Emiliano Vitolo

MUSICA E ARCHITETTURA: DUE UNIVERSI, STESSA ANIMA

a cura di MARIA CONCETTA SABATINO

Architetto e imprenditore, Emiliano ci racconta il suo percorso umano e professionale, formatosi tra pentagramma e tavola da disegno.

 

Chi è Emiliano?

È complicato definirsi, preferisco lo facciano le persone con cui mi confronto ogni giorno, ma proverò a fare del mio meglio. Mi considero da sempre un sognatore, con il desiderio di lasciare un segno in tutto ciò che affronto. Il pianoforte è stato il mio primo amore, un rapporto totalizzante con emozioni profonde. Una “storia” terminata bruscamente a seguito di un grave lutto in adolescenza. Mia moglie Martina mi ha poi ispirato e guidato verso l’architettura, una disciplina capace di regalarmi la stessa magia della musica, in termini di ritmo, melodia, precisione e creatività. Due linguaggi complementari, che condividono la stessa anima. Oggi, come da bambino, ricerco sempre qualcosa di nuovo e inaspettato, partendo dalle relazioni e dal dialogo con gli altri. Anche da imprenditore credo molto nel valore del lavoro di squadra, dove ogni personalità può e deve contribuire a dare forma a un risultato unico.

 

Come è nata la passione per il tuo mestiere?

Da una connessione spontanea con la musica e dai suoi insegnamenti: l’importanza del ritmo, delle accelerazioni, delle pause e delle armonie. Un grande edificio è una composizione musicale, fatta di sorprese, silenzi, contrasti, proporzioni, equilibri. Quando ho lasciato la musica, ho ritrovato nell’architettura un altro modo per esprimermi. Ciò che un tempo riportavo sul pentagramma, oggi lo traduco in spazi e volumi calibrati sulle richieste del committente.

 

Quale è la storia della tua azienda e cosa rappresenta per te?

EVA rispecchia la mia voglia di lasciare il segno, raccontando qualcosa di significativo. Dopo il conservatorio e la facoltà di architettura, ho avuto l’opportunità di entrare nello studio internazionale di Massimiliano Fuksas e lavorare a progetti complessi che mi hanno permesso di crescere rapidamente, viaggiare e confrontarmi con tematiche di alto livello. Quando ho avviato il mio studio, sapevo di dover costruire tutto da zero, trasmettere fiducia ai primi clienti e individuare collaboratori appassionati e “affamati”. Ho avuto la fortuna di iniziare con progetti importanti come ville private a Buenos Aires e lavori a Los Angeles, Londra, Parigi. Ho costruito una squadra di professionisti che considero oggi la vera anima di EVA. In totale sinergia, lavoriamo insieme per trasformare le emozioni dei clienti in spazi che raccontino le loro storie.

 

Ci sono state sfide particolari che hai dovuto affrontare?

La sfida più complessa risiede nel mantenere un approccio sperimentale, mai conservativo. Ci immergiamo in progetti multidisciplinari cercando il giusto equilibrio tra i vari elementi: design, qualità dei materiali, illuminazione, scenografia e sempre all’insegna della funzionalità. E’ come tenere mille palloncini in mano, tentando di non farne volare via nessuno, grazie a un lavoro di squadra impeccabile, finalizzato a trasformare ogni progetto in un concerto straordinario.

 

Che consigli daresti a chi vuole intraprendere questa strada?

Non penso di poter dispensare consigli, vista anche la mia giovane carriera, ma ci sono tre aspetti per me fondamentali: umiltà, ricerca e disegno. L’umiltà è essenziale per imparare dai grandi maestri e migliorarsi. Oggi, anche nei percorsi formativi che organizziamo, noto spesso giovani che cercano risposte immediate, mentre ritengo che la crescita richieda tempo, dedizione e ricerca per imparare, stupirsi, stupire. E poi c’è il disegno, l’anima dell’architettura, ciò che attraverso la matita produce quelle emozioni senza cui non esistono grandi progetti.

 

Progetti futuri?

Abbiamo da poco effettuato un’importante operazione di rebranding, scegliendo di chiamarci EVA (Emiliano VitoloArchitects, ndr.), acronimo con un concetto molto più ampio della semplice sigla: una realtà che parla al femminile. Posso felicemente affermare di trovarmi ogni giorno in minoranza di genere. In un contesto ricco di potenziali talenti, le donne mostrano un’attitudine naturale alla creatività, alla determinazione e all’energia. L’obiettivo per i prossimi cinque anni è consolidare il nostro studio e aprire una sede internazionale, lavorando per creare nuove opportunità in mercati come la Francia che potrebbe ospitare la prossima “casa” di EVA. Il futuro è in continua evoluzione, ma ciò che non cambierà mai è il nostro impegno nel creare progetti che parlino di emozioni, persone e storie.

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