THE FOUNDER. L’AVIDITÀ NON RIPAGA MAI
Un film che ha svelato una storia vera che ha incuriosito tutti quanti: la storia del colosso McDonald’s. Una storia potente quanto semplice, basata sull’ambizione di un uomo che voleva crescere e ci è riuscito trovando, nella formula logistica della paninoteca dei fratelli McDonald’s, il modo per soddisfare una delle più importanti aspettative di questo secolo: risparmiare tempo, avere tutto e subito. In trenta secondi vieni servito di cheeseburger, patatine e Coca-Cola in buste di carta totalmente riciclabili e puoi mangiare il tuo “pranzo al sacco” dove vuoi. “The Founder” è la storia di un venditore di frullatori ambizioso che, consapevole della propria capacità comunicativa commerciale, si mette a vendere franchising anziché apparecchi elettrici da cucina, garantendo però quel rispetto etico che i fratelli McDonald volevano associare al loro nome e al loro cibo. No, no, no, no, no e tanti no, ma lui persevera e alla fine riesce a convincere un investitore, poi due, tre e così via, la macchina è partita. “Non è l’intelligenza che porta un uomo a vincere”, sostiene, “ma la determinazione e la perseveranza”, e stiamo parlando di un’impresa più che riuscita. Credo che da questa storia si debba imparare moltissimo. “The Founder” però è anche la vicenda di un venditore che dopo aver aperto innumerevoli franchising scopre di aver guadagnato, in proporzione, poco o nulla e chiede così ai fratelli McDonald di aumentare la sua provvigione di vendita del franchising. L’avidità, l’invidia e la stoltezza inducono però troppo spesso a non far guadagnare chi lavora per noi, facendo sì che le persone migliori siano costrette ad abbandonare il proprio posto di lavoro. Ma al nostro venditore non è andata così, perché al “no” dei fratelli riguardo agli aumenti di provvigione risponde chiedendo se è perlomeno possibile risparmiare sulle bollette elettriche inserendo il gelato liofilizzato pur di trarne un profitto più alto e vedere finalmente i suoi compensi aumentare. A quel punto i fratelli McDonald, fieri del loro ego da semplici commercianti onesti (nella loro idea di onestà), sempre per avidità e invidia, orgogliosi dell’idea di crescere tanto da ingaggiare il venditore ma non interessati a farlo crescere, arrivano a respingere anche questa richiesta. Al contrario, il venditore si circonda abilmente delle persone giuste che, altrettanto bramose di crescere, gli danno i giusti consigli suggerendogli di spostare il suo business dal panino al terreno: a forza di comprare terreni per le nuove aperture dei fast food, con il suo metodo, non solo trova il modo per vedere riconosciuto il proprio lavoro, riuscendo a ricompensare adeguatamente chi lo ha fatto crescere, ma oggi la sua azienda dà da mangiare all’1% della popolazione mondiale. Proprietario di un numero di terreni superiore a quello di qualunque altra impresa, e ormai a tutti gli effetti uomo di potere, Ray Kroc riesce a farsi cedere anche il nome dai due fratelli (che alla fine perderanno tutto), divenendo egli stesso il fondatore di McDonald’s.
“Per rendere un uomo felice, riempi le sue mani di lavoro, il suo cuore di affetto, la sua mente con uno scopo, la sua memoria con conoscenze utili, il suo futuro di speranza e il suo stomaco di cibo” (Frederick E. Crane).