L’ALCHIMIA DELLE LETTERE
Artista poliedrica, curiosa, spirituale. Le sue opere si ispirano all’alfabeto ebraico, che le rende speciali e conferisce loro un senso di sacralità. Federica Noà Caviglia ci racconta come le sue abilità nel fondere questi elementi offrono una nuova prospettiva sull’arte contemporanea.
a cura di MARIA CONCETTA SABATINO
Federica, raccontaci un po’ di te e come nasce il tuo rapporto con l’arte.
Ho da sempre la passione per l’arte. Ho frequentato il liceo artistico, l’accademia d’arte con l’obiettivo di diventare un’artista o architetto, anche se poi negli anni la mia vita ha preso altre strade. Mi sono sposata molto giovane e ho accantonato i miei progetti iniziali per formare una famiglia: ho quattro figli, due nipoti e sono veramente soddisfatta di essermi dedicata a loro. Non ho mai del tutto abbandonato la mia vena artistica, aiutando mio marito nella parte creativa nella sua attività. Ma a quarant’anni è come se mi fossi risvegliata. Con l’arrivo del mio quarto figlio ho iniziato a riavvicinarmi alla pittura. Avevo una tela a casa e ho iniziato a dipingere… da lì non mi sono più fermata. Poi ho ritirato fuori anche il mio vecchio interesse nell’architettura, diplomandomi in Interior Design, ma la mia vera passione continua ad essere quella della pittura.
Quali sono i temi che tratti nelle tue opere?
Ho scelto di dipingere le lettere dell’alfabeto ebraico viste le mie origini ebraiche. Sono un’essenza tra loro, ventiquattro lettere tutte consonanti e le vocali, tranne la “o” e la “i”, si scrivono con la punteggiatura. Alla base c’è la Ghematria, una forma di numerologia utilizzata nella mistica ebraica per trovare significati nascosti nelle parole attraverso i valori numerici delle lettere, innescando un eccezionale meccanismo interpretativo. Ogni lettera, infatti, ha un valore numerico che unito ad un’altra lettera, oltre a formare la classica parola che normalmente usiamo, ha anche un aspetto Kabalistico con un significato simbolico molto forte in quanto sono anche portatrici di forza e luce. Una vera e propria “Alchimia delle lettere” che crea un’atmosfera esoterica e quasi magica.
Cos’è l’arte per te?
Potrei riassumerlo con una frase di Shakespeare che mi rispecchia molto: “Accendi un sogno e lascialo bruciare in te.”…e così ho fatto!
Quale è l’aspetto che preferisci del tuo lavoro?
Amo quando riesco a rappresentare esattamente ciò che ho immaginato. Riesco a visualizzare il risultato finale, sia per i quadri che per i progetti architettonici. Spesso, però, mi capita di iniziare a dipingere di getto, con spontaneità e senza un’idea precisa di partenza… ed è proprio in quei casi che il risultato mi soddisfa ancora di più!
Hai mai esposto le tue opere?
La mia prima mostra importante si è tenuta il 15 settembre in una galleria nel cuore del Ghetto ebraico di Roma, in occasione della Giornata Europea della Cultura Ebraica. Un evento straordinario, ricco di emozioni. Il mio curatore Ermanno Tedeschi, con la sua esperienza e il suo sguardo profondo, ha dato un valore aggiunto alle mie opere. Dal 13 al 19 novembre, poi, ho esposto le mie opere a Torino e ho partecipato anche all’evento “Arte in Nuvola”.
Quando prendi un pennello in mano che sensazione provi?
Quando dipingo, non mi limito solo al pennello; uso una varietà di strumenti come le mani, le spatole, il gesso e persino materiali di recupero. Ogni strumento mi permette di esprimere una sfumatura diversa della mia creatività, e ciascuno offre una sensazione tattile unica. Uno dei miei lavori più significativi è un quadro realizzato con i bottoni della mia cara nonna pellicciaia. Questi bottoni non sono solo decorazioni, ma portano con sé un legame con il passato che ho voluto integrare nella mia arte. Questo quadro, che ora è appeso nel mio salone, rappresenta per me un ricordo tangibile che prende nuova vita attraverso il mio lavoro artistico. Quindi, la mia arte è un viaggio fatto di sperimentazione, in cui esploro e utilizzo una molteplicità di strumenti e materiali, ognuno con il suo significato e il suo impatto sensoriale.
Progetti futuri?
Ho in mente tante idee, sto lavorando per realizzarli. Mi piacerebbe continuare su questo filone perché mi sento veramente appagata, grazie anche al sostegno della mia famiglia. E forse aver riscoperto questa passione in là con gli anni mi ha fatto affrontare tutto con maggior consapevolezza, esperienza e maturità, senza rimpianti. Anzi sono contenta di avere realizzato due sogni la famiglia e l’arte. In qualunque caso un giorno potrò dire: “Ci ho provato!”.