“Voi avete gli orologi, io ho il tempo”
Occhi blu come due bottiglie di vetro trasparente dentro cui si muove l’acqua, corpo scolpito dal costante e inteso lavoro di chi ha fatto dello sport e dell’attività fisica il suo pane quotidiano. Tommaso parla veloce, ma pensa ancor più svelto e la sua è una vita che ha il gusto dell’avventura.
Di Beatrice Gentili
Se dovessimo esprimere Tommaso D’Ettore con una sola parola, quella giusta sarebbe “energia”: vitalità e adrenalina allo stato puro, sia nel corpo che nel carattere; nel suo DNA c’è la propensione naturale per il rischio.
Appena diciottenne ha lasciato Roma per inseguire le sue passioni e avvicinarsi al settore della ristorazione, in Svizzera. Poi, voltata pagina, è volato verso l’America per intraprendere un viaggio on the road all’insegna dell’avventura. “Voi avete gli orologi? Noi abbiamo il tempo” recita un proverbio afghano e Tommaso lo ha fatto suo, reinterpretandolo. Per lui routine e scadenze sono solo convenzioni, perché la strada da percorrere è esclusivamente scandita dai ritmi delle proprie passioni. E non è mai troppo tardi per stravolgere i piani e ripartire da zero.
Per avere vent’anni hai già un bagaglio di esperienze importante alle spalle…
Mi definisco una persona dinamica: mi piacere mettermi in gioco in situazioni nuove ed esplorare a tutto tondo ogni aspetto di ciò che mi affascina. Questo mi ha dato la spinta, fin da quando ero piccolo, a non avere paura di inseguire i miei sogni e a credere che potessero realizzarsi. Finito il liceo, per esempio, ho lasciato tutto e mi sono trasferito per diverso tempo Zurigo e poi a Milano, per conoscere da vicino la realtà della ristorazione, che allora credevo essere la strada giusta per me. Poi, come spesso accade nella mia vita, i piani sono cambiati e sono tornato a Roma per iscrivermi all’università.
Cosa ti ha portato a questa inversione di rotta?
Credo che a un certo punto, dopo quella perdita progressiva di stabilità dovuta ai continui viaggi per l’Europa, sia scattata dentro di me la necessità di creare delle basi più solide. Ho capito che senza lo studio non si possono raggiungere dei risultati importanti, perché è ciò che ti dà competenze e soprattutto il giusto livello di organizzazione. Un business funzionante non si può improvvisare. Adesso studio Scienze Politiche a Roma, ma sto pensando di trasferirmi a Londra, una città molto stimolante e dallo spirito internazionale. Nel frattempo coltivo la mia passione per gli sport estremi e lavoro, quando capita, nel campo della moda o come comparsa nei film. Un semplice hobby.
L’adrenalina, insomma, è il tuo pane quotidiano…
Sì e non a caso ho iniziato da piccolo a studiare combattimento, per poi proseguire con altre attività come parkour, paracadutismo e calisthenics (un allenamento a corpo libero che prevede l’utilizzo nelle proprie attività di punti di appoggio come anelli o sbarre, ndr). Diciamo semplicemente che mi piace spingermi fino a limite, in ogni cosa che faccio.
Quali aggettivi useresti per descriverti?
Molto spesso testardo, a tratti impulsivo ma anche una persona buona, sempre pronta a rendersi disponibile e d’aiuto per gli altri.
In questa vita così frenetica, qual è la prossima tappa da raggiungere prevista sulla tua tabella di marcia?
Come è facile capire, non sono un ragazzo a cui piace fare programmi a lungo raggio. Mi potrei identificare in un frullatore di idee, e ogni giorno mi piacerebbe realizzarle tutte e poi ricominciare da capo. Sicuramente, però, mi immagino tra qualche anno a capo di una mia azienda attiva in uno dei tanti ambiti che mi incuriosiscono, tra cui quello dell’abbigliamento. In futuro, poi, mi vedo anche in divisa.
Cosa intendi?
Mi piacerebbe la carriera miliare. Anche se si tratterebbe di vivere una realtà molto rigida rispetto a quella cui sono abituato, sono convinto che sarebbe un’esperienza forte e capace di arricchirmi. Una scelta che segue il filone dell’estremo, proprio come piace a me.
Sei un ragazzo dalle mille sorprese!
Diciamo che, il più delle volte, il primo a sorprendersi sono proprio io! Non amo la monotonia e, anche crescendo, continuo a pensare che l’imprevedibilità abbia il suo fascino (sorride, ndr).