ESERCITO ITALIANO: “Diana Bacosi”

Intervista a Diana Bacosi

 

Oro nel Tiro a Volo specialità skeet a Rio 2016, Diana Bacosi, Caporal Maggiore Scelto del Centro Sportivo Olimpico dell’Esercito, alla sua prima Olimpiade è riuscita a conquistare la medaglia più ambita da ogni atleta. Con il piede sempre sull’acceleratore, pur conservando la calma che la contraddistingue, ci racconta i suoi prossimi obiettivi: “Voglio concentrarmi sulla prima prova della Coppa del Mondo a Nuova Delhi, a fine febbraio, e sul Campionato Europeo. Tokyo 2020 lo vedo ancora con il binocolo”.

Medaglia d’oro alle Olimpiadi. Diana, cosa si prova a raggiungere questo traguardo alla tua prima partecipazione?

Una grande gioia ed emozione. Anni e anni di sacrifici ripagati. E non mi riferisco solo agli sforzi fatti da me, ma anche da tutta la mia famiglia. Le Olimpiadi rappresentano la gara che ogni atleta aspira a vincere. Per come stavo sparando mi aspettavo una finale, ma mai avrei creduto di poter conquistare l’oro.

 

Qual è stato il momento in cui, invece, hai realizzato che questo risultato sarebbe stato possibile?

 

Quando Chiara (Cainero, ndR) ha sbagliato i primi due piattelli. Vedendola cedere mi sono detta che l’oro era alla mia portata, ma sapevo anche che lei non avrebbe più sbagliato: la conosco molto bene come atleta. Ed è andata proprio così. Per un attimo, infatti, la situazione è sembrata potersi ribaltare, quando alla penultima pedana ho messo a segno uno zero: sparavo sempre per seconda, sentivo quello che succedeva e il contesto, inconsciamente, credo di mi abbia condizionato.

 

Come sei riuscita a gestire tutta questa tensione?

 

Ho solo dei flash della seminale e della finale. In quell’occasione credo di essere stata capace di crearmi un mondo tutto mio, una sorta di bolla isolante.

 

La presenza di Chiara Cainero in finale, atleta già campionessa olimpica italiana a Pechino 2008, che ruolo ha giocato per te?

Il mio nemico è sempre stato il piattello, non ho mai pensato a Chiara come avversaria. Anzi, sono stata onorata di sparare contro di lei, non solo un’atleta con un palmarès incredibile ma anche un’amica fuori dal campo di tiro.

Quale credi siano stati i mattoni che ti hanno permesso di costruire questo successo?

 

Innanzitutto sapere che la mia famiglia era a casa è stato fondamentale. Psicologicamente ero davvero carica: la mia partecipazione è stata sudata e faticata. Inoltre è stata centrale la vicinanza di Andrea Benelli, ct della Nazionale, che ha fatto su di me un grande lavoro tecnico e psicologico per tutti questi quattro anni, e del mio allenatore personale Celso Giardini. Devo ringraziare anche il Centro Sportivo Olimpico dell’Esercito, che è stato sempre presente e senza il quale non sarei riuscita a fare l’atleta ad alto livello. Sapere di potervi contare per un qualsiasi problema quotidiano mi ha permesso di sentirmi tranquilla. Le definirei una serie di coincidenze positive.

A chi dedichi questo risultato?

A mio figlio, ovviamente. È il mio fulcro. E poi a tutte le donne: madri, figlie, mogli o sorelle che siano. Con il messaggio di non rinunciare mai ai propri sogni, perché se ci si crede si avverano.

Come si affrontano le gare quando si ha la consapevolezza di essere i migliori del mondo?

Onestamente, finora, non sono stata molto conscia dell’oro olimpico. Tornata da Rio ho già partecipato ai Campionati Italiani e alla finale della Coppa del Mondo. Mi hanno detto che arriverà il giorno in cui, tutto d’un tratto, sentirò questa consapevolezza, e non si prospetteranno momenti felici. Sono stata per due anni la prima del ranking mondiale e inevitabilmente, quando si sta su, poi si torna giù. Ma la differenza la determina la forza di ritornare in vetta e, come ogni cosa, se accadrà davvero, affronterò tutto con serenità.

L’Italia ha trionfato nel Tiro a Volo sia maschile che femminile, eppure spesso ci si dimentica di questa disciplina sportiva. C’è un augurio che, dopo la vittoria, vuoi fare a questo sport?

Mi auguro che una volta chiusasi la parentesi olimpica si continui ancora a parlare del Tiro a Volo, non permettendo che passi in secondo piano. È uno sport che insegna molta disciplina: hai un fucile in mano e ciò implica responsabilità, anche se si spara a dei piattelli di coccio. E poi ci si allena all’aria aperta e ci si confronta con tanti atleti. È uno sport in cui c’è una continua lotta contro se stessi: l’obiettivo che ci poniamo ogni giorno è di superare i nostri limiti.

 

Quindi, da mamma, consiglieresti questo sport a tuo figlio? La nostra speranza è che tu possa regalarci un altro campione come te…

Lui mi ha detto che da grande vorrà provare, ma io vorrei fargli tentare tutti gli sport. Lasciare la libertà di scegliere, senza pressioni, credo sia la cosa più importante.

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