Matteo Milli “A chi non crede in me rispondo: “Ci vediamo a Tokyo 2020”
Paura, tristezza, speranza, euforia, inquietudine: sono queste le emozioni che attraversano ogni giorno la vita dei giovani, proprio come accade agli adulti. A differenza di quella dei più grandi, però, la realtà dei ragazzi è principalmente costellata da sogni che rappresentano il motore di ogni gesto che compiono. Diventare adulti, troppo spesso, comporta dimenticare cosa significhi fantasticare sulle mille opportunità che la vita può regalarci. E allora vogliamo dedicare questa rubrica proprio a coloro che continuano a sognare, per ricordarvi che non è mai troppo tardi per sperare, perché nulla può ostacolarvi nel raggiungere il vostro obiettivo
Di Beatrice Gentili
Nuotatore da Europei e Mondiali, ha sempre dato il suo massimo per rappresentare l’Italia in questo sport. Quando è nata la sua passione per l’acqua?
Sono sceso in vasca la prima volta quando avevo quattro anni, grazie a mio nonno. Lui non era capace di nuotare e pensò di farmi imparare subito. Da quel momento, giorno dopo giorno, ho iniziato ad appassionarmi a questo sport, finché sono arrivate le gare e l’adrenalina. E se oggi sono qui è anche merito del gruppo con cui sono cresciuto e di quell’allenatore che quando ero piccolo ha saputo gestirmi.
Cosa intende?
Solitamente molti bambini iniziano il percorso agonistico intorno ai sette anni. C’è questa tendenza a “bruciare” i ragazzi già da piccolissimi, caricandoli di sforzi e responsabilità. Io invece ho intrapreso la carriera agonistica dopo i dieci anni, quando il nuoto per me era prima di tutto un divertimento e non un sacrificio. E questo il mio allenatore lo sapeva bene.
Arrivati ai suoi livelli, con tante medaglie vinte, che effetto fa guardarsi indietro?
In questi anni ho tagliato tanti traguardi importanti. Sette titoli italiani, la partecipazione ai Mondiali di nuoto con una semifinale individuale e una finale di squadra, gli Europei del 2012, la vittoria ai Giochi del Mediterraneo del 2013. Le prime volte mi facevo trasportare molto di più dall’euforia del momento e il post vittoria era duro. Sostenere una medaglia è difficile: non sempre sapere di essere costantemente in competizione con altre persone ti lascia sereno. Mano a mano ho imparato a gestire di più tutto questo. C’è chi dice che io sia diventato distaccato e freddo.
È così?
Sicuramente nuotare a questi ritmi è impegnativo dal punto di vista psicologico. Spesso, infatti, gli atleti si affidano a uno psicoterapeuta sportivo. Io con gli anni ho semplicemente imparato a dare importanza alle cose nel modo giusto, ma soprattutto ho capito che c’è sempre modo di rimediare ai propri errori. E poi, per carattere, sono un che tende a custodire le proprie emozioni dentro di sé, per trasformale poi, nell’acqua, in energia.
Fuori dalla vasca Matteo Milli che ragazzo è?
Credo la stessa persona che tutti conoscono in piscina. Coltivo le mie passioni, dal mare alla fotografia, come un qualsiasi ventinovenne. Sono uno che quando ha del tempo libero si concede mezza giornata al mare per fare immersioni o trascorre ore al computer per studiare modalità e tecniche per scattare. Amo anche viaggiare: l’ho fatto molto con lo sport ma nelle città finora ho visto solo le piscine (ride, NdR).
Qual è il suo ricordo più bello?
La vittoria agli Assoluti nei 100 metri dorso nel 2013. Ero reduce da una sconfitta agli Europei e il mio allenatore mi incolpava di non aver dato il massimo e di non essere più l’atleta di un tempo. Vincere quel titolo ha dimostrato a tutti, ma in primis a me stesso, che non era così.
Oggi cosa prova quando è sui blocchi di partenza?
È una sfida continua. In ogni gara mi devo riconfermare. Non esiste un giorno “no”, un infortunio, un campionato che vada per il verso sbagliato. Non avendo un gruppo sportivo alle spalle posso fare affidamento solo sulle mie forze. È un’arrampicata senza corda di sicurezza e io sono il primo motivatore di me stesso.
Qual è oggi il suo sogno nel cassetto, nonostante ne abbia già realizzati tanti?
Mi piacerebbe qualificarmi per la prima volta alle Olimpiadi. Molti mi hanno detto che non ce la farò mai, ma come sempre non ho mai ascoltato nessuno e non inizierò adesso. Non sono alla ricerca di conferme d