“La scuola come maieutica PER EDUCARE AL PENSIERO LIBERO”
Professore, in che modo si rapporta e confronta con alunni di diverse età?
Non utilizzo un approccio differente con gli alunni liceali e quelli del Centro Sperimentale, che è una scuola di Alta Formazione post-diploma, tantomeno una differente metodologia didattica. Credo che il docente debba essere innanzitutto uno strumento, un mezzo per guidare gli alunni alla scoperta delle rispettive capacità, aiutando loro a valorizzarsi e ad emergere. Bisogna intuire le potenzialità del singolo e fare un lavoro di maieutica: tramite il coinvolgimento attivo, sollecitare i ragazzi a tirar fuori le attitudini, già insite in loro. Non è un percorso facile ma penso sia indispensabile recuperare questa funzione.
Da qualche anno è in auge la figura del professore- complice della classe. Lei naviga invece controcorrente? Assolutamente sì. La Scuola è diventata gradualmente un luogo sempre più problematico, perché si è appiattita troppo sulla società. La rivoluzione digitale ha innescato un cambiamento epocale, trasformando radicalmente la nostra quotidianità e ridisegnando i rapporti con la cultura e nella società stessa. Il sapere è a portata di click, le famiglie spesso non hanno più tempo da trascorrere con i figli e si delega totalmente a noi docenti il ruolo di educatori. Molti colleghi si pongono allo stesso livello degli allievi, azzerando quindi il proprio ruolo. Io cerco di trovare un giusto equilibrio tra coinvolgimento emotivo e autorevolezza e, a questo scopo, l’ironia si rivela una chiave
vincente. Inoltre non mi limito mai a presentare un autore basandomi solo sulla biografia e l’elenco sterile delle opere. Queste informazioni sono già fruibili da chiunque nella rete. Per appassionare e far comprendere pienamente il senso profondo del lascito artistico-letterario, o cinematografico, il docente deve contestualizzare la vita del poeta, del pittore o del regista di turno: fungere da medium tra passato e presente.
C’è un aneddoto o un episodio di vita scolastica in particolare che vuole condividere con i lettori?
Sì. In un’occasione venni colto da un attacco di panico durante una lezione. Mi immobilizzai e non riuscivo ad emettere alcun suono dalla bocca. In un rapido impeto di lucidità, uscii dall’aula e i miei alunni si trovarono a fronteggiare una situazione straordinaria: il professore che abbandona la classe. Durante la mia assenza gli studenti sono rimasti in silenzio, perfettamente in simbiosi con quanto accaduto a me. Ebbene ho potuto toccare con mano gli effetti positivi del mio metodo: trasferire (essere un medium) il mio stato d’animo agli allievi che si sono “immobilizzati” a loro volta, tanto erano coinvolti e partecipi alla lezione. Questo è stato un evento unico. Le mie soddisfazioni quotidiane le riscontro e assaporo ogni giorno, quando un alunno si pone la domanda “cos’è?” e inizia a mettere in discussione le proprie certezze. Sono curioso, come il primo giorno di insegnamento, di scoprire cosa uscirà dal grande vaso di Pandora, che è il nostro “io”.