EVENTS&FRIENDS: “E’ Tutta colpa della luna…o forse no!”

” E’ Tutta colpa della luna…o forse no!! “

William Shakespeare asseriva: E’ tutta colpa della Luna, fa impazzire tutti. Abbiamo provato a dirlo alla Terra, ma stavolta non ci ha creduto. Siamo sempre pronti ad additare il prossimo e lei lo sa…! Nel giorno in cui La festeggiamo, la Terra ci ha chiesto di farci un po’ più in la, di lasciarle la scena, di farla salire sul palco provando solo ad ascoltarla per una volta. È arrabbiata, ce lo sta facendo capire chiaramente. Se fosse ancora in vita, John McConnel non potrebbe non ricordarci che lui, lui sì, ce lo aveva detto già nel 1970 e da allora, ogni 22 aprile dei successivi 50 anni, ce lo aveva ricordato. Ma facciamo un passo indietro…

di Roberto Fantauzzi

Accade che un giorno… Anzi no: una sera. Sera inoltrata, sera tardi; notte. Non una notte qualsiasi: è il 22 febbraio e le strade all’alba sono piene di coriandoli. Vai a dormire ancora col vestito di carnevale e ti svegli, il giorno dopo, in un mondo che è il tuo, ma non è più il tuo.

Mr. Covid aveva già deciso che, a partire da quel sabato grasso, il travestimento l’avrebbe scelto lui, per tutti. La selezione alla porta questa volta è rigorosa; in borghese e senza maschera (oops: mascherina), lui “alla festa” non ti fa proprio entrare… no, bisogna invertire l’ordine degli addendi: non ti fa proprio uscire!

Fine dei travestimenti goliardici quindi; la festa è finita, via la maschera e su la mascherina con in più una scia odorosa del disinfettante che sostituisce il colonia. Abbiamo i guanti, ma il bisturi no; abbiamo il coltello, ma non “dalla parte del manico”… è chiaro. Il mondo somiglia ad una immensa sala operatoria, dove nessuno sa più chi è il medico e chi il paziente. Il “dottore” lo riconosci soltanto perché sotto al camice indossa la maglietta di Superman. Ma è giusto che un professore si trasformi in supereroe solo dopo esser soffocato insieme al suo protetto? Siamo così, noi… d’altronde anche Modigliani, Michelangelo e Caravaggio morirono in mezzo alle loro opere molto prima di essere riconosciuti artisti.

C’era una volta il nostro mondo che poi, un giorno, diventa il mondo che non c’era. Un mondo in cui, per la prima volta, un Papa parla davanti a nessuno ma riesce ad emozionare tutti; un mondo in cui i tuoi bambini stanno vivendo sulla pelle ciò che i loro figli studieranno sui libri di storia. Sono sereni, ignari, esattamente come tua nonna tanti anni fa, quando le omisero che gli americani erano venuti qui non solo per una visita di cortesia.

C’erano i tempi delle strette forti forti; c’erano le feste e gli aperitivi da Profumo. C’erano e ci saranno… Oggi però chi ha voglia di abbracciarti diventa il tuo peggior nemico, Milano non e più da bere e non baciare tua madre per il suo 70esimo compleanno è il più’ grande dei gesti d’amore.

Ma tant’è: i “nuovi mondi” possono anche presentarsi così, palesarsi senza preavviso. In fin dei conti fu così anche per Cristoforo Colombo. Lui era certo di aver raggiunto l’India, ma si era sbagliato, aveva trovato l’America, forse proprio come noi “quell’America” l’avevamo trovata fino a due mesi or sono senza rendercene troppo conto. D’altronde si sa: si stava meglio quando si stava peggio.

Lo abbiamo capito? La Natura ci ha chiusi in gabbia; l’avrà fatto per darci il tempo di riflettere sul senso della vita? Essere costretti ad ordinare la cena facendoci lanciare il cibo da lontano ci sembra strano. Strano ma vero. Sembra lo zoo, quando lanciavamo le noccioline alle scimmie o i frutti agli elefanti, cavolo! Ormai mi è chiaro, il sillogismo nasce spontaneo, l’ironia?…lo stesso. Anche le scimmie e gli elefanti, le tigri o gli orsi bianchi avranno il loro telegiornale durante il quale, tra una notizia e l’altra, il conduttore recita il mantra #IORESTOINGABBIA?

Me lo ricordo chiaramente dai tempi delle mie velleità giurisprudenziali che entrando nei sommi tribunali leggevo chiaramente scritto (talmente in grande da arrivare quasi a crederci): la legge è uguale per tutti. Se promettessimo di chiudere gli zoo, come fosse un fioretto, forse Mr. Covid se ne andrebbe via prima.? Chissà…!

La Natura nel frattempo vuol tornare ad essere bella e – sembra – non ci rimpianga più di tanto: ad annaffiare i prati ci pensa la pioggia, a popolare i mari bastano e avanzano i pesci. E l’aria? Senza di noi, senza le nostre “puzze” è diventata più limpida e meno, molto meno pesante.

Ecco la domanda; una domanda che solo a pronunciarla (a scriverla, pardon) mi fa un po’ tremare: la Terra sta forse comunicandoci che può fare a meno di noi? L’uomo, il potente bipede tecnologico, l’homo sapiens che credeva di essere il padrone dei mari, dei monti; colui che ha saputo deviare i fiumi, creare laghi, prosciugare paludi, domare belve… L’uomo e la donna, convinti di trovarsi in cima alla piramide del creato , son diventati individui di un branco come un altro: niente di più e niente di meno di una mandria di bufali, uno stormo di anatre, un nugolo di mosche.

Desmond Morris, celebre etologo americano, scrisse: “Ci sono 193 specie di scimmie; 192 sono ricoperte di pelo. L’eccezione è una scimmia nuda chiamata Homo Sapiens”.

Siamo noi quelle scimmie nude; senza pelliccia, senza artigli per predare o difenderci. Incapaci di volare (ci riescono le zanzare e noi no) o di arrampicarci sui tronchi (ci riesce un gattino appena nato, noi no). Così disarmati, così “nudi” senza pelliccia, siamo riusciti in una manciata di secoli a trasformare la Terra, questa nostra Terra, in un’ottima “location” per nascere, sognare, amare, lavorare, ridere, piangere… Vivere. Poi, approfittando della repentina crescita del nostro cervello, le pellicce le abbiamo ricavate dal pelo degli altri, abbiamo abusato della bontà della natura. Ma… “Non c’è cattivo più cattivo di un buono che diventa cattivo”. È uno dei detti più popolari, lo dovevamo tenere a mente. D’altronde c’era scritto già nel libro sacro della Comunità Cristiana, poi Bud Spencer l’ha ripetuto a Terence Hill in uno dei loro film, ma quella è un’altra storia.

Sì, è arrivato il momento di sdrammatizzare e di dimostrare di aver capito la lezione. C’era una volta, c’erano una volta: una principessa, un re, una strega cattiva, un drago, un cavallo bianco… C’era, c’è, ci sarà. Le favole si leggono – si devono leggere – anche da adulti. Le favole possono fare paura, tanta paura: quand’eravamo piccoli, per colpa delle favole, abbiam fatto brutti sogni. Poi però suonava la sveglia; poi però il sole s’impossessava – di nuovo – della nostra cameretta. Perché ogni incubo è una favola al contrario.

Natura, lo abbiamo capito! Torneremo ad interpretare Alice senza più dimenticarci l’importanza del “Paese delle Meraviglie”.

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