L’ EDITORIALE DI ARMANDO DE ANGELIS

“A MATTEO”

Ogni volta che proviamo a comprendere la vita dei giova- ni, facciamo riferimento a degli studi generazionali. Quei giovani da sempre criticati, contestati e giudicati. Giovani sbandati, senza fede né radici, senza educazione né cul- tura, senza voglia di fare né di sacrificarsi. Giovani senza coraggio, le cui uniche parole chiave sono droga, alcool e… rock&roll.

Appena un mese fa, di sera, un ventenne conosciuto da molti nella cosiddetta Roma bene, il quale ha anche colla- borato con la nostra redazione, ha preso la macchina con un amico e, a quanto dicono i media, apparentemente ubriaco, per sfuggire a una volante di polizia, si è schian- tato contro una moto uccidendo un padre di famiglia e mettendo a rischio anche la vita dell’amico. Lui, invece, ha perso la vita pochi minuti dopo.

Droga, alcool e… rock&roll. Lo hanno definito assassino, un giovane poco di buono, e hanno considerato la sua fine come praticamente annunciata.
Conoscendolo molto bene, posso però garantirvi e met- tervi per iscritto, anche se non giustificherò mai una re- sponsabilità grave come quella che lui a vent’anni ha de- ciso di assumersi, che questo ragazzo, oltre a essere una persona straordinaria (nonostante gli errori che ogni uomo a questo mondo commette), voleva migliorare e cambiare vita.

Parlo però di responsabilità grave perché tutti coloro che si mettono alla guida dopo aver bevuto sanno perfetta- mente che in quelle condizioni si perde lucidità, concen- trazione e ragione!

La domanda che mi pongo non è perché abbia fatto una “ragazzata” così grave, ma come sia arrivato a farla. D’altro canto è anche responsabilità di tutti ammettere che, per fatti simili, si fa poco o nulla. Questi ragazzi li osserviamo, li giudichiamo e li condanniamo e mi chiedo invece se questo giovane avrebbe mai spezzato la sua vita e quella di un’altra persona se gli avessimo insegnato a ragionare. Il genere umano, dalla sua apparizione sulla Terra, si è evoluto, ed è dotato di ragione e buon senso tali da do- mandarsi costantemente quale sia il significato della vita e della morte, combattendo battaglie per creare democrazie con il fine di rendere tutti gli individui più liberi e rispettosi del prossimo. Lo strumento che questa specie animale così progredita ha utilizzato per evolversi è stato quello della conoscenza. Così abbiamo creato scuole e univer- sità, convinti che queste bastassero, anziché chiederci perché ancora oggi i ragazzi si sentano disorientati. Si fa finta di nulla e continuiamo ad andare avanti osservando, giudicando e condannando i giovani. Ricordiamoci che la conoscenza non basta se poi non siamo in grado di metterla in pratica e le scuole filosofiche di un tempo insegnavano proprio ad applicarla attraverso lo studio di ogni materia, dalla fisica alla matematica, dalla medicina alla psicologia ecc. Questo giovane, per una “ragazzata”, ha causato la morte, propria e altrui, ma che vi piaccia o no ha cercato, nell’arco della sua breve vita, anche di aiutare tante altre persone. “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”, di- ceva quell’uomo straordinario chiamato Gesù e questo, a quanto ci hanno tramandato, intendendo che non dob- biamo limitarci a condannare perché TUTTI NOI, SE GUI- DIAMO UBRIACHI, SIAMO POTENZIALI RESPONSABILI DI MORTI PROPRIE O ALTRUI! TUTTI, NESSUNO ESCLUSO. E trovo bizzarro che così tanti, anziché farsi un esame di coscienza, siano pronti a giudicare. 

La morte di questo amico avrà un senso se noi impareremo qualcosa, e forse dobbiamo renderci conto che non bastano le scuole classiche e le leggi per dare libertà e rispetto, perché il cervello umano applicherà questa conoscenza in base alle proprie emozioni, controllate dagli umori che la società trasmette. E la società di oggi, di valori importanti ne trasmette ben pochi, perché è impron- tata sul mero guadagno economico. Dalle scuole all’infor- mazione, dalla politica alle leggi, tutto serve a fare cassa. Una volta capito come si fa una moltiplicazione e dov’è ubicata una città del mondo, cosa ne facciamo di queste informazioni se non abbiamo qualcuno che ci insegni a utilizzarle? Ed è sbagliato considerare risolutivo il rimedio a cui oggi sempre più spesso si ricorre, ovvero mandare dallo psicologo ragazzi confusi che avrebbero bisogno più che altro di ascolto e di consigli da parte di un genitore o di un amico sincero. La funzione svolta dagli specialisti delle malattie della psiche è insostituibile, ma non bisogna confondere con superficialità un normale sconforto con vere e proprie patologie. Le scuole filosofiche insegna- vano a ragionare e io sono convinto che se il nostro ami- co avesse ragionato non avrebbe ammazzato nessuno per sottrarsi a un controllo di polizia, perché la macchina, dopo aver bevuto… non l’avrebbe mai presa.

Con l’auspicio che si valuti la riapertura delle scuole filosofiche in tutto il mondo, dedico questo editoriale al nostro amico, che riposi in pace, e a quel signore in motocicletta, coinvolto e deceduto senza alcuna colpa.
Caro Matt, per te l’appello e l’impegno di guidare sempre sobri, in primis dal tuo per sempre amico Armando.

di Armando de Angelis

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