“L’Isola che c’è”
“LA SARDEGNA È FINITA…”. “IN SARDEGNA NON CI VADO, NON CI ANDIAMO PIÙ”. L’ABBIAMO SENTITO DIRE MILLE VOLTE; E MILLE VOLTE, FORSE, L’ABBIAMO PENSATO ANCHE NOI DICENDOCI, MESTAMENTE: “QUEST’ANNO NO; QUEST’ANNO ALTRI MARI, ALTRE STORIE”. INVECE LA STORIA, QUELLA NOSTRA, HA LE SUE PAGINE FISSE ANCORA E SEMPRE QUI. L’ISOLA CHE C’ERA, L’ISOLA CHE C’È. PER ESEMPIO PORTO ROTONDO; PER ESEMPIO L’ESTATE 2019.
di ROBERTO FANTAUZZI
Seconda stella a destra… No, le stelle non c’entrano. E Peter Pan? Beh, lui della Sardegna potrebbe essere cittadino onorario. Perché chi conosce l’Isola sa che i sogni, da queste parti, non si fermeranno mai. A dispetto di chi insiste nel dire che “No, costa troppo: il viaggio è diventato un salasso. E la bella gente della celebre Costa che bella non è più, si mescola con i “pinco pallino” dediti al vip- watching che poi, inesorabilmente, si “selfano” promuovendosi “very important” anche loro”. Già, la Costa Smeralda. Mille yacht in rada e all’ormeggio; un eterno salone nautico con ingresso “free”. Di chi è quella barca? È di… E quel 140 piedi? Non lo sai? È del principe… Del presidente… Principi, onorevoli, registi “de noantri” o d’oltreoceano. Parole, parole; le parole sono le uniche cose gratis da queste parti. Parole e parolieri, quelli sì: imprenditori “miliardari” che, senza perder lo charme, ogni anno cambiano l’insegna dei loro bar in centro dopo aver miseramente fallito con l’insegna precedente, simpatici personaggi che con la maestria nell’uso del lessico smeraldino, riescono a vivere da paperoni pagando al Phi Beach con la carta di credito gialla inviatagli a casa da “Gigino” (d’altronde siamo nella terra dei servizi a 5 stelle); sedicenti starlette che arrivano in aeroporto con la valigia piena di nulla, sperando che, anche quest’anno, Gianluca (Vacchi) abbia una stanza libera in più. Questa è l’isola? L’isola degli espedienti e della pazza folla che si accalca, spinge per essere ammessa nel solito, stanco divertimentificio? Se la mettiamo così, se ne parliamo così, dell’Isola… Beh, allora la Sardegna è finita, dimenticata. Ma così non è, fortunatamente. Non solo e non ancora? Dipende da noi: dipende da come ci si va e – soprattutto – da chi, sul campo, ha le capacità, le idee e l’intelligenza per uscire dal “già visto”. Qui lo dico e qui lo confermo: ci sono ancora; ci sono uomini e donne capaci di dare vitalità, emozione, sapore all’Isola, alla Costa. La sempiterna “Smeralda” che, come sempre, ti mette di fronte a due immutabili alternative: il luccichio e le paillettes di Porto Cervo e la sobrietà, la tradizione raffinata di Porto Rotondo. Scelte diverse, vacanze diverse con un denominatore comune: il profumo di mirto che rende unica l’aria dell’Isola. Il divertimento? Anche qui due concezioni: Porto Cervo ricca e “internazionale”; Porto Rotondo di gran classe e financo troppo “pariolina”. Per gli aspiranti “clubbologi”, i manager del leisure time come me, possiamo dire che Porto Rotondo è come la “Cantera” del Barcellona; qui si parte da giovani a fare gli imprenditori della “nightlife” e crescendo (spesso), ci si sposta a Porto Cervo per fare la… voce grossa. Lo abbiamo fatto tutti, noi Portorotondini del mestiere, me compreso: al Billionaire nel 2004 e 2005, poi al Pepero nel 2015/16 ma prima e dopo tanti anni nella cittadina fondata dai Donà delle Rose. Oggi mi sono spostato altrove (ma l’Isola non la dimentico, e chissà un giorno, forse…). Molti altri sono ancora lì, ora a Portocervo ma con un pezzo di cuore immancabilmente ancorato un metro prima del fatidico scoglio Costa Smeralda. Claudia Zichina al Billionaire è diventata la “regina di cuori”, Walter Valloni al Sottovento anche quest’anno darà gran filo da torcere ai mostri sacri; d’altronde vincere con la forza delle idee è spesso più bello che farlo con il peso del portafoglio; da questa stagione con Lui il fuoriclasse Breky
e lo stratega Andrea Lucentini, che hanno anche loro lasciato Porto Rotondo per misurarsi con i Vip… Ammettiamolo: un ricordo di un bacio alla spiaggia Ira di notte, o di una camminata a piedi nudi in piazza San Marco a Porto Rotondo l’abbiamo lasciato tutti, e ogni anno torniamo qui per riprendercelo. Succede, succederà pure nel 2019, anche grazie a Gian Maria Diano, Gian Marco Larena, Lorenzo Macci e Nicolò Lumaca: quattro soci, tre ventiseienni e il più “anziano”, Gian Maria, ventottenne. partiti da Roma, forti del successo di “Amazonia Sushy y amor” di via Jenner, hanno deciso di replicare proprio qui. Detto fatto: il 6 luglio sulla terrazza del Country Club di Porto Rotondo ha aperto i battenti “Amazonia”. I “fantastici quattro” hanno fatto il bis sull’Isola. “Questo format – dice Diano – nasce dall’amore per il sushi; un amore viscerale, intenso, che ci ha spinti quattro mesi fa ad inaugurare l’”Amazonia” a Roma e che ora ci ha portato qui a Porto Rotondo per replicare e “replicarci”. Una bella sfida, ma non abbiamo paura. Aperitivo, cena, dopocena, musica brasiliana, ambiente jungle…”. Sì, una bella sfida. Lavoro e soprattutto passione, giusto? “Giustissimo: passione e divertimento nell’inventare ogni giorno qualcosa e costruire nuovi format importanti. Come il Lost di Ponte Milvio, che è sempre farina del nostro sacco”. Gian Maria e soci sono una nuova speranza e già un’ottima garanzia per l’Isola. L’Isola che c’era e quella che c’è. L’Isola che anche quest’anno, nonostante i detrattori, nonostante tutto, ci farà dire sbarcando: “Stessa spiaggia, stesso mare. Finalmente”.