ARGENTO AI GIOCHI EUROPEI OLIMPICI DI BAKU, UCRAINO DI ORIGINE E ITALIANO DI NAZIONALITÀ, ATLETA DELLA SEZIONE TUFFI DEL CENTRO SPORTIVO ESERCITO. A SOLI 18 ANNI È TRA LE PIÙ GIOVANI PROMESSE DEI TUFFI
Quando e come ti sei appassionato alla disciplina dei tuffi?
Ho vissuto per dodici anni in Spagna, a Madrid, perché la mia famiglia italiana adottiva viveva lì. In questa città c’è la piscina più grande della nazione. Da piccolo ero iscritto a nuoto e, un giorno, vedendo i trampolini, ho voluto provare a tuffarmi, e l’allenatore mi ha invitato a rimanere.
Nei giochi europei di Baku hai vinto una medaglia d’argento nel trampolino da tre metri. Che sensazioni hai provato salendo sul podio?
Non mi aspettavo assolutamente la medaglia ed è stata un’emozione difficile da descrivere: la può capire solo chi l’ha vissuta.
Cosa ha rappresentato per te lo sport in questi anni?
Lo sport mi ha aiutato tantissimo nella vita. Mi ha fatto crescere mentalmente e come persona. Nei momenti di rabbia o tristezza è sempre stato una valvola di sfogo positiva.
Sei testimonial di Ai.Bi., un’associazione che lotta ogni giorno per comattere l’emergenza abbandono, e attraverso di loro hai scelto di raccontare la tua storia di vita. Cosa ti ha spinto a farlo?
Da ragazzo adottato credo di saperne qualcosa di questo mondo.Sento tante persone esternare pensieri sbagliati sull’adozione, perciò mi sembrava giusto parlare della mia storia e far capire che anche i bambini adottati possono avere una vita meravigliosa ed essere felici.
Perché, trasferitoti in Italia, hai scelto di entrare a far parte dell’Esercito Italiano?
Credo che l’Esercito sia il corpo militare più serio e disciplinato: consente di concentrarsi sullo sport a 360 gradi e chi ne fa parte viene sostenuto sotto molteplici aspetti.
Quanto è importante la disciplina nel tuo sport?
È fondamentale. Sei in aria per pochissimi secondi e in quel momento si decide tutto: bisogna rimanere concentrati tenendo a mente l’obiettivo.Non esistono margini di errore. Il momento più bello e quello più difficile. Il più bello è quando realizzi un buon tuffo e hai il tifo e l’appoggio della squadra e della famiglia. Gli istanti più duri di una gara sono quelli successivi a un tuffo sbagliato, quando devi resistere mentalmente per poter continuare ad andare avanti senza pensare che sia tutto perduto.
Molti parlano di te come la nuova promessa dei tuffi. Ti rispecchi in questa descrizione?
Onestamente non vorrei concentrarmi molto su quello che si dice di me. Voglio lavorare duramente per riuscire a portare dei risultati per l’Italia. Non mi interessa diventare famoso: spero che le persone mi ricordino per altre cose, non solo per le medaglie.
Quale sarà il tuo prossimo obiettivo?
Miro principalmente alle Olimpiadi. Uno sportivo che pratica questa attività a livello agonistico non può che avere questo desiderio, ma non sarà semplice arrivare fin lì. Quest’anno, intanto, vorrei puntare agli Europei Assoluti, preparan- domi per essere pronto per tutte le gare, di cui la prima a dicembre