WHO CHANGED THE WORLD: ” James Harrison & Giulia Civita Franceschi”

WHO CHANGED THE WORLD

JAMES HARRISON

 

Portrait of James Harrison 72 (centre) with twin boys Seth Murray O+ (left) and Ethan Murray  O-(right) in the Apheresis department at the Australian Red Cross Blood Service. Hundreds of thousands of babies owe their health and in some cases their life to James Harrison as his blood has been used in every dose of anti-D serum since 1967, which is given when the blood types of mothers and babies are incompatible. Red Cross, Sydney, NSW. Today 20th of May, 2009. Photo by KATE GERAGHTY.
Portrait of James Harrison 72 (centre) with twin boys Seth Murray O+ (left) and Ethan Murray O-(right) in the Apheresis department at the Australian Red Cross Blood Service. Hundreds of thousands of babies owe their health and in some cases their life to James Harrison as his blood has been used in every dose of anti-D serum since 1967, which is given when the blood types of mothers and babies are incompatible. Red Cross, Sydney, NSW. Today 20th of May, 2009.
Photo by KATE GERAGHTY.

James Harrison, altresì detto l’uomo dal braccio d’oro. Il suo sangue contiene un anticorpo per sconfiggere finalmente la rara malattia di Rhesus (RH) un fattore presente nel sangue.

Se la madre è Rh- negativo e il feto è Rh- positivo la madre può sviluppare degli anticorpi contro il feto stesso e al momento della nascita è necessaria un’immunizzazione. Nonostante abbia confessato la sua paure per gli aghi e che la vista del sangue gli provoca nausea, James è un abituale donatore, salvando così due milioni di bambini. Ha iniziato a donare il sangue non appena la legge glielo consentiva, ovvero a diciotto anni, ma aveva già in programma da quattro anni prima di iniziare a donare. All’età di quattordici anni James a causa di un’importante operazione ai polmoni rimase in ospedale tre mesi ed ebbe bisogno di ben 13 sacche di sangue. In quel momento capì l’importanza di donare il sangue. Solo il corpo umano può produrre sangue, nessuna avanzata scoperta medica potrà sostituire il sangue. Era già un abituale donatore quando, dopo che ebbero esaminato il suo sangue, fu messo al corrente di quanto questo fosse prezioso per la malattia di Rhesus. Dal suo sangue è stato ricavato perciò un vero e proprio farmaco. Quest’uomo straordinario e il vaccino anti-D anno salvato la vita a due milioni di bambini. Il suo aiuto è stato fondamentale proprio per l’Australia, la sua nazione, dove il 17% delle donne risulta a rischio. In Australia è visto come un eroe nazionale. Tutti dovrebbero seguire il suo esempio, perché ad oggi ci sono ancora 75 paesi sotto la soglia minima per la raccolta di sangue per gestire le trasfusioni. Senza un numero adeguato di sacche di sangue un ospedale, anche se si tratta di una struttura all’avanguardia, non può assicurare la guarigione in casi in cui una trasfusione è strettamente necessario. In Italia, dopo tutte le campagne di sensibilizzazione, i donatori del sangue aumentano.

GIULIA CIVITA FRANCESCHI

WHO CHANGED THE WORLD DONNA

 

Soli e spavaldi vagabondano per le strade di Napoli gli scugnizzi, ragazzini impertinenti e goliardici, da lungo tempo specchio di una triste parte della realtà sociale della città. Nell’ottica popolare lo scugnizzo è un personaggio allegro e spensierato, il classico “monello” di strada su cui è stata costruita una vera e propria iconografia. Ma la realtà è ben più crudele. Lo scugnizzo non è solo il bambino furbo e insolente che ci sollazza al cinema o al teatro mentre mette in atto le sue furfanterie, bensì è un bambino condannato a vivere nell’analfabetismo e nella miseria. Nel 1870 nasce a Napoli la donna che per la prima volta aiuterà veramente questi bimbi con un progetto educativo fondato sulla ricostruzione degli affetti: Giulia Civita Franceschi. Il suo contributo fondamentale la vede protagonista nell’iniziativa denominata Nave Asilo Carracciolo, la quale, più che un luogo atto a insegnare ai fanciulli i mestieri marittimi, si rivela ben presto una vera e propria comunità dove gli scugnizzi percepiscono un senso di unione e di calore familiare. Il comune di Napoli elargirà annualmente una piccola somma di denaro finalizzata al finanziamento dell’impresa, di cui Giulia Civita non è solo l’iniziatrice ma anche la direttrice. Giulia Civita, in breve tempo, comincia a occuparsi anche delle scugnizze, vittime di molteplici maltrattamenti. In molti si interessano a un progetto che toglie dalla strada sempre più bambini, tanto da suscitare anche l’attenzione di Maria Montessori, la quale si complimenterà personalmente con la Franceschi. Nel 1922 arrivano i primi riconoscimenti da parte del Ministero della Pubblica Istruzione, che conferisce a questa donna straordinaria la medaglia d’oro al merito. Durante il ventennio fascista, Giulia Civita viene sollevata dal suo incarico e il progetto entra a far parte dell’Opera Nazionale Balilla. La Franceschi si dedica per qualche tempo alla famiglia ma, pervasa dalla bontà e dall’esigenza di aiutare il prossimo, entra a far parte di un nuovo movimento femminile: l’UDI (Unione delle donne italiane). Nel 1947 presenzia al congresso delle donne napoletane, dove illustra il metodo educativo da lei utilizzato. La grande pedagogista scompare, ormai molto anziana, nel 1957.

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