“Escape from reality”
EVADERE, SCAPPARE, SCROLLARSI DI DOSSO – PER LO MENO UNA VOLTA ALLA SETTIMANA – LA REALTÀ QUOTIDIANA. SMETTERE ANCHE I SOLITI VESTITI E INDOSSARE UNA MASCHERA; OGNI VOLTA UNA DIVERSA, DIPENDE DAL TEMA DELLA SERATA. SUCCEDE OGNI MARTEDÌ; SUCCEDE GRAZIE A UN’IDEA DI LORENZO D’ELIA, MAX VIOLA E DANIELE GRECO. SUCCEDE, OGNI VOLTA, CHE ROMA È TUTTA LÌ, QUELLA ROMA CHE DESIDERA FUGGIRE DAL “GIÀ VISTO”.
di ROBERTO FANTAUZZI
Il Film dedicato alla storia dello Studio 54, mito intramontabile della Grande Mela che fu, iniziava così: “Un certo Steve Rubell aveva un sogno, organizzare la più grande festa che si fosse mai vista e farla durare in eterno; creò un mondo che sembrava qualcosa di reale, dove una reginetta di 80 anni poteva scatenarsi fino all’alba, dove le modelle si univano ai meccanici, gli idraulici ballavano con le principesse. Un posto dove non c’era spazio per l’etichetta, un posto senza regole….!”
Parole che oggi, addì 2019, si adattano perfettamente alle serate romane di Lorenzo & Co.! Saremo, siamo, davanti ad un nuovo fenomeno interplanetario?
“No escape from reality” cantavano i Queen tramite l’indimenticabile, e indimenticata, voce imperiosa di Freddy Mercury nella canzone “Bohemian Rapsody”. Chiedo scusa, mi perdoni il compianto Freddy ma ogni tanto fuggire, evadere la realtà fa bene. Non c’è bisogno di annodare lenzuola, segare sbarre e calarsi lungo il muro rischiando che le “guardie”, vedendoci, ci puntino i fucili contro.
No, niente sbarre, niente guardie, niente prigioni. Però… Però, anche se siamo “fuori” ne abbiamo bisogno; un bisogno impellente che si manifesta dapprima con una vocina flebile e poi, gradualmente, diventa un grido, un urlo incontrollato. Sì, ne abbiamo bisogno, ci serve l’ora d’aria. Un’ora che non è una, sono due, tre, cinque. L’ora “d’aria” di cui vi parlo è quella che ci permette di allontanarci dal nostro solito “io”. Ergo: via il vestito – da sostituirsi con un travestimento – via le serate sempre uguali a sé stesse, con le stesse facce, gli stessi saluti, gli stessi sguardi stanchi e stancanti che dicono “Guarda, c’è anche lui, toh, guarda quella, ma che fine aveva fatto…?”.
Guarda quello, guarda quella, guarda chi c’è e chi non c’è. Ebbene, ci sono tutti e non c’è nessuno. Non ha importanza perché adesso, tu e loro, indossate panni altrui. Sei, siete, mascherati. Non è ancora carnevale, oppure il carnevale è già passato da tempo. Però è martedì. E allora?
Allora siamo nel bel mezzo di una serata con la S maiuscola, inventata e “sceneggiata” da Lorenzo D’Elia, Max Viola e Daniele Greco (Dj). Location? Si cambia solo ogni tre mesi; per completezza faccio tre nomi tra i locali più “gettonati”: il Vyta di Villa Borghese, il TED Ostiense e il Coffee Pot di Trastevere.
La ricetta è semplice quanto geniale: Lorenzo, Max e Daniele scelgono il tema della serata e lo comunicano ai convitati i quali – obbligatoriamente – dovranno presentarsi mascherati rispettando il tema medesimo.
Tutto questo succede, l’ho già detto, ogni martedì. Succede d’inverno, succede se piove e se c’è la grandine. Succede vicino o lontanissimo dal carnevale; succede quando fa freddo o quando fa un caldo torrido. Grandine o afa, inverno o no, sono tutti lì. Tutti chi? Tutti vuol dire tutti: i “soliti noti”, gli ignoti che cercano di farsi notare eccetera eccetera.
Proprio così: eccetera eccetera. Il che significa che la principessa balla con il meccanico, il pariolino smette di “tirarsela”, il piacione ricomincia davvero a piacere (e a piacersi). Ci sono, ci siamo tutti.
Basta, finalmente. Basta con la domanda immancabile, quella che prima o poi qualcuno pronuncerà: “Ma questo chi l’ha invitato? E quelli lì? Ma dove siamo finiti stasera?”.
No, stasera non siamo “finiti”. Stasera è martedì e siamo appena all’inizio. L’inizio di un’avventura che si sa quando comincia ma non quando – e come – finisce. Ogni volta un’idea nuova, una sorpresa, un sogno da vivere con gli occhi spalancati.
Si va in scena; qualcuno ha scritto la sceneggiatura, qualcun altro “gira”: sì, perché i video delle serate sono quanto di più virale giri nel Web nella “nightlife” capitolina. I costumi? Ci han pensato, ognun per sé, gli invitati. Perché sono loro, messi insieme, a formare la scenografia. Se qualcuno si sposta – o se ne va – si rischia di rompere l’incantesimo.
Dunque Roma sa ancora muoversi. Sa ancora cambiare, inventare, stupire. Roma, quando vuole, sa scappare via; scappare in primis dalla noia e dall’originalità che, troppo spesso, non ha più nulla di originale.
I martedì di Lorenzo & Co. sono, per la Capitale, i martedì che non c’erano. Non c’erano, ora ci sono e ci saranno – statene certi – per molto, molto tempo ancora.
Roma è Roma, va bene così; se la Grande Mela, anni fa, faceva parlare di sé con “Studio 54” qui da noi, addì 2019, è stato inventato – anzi, reinventato – qualcosa di simile. Trasgressione? Quanto basta. Innovazione? Quanta se ne vuole. Sorprese? A non finire.
È martedì; Roma se ne va; scappa. Roma evade; e si diverte.