BULLI STOP: “Non è mica un difetto, la sensibilità!”

“Non è mica un difetto, la sensibilità!”

 

Studente; e adolescente: Leonardo Della Bianca ha 17 anni e le idee molto chiare su come si sta al mondo. Qui ci parla della sua esperienza con Bulli Stop.

 

Come hai conosciuto Bulli Stop e perché hai deciso di diventarne testimonial?

L’ho conosciuto a scuola: la sede centrale di Bulli Stop è dentro l’Istituto che frequento adesso, il Paritario Visconti. Durante la prima adolescenza sono stato vittima di bullismo, forse a causa della mia gentilezza, del fatto che mi comportavo bene o non fumavo. Incassavo insulti e qualche battuta pesante. Così, quando ho capito di cosa si occupava l’Organizzazione, ho subito aderito.

Cos’è il bullismo? Come nasce, secondo te?

Difficile dirlo. Certamente è una situazione molto seria e bisogna intervenire in modo organico. Per quanto mi riguarda ho maturato l’idea che i “bulli” sono emotivamente fragili e tendono a mascherare questo lato del loro carattere adottando l’atteggiamento contrario, arrogante e attaccabrighe. Questo non accadrebbe se si sentissero liberi di mostrare le loro debolezze, di dichiararsi sensibili. Che poi, che male c’è a essere sensibili? Non è mica un difetto.

Dunque sei stato vittima di bullismo. Hai mai fatto il “carnefice”?

Ho corso questo rischio, mio malgrado. Essendo espansivo e schietto, ogni tanto mi succede di dire qualcosa di troppo. Da quando ho conosciuto Bulli Stop e ho scoperto che il bullismo nasce dalle piccolezze, dai giochi, dagli scherzi, sto più attento a non urtare la sensibilità altrui.

Pensi che il bullismo dilaghi solo tra i ragazzi o ci sono anche vittime più adulte?

Non è escluso che il fenomeno esista anche tra gi adulti; ma questi sono più consapevoli, perciò su di loro il bullismo attecchisce meno. A scuola, tra i ragazzi, è più evidente: frequenti sempre le stesse persone, così a poco a poco diventa una routine. Inoltre il bullismo viene preso spesso sottogamba dagli stessi insegnanti, liquidato in fretta come una “ragazzata”. Non capiscono che, così facendo, giocano nella “squadra” degli aguzzini e peggiorano la situazione.

Se tu fossi a capo di un’organizzazione contro il bullismo, quali azioni intraprenderesti?

Certamente partirei dalla scuola, diffondendo continuamente messaggi di sensibilizzazione. Ricorrerei all’aiuto psicologico sia per i bulli che per le loro vittime, senza tralasciare le famiglie, perché è lì che spesso si nasconde il problema. Poi farei praticare l’arte in qualsiasi forma, specialmente il teatro. È essenziale trovare un modo per esprimersi al di là delle convenzioni: rende liberi. E se ti senti davvero libero, il giudizio degli altri non conta più niente.

Spesso nei film è inserita la figura del bullo, ma è popolare e di successo. Pensi che i ragazzi possano identificarsi con lui e imitare il suo atteggiamento?

Beh, il rischio c’è. Anche perché i personaggi dei film spesso corrispondono alla realtà: è vero che i bulli sono seguiti e ammirati; assumono l’atteggiamento del leader e questo li porta a essere molto popolari. Perciò non bisognerebbe inserire certi contenuti con troppa leggerezza.

A proposito: tu sei un attore molto seguito. Senti la necessità di mandare qualche messaggio ai tuoi fans?

Certo: informarsi molto bene, senza identificarsi con una moda o con un nome famoso. Essere empatici e rispettare l’altro. Poi dialogare, soprattutto dialogare! Solo così si ha l’opportunità di conoscere, capire, e quindi essere liberi di scegliere come si vuole stare al mondo.

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