“Da Vintage Invaders a Kids Sharing: la moda è protagonista degli eventi “ecofriendly” dell’estate 2021”
L’attenzione per l’ambiente –che è poi amore per noi stessi e per il nostro futuro – è un dovere di tutti. Come “cittadini” della Terra abbiamo sì tanti diritti ma siamo anche chiamati a rispettare qualche regola. Un esempio? Quella delle cinque R: Riduci, Riusa, Ricicla, Raccogli, Recupera. Vale per tutti i settori; vale anche per il divertimento e il tempo libero. La sostenibilità conviene, è piacevole, divertente e la prossima estate incontrerà la moda in occasione di due grandi eventi.
Di Roberto Fantauzzi
La natura è matrigna, diceva Leopardi. Aveva ragione? Con tutto il rispetto per un poeta che ci ha fatto riflettere, piangere e commuovere (ma anche temere di essere interrogati quand’eravamo seduti sui banchi di scuola e cercavamo invano di non farci notare dal prof) diciamo che aveva torto. La Natura – sì, ci vuole la N maiuscola – è generosa, imprevedibile, sorprendente. È mamma chioccia e, da buona educatrice, ci punisce quando facciamo i monelli. Ma poi perdona e torna buona; buona e brava. “Lei” spegne la luce per farci riposare, ci offre mille onde per nuotare e ci apparecchia tavole rigogliose, ricche di frutti, odori, sapori.
La Natura: ci camminiamo sopra da sempre ma, troppo spesso, la calpestiamo. L’abbiamo calpestata per anni, per secoli, sfruttata fino allo sfinimento. Talvolta ci si è rivoltata contro perché non sa, non vuole, non può piegarsi al volere dell’uomo sempre e comunque.
Obiezione, vostro onore: di tutto questo si parla da tempo; di tutto questo, specie negli ultimi tre anni, non solo si parla: si grida a squarciagola a proposito del Global Warming in tutti i continenti, in tutte le latitudini.
Vero; però ancora non ci siamo. Però non tutti sono convinti e – soprattutto – non tutti ne prendono atto ogni giorno attraverso quelle piccole (piccole ma nel contempo grandi, immense) azioni quotidiane che, da sole, potrebbero davvero farci voltare pagina.
Per esempio la regola delle cinque R: Riduci, Riusa, Ricicla, Raccogli, Recupera. Traduzione? R come riduci: fare una spesa intelligente, preferire i prodotti con un packaging poco esuberante, utilizzare buste in tessuto. R come Riusa: cambiare destinazione, far diventare “pluriuso”, una busta monouso dopo un acquisto. R come Ricicla: finisce la marmellata? Il vasetto diventa un portapenne. R come Raccolta: i rifiuti? Vanno buttati con intelligenza, separando quelli che potranno rinascere, un domani, per altri usi. R come Recupera: la spazzatura “cattiva”, quella che non potrà mai diventare una panchina, un quaderno “verde”, una bicicletta…che farne? Può diventare energia, luce, calore.
Il pistolotto è finito; o forse no. Tuttavia chi legge si starà chiedendo come mai Fantauzzi si è prodigato così tanto inondando queste pagine con fiumi d’inchiostro, discettando di ambiente e sostenibilità. Ma non fa gli eventi lui? Ha cambiato mestiere, il Fantauzzi?
No, il mio mestiere è sempre quello e – guarda un po’ – ha molto a che fare con tutto ciò che ho scritto sopra. Anche gli eventi, anche la cultura, anche il divertimento – quello ben organizzato, quello sorprendente, quello che sappiamo inventare, quello che so fare e faccio da anni – può svoltare prepotentemente verso il “green”. Può? Deve.
Signore e signori se non ve ne siete ancora accorti (o se fate finta di non esservene accorti) qui lo dico e qui lo ribadisco: un evento sostenibile è un evento che… sostiene e si sostiene. Insomma è un business.
Si fa presto a dire, come no: quante belle parole, quanti buoni propositi. La teoria è ottima ma ora è il momento della concretezza; il momento di toccare con mano per capire. Capire dove, come, quando. Eccovi serviti: tra non molto, diciamo alla fine della primavera – o forse qualche settimana più in là (zio Covid permettendo) – produrremo due manifestazioni con titoli che sono tutto un programma: Kids Sharing e Vintage Invaders.
Il primo è un evento (in seguito anche una app) in onore dei più piccoli anzi no, in onore dei loro genitori e dell’educazione che questi avranno l’onore di regalare ai, di loro, pargoli. State tranquilli non dovrete scambiarvi i bambini: “Parto per la settimana bianca, mi presti il tuo Riccardo che scia alla grande? Ti lascio Andrea che è più bravo con l’inglese e farà lezione alla tua piccola Dafne”. No: ad essere scambiati saranno quegli oggetti che son davvero troppo nuovi per essere mandati al macero. Due fasi distinte: nella prima fase un’Ape (non l’imenottero, ma un’Ape Piaggio) girerà la città per raccogliere vestitini, giocattoli, seggiolini, passeggini… spesso dormienti nelle ceste, negli armadi o in soffitta più nuovi di quando nuovi erano davvero. I bambini crescono in fretta e spesso capita che un maglione, un giaccone di ottima marca o le scarpe diventino “proibiti” prima ancora di aver staccato il cartellino. Dunque che si fa? Si mette tutto nel “circuito”. Il circuito prevede, per cominciare, che ogni “pezzo” (giocattolo, indumento e/o altro) sarà valutato, ritirato e “monetizzato” (moneta virtuale, beninteso); il “bottino” ricavato verrà immediatamente caricato sul vostro smartphone, pronto per essere speso, in primis all’evento e in seguito on line. Semplice no? Tua figlia ha quattro anni, dai via i pantaloni – ormai corti, troppo tardi te ne sei accorto – “Age 2” e attendi il momento della convocazione per andare a cercare qualche altra idea e una taglia che non la faccia diventare rossa. La seconda fase è quella dell’evento vero e proprio; quello dell’incontro: mamme, papà, “cuccioli”, sorrisi e… shopping. Quanto abbiamo venduto nell’App? Quanti soldi (virtuali) abbiam messo su? E quanto abbiamo – virtualmente – speso? È il momento di prendere finalmente qualcosa di utile avendo monetizzato qualcosa di ormai inutilizzabile. Cose nuove? Certo: quelle che i grandi brand tengono nei magazzini a volte troppo pieni.
Riduci, Riusa, Ricicla, Raccogli, Recupera, ricordate? Sostenibilità, responsabilità, educazione e, last but not least, solidarietà: gli abiti invenduti, i giochi rimasti fuori dal “circuito” verranno donati all’Associazione Casa della Mamma Onlus (per saperne di più: https://www.casadellamamma.org ).
Il secondo sarà il più grande evento di Vintage venduto a peso dove non mancheranno però zone dove trovare pezzi unici provenienti da chissà quale cassetto di chissà quale nonna di chissà quale paese che “quegli occhiali a goccia” se li fece regalare da chissà quale amante senza che nonno lo sapesse. Dal banco ad un certo punto una voce, in romanesco: “Capo, so’ tre chili e due, che faccio, lascio?” Non siete dal salumiere, tranquilli, ma ad un evento dove la moda non si compra al pezzo ma ad un “Tot” al chilo. Di moda si parla quando si parla di Vintage, della moda mamma di tutte le mode, perché si, gli aspiranti stilisti di oggi spesso vengono beccati a scopiazzare ciò che i loro predecessori idearono anni fa. Recuperare ciò che è vecchio, ciò che andrebbe buttato non è soltanto un segno di educazione che ti mette al passo con i tempi su argomenti di sicura attualità, ma un vezzo che ti rende precursore della moda che sarà musa ispiratrice quella che fu. Più di 100mila capi d’abbigliamento vintage provenienti da tutto il mondo, renderanno Vintage Invaders il più grande evento mai realizzato nel settore del “diversamente nuovo”. La manifestazione si terrà presso Pratibus District (ex deposito Atac, ergo anch’esso un bene “recuperato”).
Impossibile però pensare di organizzare tutto questo senza l’aiuto di un grande esperto del settore; noi il “prof” l’abbiamo trovato: Francesco Esposito titolare dell’azienda Millesimè (Caserta) tra le più grandi realtà del vintage non solo a livello nazionale. Appassionato da sempre di moda, Francesco si è avvicinato al vintage visitando a Venezia i primi negozi dedicati a questo “mondo”.
“Sì, un mondo vero e proprio – ci conferma lui –: un viaggio che, se “parti”, non finisce più. Ho iniziato selezionando capi in giro per i mercatini (Porta Portese, Ercolano ecc.) che poi vendevo door to door in giro per la mia regione. Ma quello che ha trasformato la passione in malattia è stato l’incontro con due veri e propri guru del settore, Mario Gulmanelli e Gino Artuso. Il primo mi portò in Inghilterra dove ogni anno si tengono festival dedicati agli Anni 30, o ai 40, i 50… Tutti vestiti a “tono”, tutti in giro con le auto dell’epoca… Insomma un viaggio indietro nel tempo dove nessun particolare è lasciato al caso.
Artuso, dal canto suo, mi ha trasmesso la passione, mi ha contagiato la “malattia” più o meno consapevolmente. Ho imparato, grazie a lui, a riconoscere le griffe di ieri e di oggi”.
Negli anni hai riunito pezzi unici in una preziosissima collezione che gli stilisti di oggi usano per ispirare le nuove tendenze. Spiegaci meglio…
“Quando mi capita tra le mani il pezzo unico non lo passo al cliente finale. Lo tengo e lo metto in “mostra” per la gioia degli “addetti ai lavori” o degli appassionati. Considera che oggi siamo fornitori di oltre 300 punti vendita nel mondo, abbiamo abiti griffati anche di brand che non esistono più, roba dell’inizio dello scorso secolo, “pezzi” che fanno venire i brividi agli intenditori. Cosicché gli stilisti passano da qui, spesso e volentieri, per prendere spunto o anche, semplicemente, per viaggiare nella memoria, cosa che non fa mai male”.
Da Millesimè ogni anno vanno e vengono costumisti e sceneggiatori per procurarsi i vestiti adatti ai loro film. Vengono da qui i vestiti “originali” per il film su Pasolini, per quello su Mennea e anche quelli per “Romanzo Criminale”.
Millesimè Vintage Collection, dopo il sito, diventerà anche App per chi cerca online capi vintage di qualità. Ci assicuri che tutti i “pezzi”, dal primo all’ultimo, passeranno sotto la tua “giurisdizione” prima di migrare verso l’armadio del miglior offerente?
“Sotto i miei occhi e sotto quelli, altrettanto attenti e competenti, di mia moglie e di mio fratello che lavorano con me da sempre”.
Dunque, eventi sostenibili. Molto più di una moda. Moda e… modo. Modo di essere, modo di vivere. Sarà un caso che nel recovery fund miliardi di euro siano stati destinati all’implementazione delle aziende nella direzione del green? Direi che le coincidenze, quando gli zeri che precedono il simbolo dell’euro, sono tanti sono quantomeno rare. Se vogliamo che i nostri figli regalino ai loro figli, ai loro nipoti un futuro roseo (pardon, verde) la strada maestra è segnata. Ergo, avanti a tutta forza: alea iacta est!