GIORNALISTA PER UN GIORNO:”Intervista a Jerry Cala’”

“GIORNALISTA PER UN GIORNO – INTERVISTA A JERRY CALÀ”

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DOMANDE DI ANDREA DAMIANI

Sei conosciuto soprattutto per le tue battute “tormentone”. Puoi citarmi una tua battuta spontanea che è poi diventata un tormentone?

Tutti i miei “tormentoni” nascono e sono nati spontaneamente. È il pubblico a decidere: sono loro, erano loro, uomini e donne sulle poltrone dei teatri che, ridendo, mettevano il “timbro”. Così nasce il tormentone: merito mio e merito del pubblico.

Hai recitato e diretto numerosi film in cui recitano Massimo Boldi, Ezio Greggio, Christian De Sica, Valeria Marini e molti altri. Il bellissimo rapporto che hai con loro nei film prosegue anche fuori dallo schermo?

 

Durante la lavorazione c’è grande affiatamento. Un’intesa che, presto o tardi, diviene vera e propria amicizia. Ma nel nostro mondo può succedere (e succede) che dopo l’ultimo ciak un po’ ci si perda di vista: l’amicizia resta ma ci si frequenta poco.

Attore comico e, alla bisogna, drammatico. Poi cabarettista, cantante, insomma un vero “animale” da palcoscenico. Hai qualche altro talento, qualche altra passione che il pubblico non conosce?

 

Direi di no. Permettimi poi di aggiungere che i miei talenti, le mie passioni, sono già abbastanza. O no?

“Non sono bello, piaccio!”: è lo stile di vita che, nei tuoi film, si rivela sempre vincente. Vale lo stesso nella vita di tutti i giorni?

 

Risposta affermativa. Non a caso nel 2011, per festeggiare i miei quarant’anni di carriera, ho girato l’Italia con uno spettacolo intitolato proprio così: “Non sono bello, piaccio”. Perché la verità è questa, inutile girarci intorno: con le donne si vince con la simpatia, il temperamento, la capacità di essere imprevedibili. Succede a trent’anni, a cinquanta e anche a sedici. Succede che il fisico palestrato, la “tartaruga” non sono indispensabili e non sempre sono vincenti. Se una donna ride, se tu l’hai fatta ridere… il più è fatto!

DOMANDE DI BARONEROZZO

 I Gatti correvano, correvate in Vicolo Miracoli, che è una strada di Verona. Jerry Calà nasce con i Gatti nella città di Giulietta. Sei stato anche a Milano e a Bologna, ma prima di tutto sei siciliano. Solo di nascita?

Verona è certamente la città più importante per quanto riguarda la mia carriera, la mia maturazione artistica. Qui mi sono fatto le ossa come attore e come uomo. Importante anche Milano. Ma la Sicilia, oggi come ieri, è la mia terra: sono siciliano dalla testa ai piedi, seppure qualcuno non se n’è accorto. L’isola me la porto dentro. Di più: nascere su un’isola ti dà una marcia in più, ti rende per sempre detentore di un “marchio” indelebile. E inarrivabile.

Gli anni Ottanta, ovvero gli anni di “Colpo grosso”, della Milano da bere, dello yuppismo, delle luci accecanti, dell’apparire per esistere… Tutto da buttare quel decennio?

Un’epoca sicuramente “esagerata”, in tutti i sensi. Esagerare con il look, esagerare con le vacanze, con le automobili… Esagero ergo sum. Ma c’è qualcosa, in quegli anni, che oggi manca inesorabilmente: l’entusiasmo. Un entusiasmo che andava oltre le Timberland. Un entusiasmo che ti portava a osare, sempre e comunque. È quello che dicevo nel film “Vado a vivere da solo”: buttarsi, far vedere a tutti quanto si vale. Era questo lo spirito. Per molti solo una caricatura, per altri un’ottima palestra di vita…

E poi il cinema degli Ottanta: “Vacanze di Natale”, “Sapore di mare”, “Yuppies”… Un cinema snobbato dai “palati fini” e oggi ampiamente rivalutato. Sbagliavano allora o sbagliano oggi?

Sbagliavano allora, certo. E fingevano: erano tutti lì, in sala, a guardare. Anzi, a guardarsi: quelle pellicole erano uno specchio, chi non si riconosceva mentiva spudoratamente.

Sei stato diretto anche da Pupi Avati e da Marco Ferreri. Quest’ultimo una volta ti disse che “L’attore è come le puttane, deve fare tutto quello che gli chiedi… Le “case chiuse” non esistono più dal ’58. E il cinema come sta messo?

Il cinema non chiude e non chiuderà. E l’anno prossimo, a proposito, uscirà il mio “Odissea nell’ospizio”. Ci saremo io e gli altri Gatti. Quattro comici pensionati che affrontano la vita come prima, come sempre. Si ride e, come al solito, si riflette.

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