“Il buio? Ha colori accecanti”
A colloquio con Domingo Notaro, artista poliedrico che ha stupito Pablo Picasso dipingendo il mondo con il pennello ma anche col microscopio. La passione, la forza di un uomo che non finisce di… Stupire? No: di stupirsi.
Domingo Notaro nasce in Calabria nel 1939 poi rinasce a Buenos Aires e ancora a Firenze, Roma, Parigi, New York, Zagabria, Belgrado, Bruxelles, Tokyo, Istanbul, Ankara, Dublino e Londra…Viaggio nel ‘900 di Picasso, Aragon, Sartre e di tanti protagonisti, uomini e donne che nel secolo “bre- ve” ci hanno visto lungo.
Come ha deciso, Domingo, di misu- rarsi con l’arte? Quando è stato il pri- mo approccio?
“Da bambino ogni cosa, per quanto piccola, era un mondo di stupore e sgomento, come il buio della notte al quale, nonostante la paura, gli anda- vo incontro. Uscivo con un tizzo del camino per ‘disegnare’ l’aria…durava un attimo quel segno che memorizzavo per non perdere la luminosa fluidità e poter poter proseguire in quella favolosa avventura che tuttora continua”
Lei ha conosciuto i più grandi artisti del 900, ha interagito con loro. Cosa vuol dire, oggi, essere testimoni vi- venti di quei personaggi?
“Ho conosciuto Picasso, Neruda, Aragon, Sartre e tanti altri. Li ho in- contrati non perché fossero “amici di famiglia” ma solo grazie alle mie opere. Ma non mi piace definirli personaggi: persone, punto e basta. Parlavamo un po’ la stessa lingua, l’unica che non ha bisogno di inter- preti o dizionari: l’arte”.
Quando ha capito che l’arte, più che una passione, sarebbe diventata la sua ragione di vita?
“Dovrei farle vedere una foto con Picasso. Uno scatto che lo ritrae in un momento in cui mi guardava con stima, con amore. Quello sguardo ha in sé un’energia così possente, così intima… L’energia del Big Bang, la forza che solo un grande come lui era capace di sprigionare senza muoversi, senza parlare. In quel momento l’ho sentito anch’io, il Big Bang; l’energia della visione dentro di me… il mondo, la natura, la luce, le forme trovavano conferma.”
Possiamo dire che Pablo è stato un suo mentore?
“Penso che dobbiamo imparare da tutti ma non essere allievi di nessuno; che sia stato per me un grande incontro di folgorante verifica non c’è dubbio…l’amore della scoperta di poter condividere passione e ragio- ne, comunicando per ore anche sen- za spiccicare parole, semplicemente dire con un gesto, uno sguardo. Il ‘bello’ ci circonda basta vederlo: è ovunque. Quando Pablo mi disse ‘tu sei un io bambino con molti più secoli sopra la tua statura umana’ come commentare? La stessa energia da cui siamo investiti quando un bambino, che si aggira tra le rovine della guerra e della fame, ti guarda e ti sorride. Sorride e basta…con occhi nudi d’immensità”
Come mai è più conosciuto e apprez- zato all’estero?
“L’Italia è un Paese senza memoria. Sia chiaro, amo l’Italia, ho voluto tornarci per conoscerla, per dare il mio contributo, per assorbire il più possibile la sua bellezza, la sua grandezza. Mi sono stabilito a Firenze proprio per dialogare con i grandi del Medio- evo e del Rinascimento. Dicevo un Paese senza memoria, e prendo a prestito quanto mi scrisse Sciascia: “Caro Notaro, il nostro Paese non ama i grandi, specie se sono vivi; tu sei grande e vivo, perciò non ti restano che lo sgomento e l’esilio”.
Cosa l’ha spinta a creare i “chinaci- di” (tecnica pittorica ideata da Notaro utilizzando una soluzione di acido e inchiostro NdR) ?
“Nel medioevo nelle botteghe d’Ar- te era la norma prepararsi i colori e conoscere le tecniche, cosa che manca nelle odierne Accademie e i risultati sono eclatanti. Il chianacido è stato una mia esigenza in relazio- ne alle Opere che avevo in mente di realizzare. Ogni strumento non è fine a stesso…deve scorrere come un bisturi o una chiave. Quando a Tokyo hanno dedicato una grande Antologica alle mie Opere, gli organizzatori mi volevano far dono di una macchina fotografica, la più sofisticata e co- stosa…io dissi no grazie, per l’uso che ne farò mi basta la migliore tra le peggiori anche se il costo era meno di un decimo. Noi gestiamo lo strumento e non viceversa”
Nelle sue opere c’è uno stretto le-
game tra arte e scienza… Possiamo parlare di opere immortali, che vanno oltre l’artista, oltre il tempo, insomma possiamo muovere il pennello lungo un percorso metafisico?
“Ognuno è unico e irripetibile, questo è meraviglioso ma senza gli altri non si E. Siamo parte dell’universo ma siamo anche memoria del futuro, altrimenti esisterebbe soltanto la procreazione ma non la creazione dell’Arte. Quando il bambino pronuncia la sua prima parola, fa emergere la memoria della specie ma anche della materia. Senza caducità non c’è bellezza, essa nasce dalla metamorfosi insita nella vita”.
Quale consiglio si sente di dare ai giovani?
“Nessun consiglio, ognuno deve stu- diare per reperire i propri strumenti per plasmare quello che in nuce già si è, seppur allo stato grezzo. Ricordare quando si era bambini, cosa sognavamo da vegli, quali i nostri ane- liti…per coltivare e nutrire la nostra immaginazione e non disattendere, nel presente, la prima pagina della nostra storia che è anche il preludio del nostro futuro”.
Il Surrealismo, nato all’inizio del No- vecento, si rifà a Freud, allo studio dell’inconscio, le ipocrisie della bor- ghesia e via dicendo. E il surrealismo di Notaro?
“Intanto il Surrealismo non si rifà a Freud inquantochè i rifacimenti non sono mai l’Arte. Il mio percorso si è nutrito e si nutre di tutto quanto lo stimola a prescindere dalla mia volontà ma non restituisce l’originario per l’originale, altrimenti non sarei l’Artista che non ha mete da raggiun- gere ma indurre con la propria Arte”
Italia, Argentina, Messico, Spagna, Belgio, Giappone, sono solo alcuni dei luoghi “toccati” dalle opere di Notaro. La storia va avanti e per noi è il momento di una confessione: “La notte ha colori accecanti” è l’unica frase che Domingo non ci ha detto. Noi l’abbiamo usata per il titolo e l’abbiamo fatto apposta. Un tributo a Sua Maestà lo Stupore.
Photographer: LEONARDOCESTRARI assistente: PIETROCATTANEO Rubrica/intervista di: RICCARDOZONA Scritto (redatto) da: ENRICOBARRACCO