideo è stata data una valenza più superficiale e parziale mentre l’orgasmo vaginale è stato considerato l’espressione più matura e completa del piacere sessuale nella donna. Il padre della psicoanalisi era consapevole della carenza di conoscenze scientifiche riguardanti la biologia umana e auspicò la futura disponibilità di studi riguardanti la fisiologia della risposta sessuale per rettificare le sue ipotesi. A causa dei tabù sessuali dell’epoca simili conoscenze furono disponibili soltanto sessant’anni dopo l’auspicio di Freud, con le rivoluzionarie ricerche di Masters e Johnson. Questo storico studio, che oggi molti conoscono grazie alla serie televisiva “Masters of Sex”, evidenziò come l’orgasmo femminile fosse sempre attivato dalla stimolazione ritmica, diretta o indiretta, del clitoride. Se nell’esperienza femminile può in effetti esservi distinzione tra un orgasmo che resta più esterno e un orgasmo più interno e pervasivo, dobbiamo attribuire tale fenomeno a differenze nel vissuto soggettivo in base all’insieme di stimoli che concorre al raggiungimento dell’acme.
Esiste ancora un controverso dibattito scientifico circa l’esistenza del cosiddetto punto G, che secondo molti non corrisponderebbe a un’oggettiva realtà anatomica bensì rimanderebbe a una zona sulla parete vaginale attraverso la quale viene stimolata “dall’interno” la radice del clitoride. Secondo i suoi sostenitori, invece, potrebbe trattarsi di una specifica area, presente solo in alcune donne, formata da un residuo embriogenetico di quei tessuti che nell’uomo vanno a formare la prostata. Se nell’uomo l’eiaculazione e l’orgasmo hanno un evidente ruolo riproduttivo, nella donna il clitoride e l’orgasmo stesso sembrano avere l’esclusiva funzione di produrre piacere.
Recenti ipotesi sostengono che in fasi precedenti della nostra evoluzione l’orgasmo femminile servisse ad attivare l’ovulazione e quindi a rendere possibile la fecondazione, così come avviene in molte specie animali. A differenza che nell’essere umano, nelle specie in cui l’orgasmo è necessario per l’ovulazione il clitoride si trova all’interno della vagina, per renderne certa la stimolazione durante il coito. La nostra anatomia, quindi, esprime la non necessaria associazione tra l’orgasmo femminile e l’atto riproduttivo.
La difficoltà o assenza di orgasmo, generalizzata o circoscritta alla penetrazione, è la tematica femminile più frequentemente affrontata nello studio del sessuologo ed è sempre possibile per una donna sviluppare la possibilità di raggiungere l’orgasmo attraverso uno specifico percorso psicocorporeo. Tuttavia l’anorgasmia coitale è una condizione da considerare problematica soltanto nel caso in cui generi un effettivo disagio personale o relazionale, in caso contrario le vie del piacere sono vaste e meravigliosamente soggettive.
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