L’ EDITORIALE DI GIUSEPPE POLLICELLI
“La rivincita del liceo classico”
Terrorismo, delitti, stragi, tragedie. Ogni giorno veniamo sommersi da un mare di notizie negative che attirano la nostra attenzione ma ci rendono più cupi e scoraggiati. Noi di Be Different andiamo controcorrente e, in ogni numero, daremo spazio a fatti e persone in grado di far tornare la fiducia nel mondo e in chi lo abita.
La buona notizia di questo numero arriva dagli Stati Uniti, precisamente dalla californiana Silicon Valley, la vasta area a sud di San Francisco celebre per la concentra- zione di aziende informatiche. Lì un giovane italiano, Adriano Farano, 34enne proveniente da Cava de’ Tirreni, in provincia di Saler- no, ha creato un’applicazione di videonews, Watchup, che ha con- vinto sponsor del calibro di Microsoft, Tribune Media e la Stanford University a finanziarla con la cifra monstre di 4,3 milioni di dol- lari. Se questa è di per sé una notizia positiva, dato che ancora una volta vede protagonista l’ingegno italiano (seppure all’estero, come accade ormai sempre più spesso), non appare meno confortante il fatto che l’ideatore di Watchup at- tribuisca gran parte del merito del proprio successo alla scuola da lui frequentata prima dell’università: il liceo classico. “Studiare latino e greco non serve più? Gli eroi dell’antichità sono ancora i migliori maestri per chi vuole cam- biare il mondo”, afferma senza esitazioni Farano. Per poi aggiungere: “La creatività, motore della crescita economica, nasce dall’incontro tra sensibilità umanistica e genio scientifico”. L’accorato elogio della formazione umanistica tessuto da Farano arriva quanto mai a proposito in una fase storica che registra una crisi gravissima del liceo classico: gli iscritti calano ogni anno, al punto che le preferenze sono ormai scese al 5,5% (nel 2014 erano il 6,1% e otto anni fa il 10%), contro il 24,5% dello scientifico, il 10% del linguistico e addirittura il 30% degli istituti tecnici. Una così marcata disaffezione per quella che, tra i licei, è la più antica scuola italiana evidenzia come sia ormai dominante una concezione solo utilitaristica dello studio: si studia, cioè, esclusivamente con l’obiettivo di averne quanto prima un ritorno materiale, in particolare sotto forma di un più rapido inserimento nel mondo del lavoro (così si spiega il trionfo degli istituti tecnici). Ma lo studio dovrebbe servire anche all’accrescimento intellettuale e morale di una persona, e questa funzione è svolta soprattutto dal liceo classico, anche grazie all’attenzione nei confronti delle lingue di cui molti degli idiomi europei, a cominciare dall’italiano, sono maggiormente debitori: il greco antico e il latino. Ma il liceo classico è spesso la miglior palestra pure per chi, in seguito, si dedicherà ad ambiti tecnico-scientifici. Il motivo lo spiega bene Farano: “La chiamavano forma mentis: uno stato mentale analitico ed elastico al tempo stesso. Nella grammatica latina e greca ogni parola ha un preciso posto nella frase, ma al tempo stesso può essere tradotta in almeno tre modi diversi. Come uno studente davanti a un testo antico, così oggi un giovane imprenditore deve sapersi adattare a nuove culture e nuovi linguaggi: giuridici, economici, tecnologici”.
di Giuseppe Policelli