ARTE E CULTURA: “Stefano Contini”

Una vita all’insegna dell’arte e della ricerca della meraviglia

Intervista a Stefano Contini

Di Chiara Capoccetti

Collezionista, gallerista e mercante d’arte. Stefano Contini è riuscito a fare della sua passione un obiettivo di vita. In quarant’anni di carriera vanta incredibili collaborazioni a livello internazionale con alcuni dei maggiori protagonisti della scena artistica globale, con le più grandi istituzioni museali e culturali ed artisti del calibro di Botero e Mitoraj. Le sue gallerie, tra Venezia e Cortina, sono diventate un vero e proprio punto di riferimento per i collezionisti di tutto il mondo.

Partiamo dall’inizio di tutto….Lei sicuramente per la realtà italiana è motivo di vanto e di orgoglio, per il successo raggiunto e la carriera costruita. Come ha iniziato tutto?

Ho avuta una lunga esperienza nel mondo dell’arte, sono quarant’anni ormai che ho le mie gallerie. La mia filosofia alla base di tutto è sempre stata quella di non fare solo il gallerista ma di essere anche un mercante d’arte e questo, per me, vuol dire lavorare sempre direttamente a contatto con l’artista, mettendo al primo posto la “persona”. La vita mi ha portato a conoscere, per fortuna, grandissimi artisti. Da giovane ho iniziato lavorando con un artista che si chiamava Giuseppe Cesetti, un pittore venuto a mancare da diversi anni, molto importante negli anni ’20 e ’30. Diciamo però che la vera finestra sul mondo dell’arte si è aperta con Zoran Mušič, un grande artista che ha vissuto a Parigi e che ha fatto diverse mostre in giro per il mondo, al quale sono stato vicino per tanti anni. Poi per fare altri nomi, in primis, Igor Mitoraj, Fernando Botero e poi lavoro anche con Manolo Valdéz, Pablo Atchugarry e con Parke Eun Sun. Quello che fa il mercante d’arte non è tanto una compravendita delle opere, quanto una promozione dell’artista, ovvero un viaggio da intraprendere,d’amore e d’accordo, con l’artista stesso. Negli anni le mie gallerie sono diventate un punto d’incontro e di riferimento per collezionisti; quando organizzo una nuova mostra si mette in moto un processo molto diverso da quello che normalmente si intende come galleria d’arte, vista meramente come vetrina che tenta di “vendere” un artista piuttosto che un altro. Si parte sempre da un lavoro di preparazione e di comunicazione a livello mediatico ed il nostro core business, infatti, è quello di promuovere l’artista che rappresentiamo, più o meno in esclusiva, nella galleria stessa.

Detto questo, la galleria vende sicuramente anche altri artisti che diciamo essere quelli che “il mercato o la situazione danno”. Ho fatto mostre di Picasso, di Domenico Gnoli e di moltissimi artisti ma questa è un’attività di “galleria” che viene ad integrarsi con il lavoro da mercante che viene fatto per gli artisti che rappresentiamo.

Qual’è l’aspetto del mercato dell’arte che più la affascina? E qual è l’aspetto che preferisce nel suo lavoro e nella collaborazione con artisti di oggi?

Guardi io ho un caratteraccio per molti, anche se credo fondamentalmente di essere un buono e la prima cosa importante di una collaborazione è proprio quella dell’impatto personale: dietro l’artista mi deve piacere l’uomo che c’è. Ovviamente ammesso che mi piaccia quello che realizza e crea perché se lo avvicino vuol dire che mi piace e che mi interessa anche il suo lavoro. Dopo questo viene uno studio sia di mercato sia del messaggio che vuole trasmettere ed è fondamentale che sia originale ed interessante. Ma prima di tutto mi deve piacere l’uomo perché quando si lavora con un artista ci deve essere una simbiosi, un qualcosa che ci unisce, se non altro a pelle. Quindi ci sono diversi aspetti che tengo in considerazione e, ovviamente, mi è anche capitato di lavorare con artisti importantissimi ma che poi non mi sono piaciuti. Siccome il mio lavoro lo faccio con la passione di chi colleziona l’arte, perché prima di tutto sono anche collezionista, voglio svegliarmi ogni mattina ed essere felice di andare a fare qualsiasi cosa mi riguardi in prima persona e stare con persone che mi piacciono.

Una domanda, data la terribile situazione che stiamo attraversando, va fatta.. Lei ha già mostrato una sua prima reazione con l’interessante idea ed iniziativa delle mascherine “d’arte”, ovvero del regalare, nelle sue gallerie, mascherine con sopra riprodotte le opere più importanti realizzate dal suo entourage di artisti. Come reagirà l’arte ed il mercato internazionale a questo periodo? Il mercato dell’arte si basa su opere che andrebbero esperite, viste dal vivo. Il digitale può davvero salvare la situazione? In che modo?

Io vengo da una formazione di direzione aziendale, ho iniziato da ragazzo vendendo libri e poi giovanissimo sono diventato responsabile e direttore di una filiale. Vengo dal marketing e da un’esperienza libraria che mi forgia notevolmente la mente e la visione delle cose e queste iniziative, come l’idea delle mascherine che possiamo definire un divertisment, vengono fuori in maniera abbastanza naturale… è un “gioco” di comunicazione nonché l’ultima iniziativa tra le tante di questo genere intraprese negli anni. Oggi siamo costretti a lavorare con il digitale. Prima di questo maledetto virus il nostro lavoro si svolgeva per il 70 per cento all’estero e per il 30 in Italia. Ho passato vent’anni della mia vita in aereo girando il mondo e con la mia esperienza e lavoro in galleria posso dire di avere alle spalle un patrimonio storico di quarant’anni che ci permette di lavorare comunque tanto… come galleria abbiamo migliaia di collezionisti che negli anni sono passati da noi e per quanto il Coronavirus abbia bloccato la situazione a livello internazionale comunque non abbiamo avuto nessuna flessione o cambiamento eccessivo. Queste circostanze potrebbero intaccare di più chi deve partire ora o è partito da poco, per esempio da circa cinque anni e avrà sicuramente più problemi. Al nostro interno poi noi siamo una struttura piramidale con direttore della galleria, contatti continui in tutto il mondo e quando abbiamo un’opera nuova, spesso, sappiamo già a chi indirizzarla. Io stesso posso dire ai collezionisti cosa comprare e alcuni di questi mi ascoltano proprio per la fiducia che ispiriamo in forza della nostra storia ed esperienza nel campo. Questo sicuramente è uno degli aspetti importanti.

“Vi daremo il benvenuto ogniqualvolta avrete voglia di riscoprire la Meraviglia”. Questo è il modo con cui presenta la pagina della sua galleria. Cos’è per lei la meraviglia, la bellezza?

La meraviglia sta dentro di noi, dobbiamo riuscire a meravigliarci sempre delle cose che si incontrano… della gioventù, della sensibilità e della felicità di vivere.

Guardandosi indietro e guardando a tutto quello che è riuscito a costruire, qual è la sua più grande soddisfazione? Tra mostre e collaborazioni ce n’è una che ricorda con affetto e che è stata una vera e propria conquista a livello personale e professionale?

Ci sono state tante mostre ed eventi che sono stati di grande soddisfazione: Botero a Piazza Venezia, le mostre al mercato di Traiano o anche Botero a Palazzo Reale a Milano che ha avuto lunghe file per entrare. Forse quella che mi emoziona più di tutte è stata quella di Pompei: ho fatto un’importante donazione, al sito archeologico, di una scultura (7,80 m) di Mitoraj che si trova all’ingresso principale. Mitoriaj era un mio carissimo amico, forse uno dei più cari, che ho voluto omaggiare in questo modo. E comunque ci tengo a sottolineare che non vivo di ricordi ma di presenza e di futuro.

Se volesse bisbigliarci, da amico, all’orecchio un piccolo segreto per il successo? Per riuscire a trovare la propria strada nella vita e perseguirla?

Credere fermamente in quello che si va a fare, anche se sbagliato. Lottare e perseverare. Ho fatto molte scelte nella mia vita, alcune giuste, alcune sbagliate, ma anche quelle sbagliate le ho sempre vissute fino in fondo perché c’ho creduto e quindi difendevo le mie idee e queste stesse esperienze sono state costruttive. Mai arrendersi

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