Giuseppe Roscioli: camera con vista su una passione di famiglia lunga novant’anni
Passione ospitalità. È quella degli Hotel del Gruppo Roscioli; una storia fatta di professionalità, di coccole, di voglia di stupire. Migliaia di pagine da leggere e altrettante ancora da scrivere. Iniziamo con la lettura, dalla viva voce di Giuseppe Roscioli. Il quale, precisiamo, ha poco più di sessant’anni.
Di Enrico Barracco
L’accoglienza non si può improvvisare, non è da tutti. L’accoglienza e le stelle: due, tre, quattro, cinque… il cielo in una stanza, verrebbe da dire. Ma la stanza – la camera – non basta per fare un Hotel. Perché l’accoglienza, l’ospitalità s’imparano con l’esperienza, la passione, la dedizione senza pause per giorni, mesi, anni, lustri.
Ordine, pulizia e lusso sfrenato. Qualcuno pensa che bastino questi tre ingredienti per “cucinare” un superlativo servizio alberghiero. Ma così non è; così non sarà mai.
Basta informarsi; basta fare due chiacchiere – come ho fatto io – con Giuseppe Roscioli, socio dell’omonimo Gruppo; 61 primavere sulle spalle alle quali vanno aggiunti altri trent’anni – mese più, mese meno – di esperienza familiare nel settore. Perché questa storia comincia nel 1933 con il nonno di Giuseppe (omonimo), il quale acquistò una piccola pensione (venti camere) nei pressi di Roma Termini. Ed è proprio in quel palazzo che nascerà, tempo dopo, l’Hotel Universo, primo gioiello del Gruppo. Il successo non tardò ad arrivare, anche perché in “casa” Roscioli non è mai mancata la lungimiranza. Due esempi su tutti: negli Anni 30 l’albergo era uno degli unici a disporre di acqua corrente in tutte le stanze. Nei primi Anni 50, poi, l’Hotel fu il primo a dotarsi di aria condizionata e ascensori automatici. Perché nel frattempo molto era cambiato in via Principe Amedeo: l’Universo divenne il “rifugio” prediletto di Enrico Mattei, di Gina Lollobrigida, di Fausto Coppi e di tanti altri. Ospitalità, impresa, cultura: nel 1957, sempre qui, nacque la più grande sala congressi della Capitale.
Passeranno gli anni, si avvicenderanno le generazioni e, dopo l’Universo, arriveranno il Best Western Hotel in zona Colosseo, il Best Western Royal Santina a via Marsala, il Best Western Raffaello a Monti e il Claridge in viale Liegi.
Roma e basta? Beh, diciamo che la Capitale e il Gruppo Roscioli “collaborano” egregiamente, si capiscono al volo. Tuttavia non ci si ferma all’ombra del Cupolone, visto che nel 2020 è stato aperto il “The Corner Duomo Hotel” a Milano; come dire: quando ci sai fare con l’accoglienza, puoi esportare la tua passione ovunque.
Ma veniamo a lui, a Giuseppe Roscioli, anni 61, dottore in Scienze Politiche con specializzazione in Relazioni Internazionali. Dottore e albergatore a 24 carati, anche perché presidente di Federalberghi Roma e vicepresidente della stessa Associazione in ambito nazionale.
Prima domanda: lei è nato e cresciuto nell’azienda di famiglia. Ha mai pensato di cambiare rotta? Insomma lavorare nel Gruppo è stata una scelta dettata dalla tradizione o anche da altro?
“Niente tradizione; niente scelte obbligate – risponde senza tradire la benché minima incertezza –: ho iniziato a lavorare a 16 anni con entusiasmo; nessuna costrizione, solo passione”.
Però quando si tratta di scegliere, di innovare, tocca discutere – e magari anche litigare – con i padri, i nonni, insomma con coloro che si sentono sempre e comunque al timone. È capitato anche a lei?
“Certo, il passaggio da una generazione all’altra porta con sé visioni differenti. Qualche discussione c’è stata, senza dubbio. Attenzione però: qualunque intervento, qualunque progetto, qualunque soluzione deve essere ponderata e motivata con serietà. Cambiare solo per seguire una moda non serve a nulla. Insomma ci vogliono esperienza e – repetita iuvant – passione. La prima si acquisisce sul campo, con gli anni. La passione, invece, o ce l’hai o non ce l’hai. Dal canto mio posso dire, gridare, che non mi è mai mancata”.
Proprio così: Giuseppe Roscioli, già da teen-ager, era più che convinto di quale sarebbe stato il suo futuro. Va bene l’università, va bene anche – ma mettiamoci un forse, lui non me l’ha detto – fingere un pochino con sé stesso, dicendosi: “E se domani m’inventassi una nuova strada? E se lasciassi gli ‘affari di famiglia’ per occuparmi di tutt’altro…?”. Va bene tutto ma poi basta: si torna in albergo; si torna, cioè, a fare quel che ci piace. A Giuseppe Roscioli questo lavoro piace. Punto.
Com’è cambiato questo settore – e questo mestiere – negli ultimi decenni?
“Son cambiate tante cose, come lei può ben immaginare. Intanto l’albergo, da anni, non è più solo il luogo dove soggiornare, dove dormire quando si viaggia. L’Hotel è impresa, cultura, incontro, stimolo. Tutto questo grazie agli spazi che si offrono per i convegni, ma non solo. Insomma, dormire e basta… non basta più…!”.
Poi, tempo fa, è arrivata la Rete; e sono arrivate le varie piattaforme, i portali per prenotare una stanza con un “click”. Una vera e propria rivoluzione. Del tutto incruenta? Traduco: è, come si dice, “tutto oro quel che luce?”
“Indubbiamente la Rete ha enormemente velocizzato il sistema delle prenotazioni; dopo la velocità tutto il resto: poter vedere gli spazi dell’Hotel fino all’ultimo dettaglio e via dicendo. Visto che nella domanda mi ha messo l’oro io nella risposta ci metto le medaglie. Sa bene che ogni medaglia ha il suo rovescio no? Ebbene il ‘rovescio’ c’è: i grandi (e i piccoli) portali, dalla multinazionale alla realtà più circoscritta offrono un servizio; che noi albergatori paghiamo. Prezzi giusti? Talvolta sì, talvolta meno. Mettiamola così: oggi non possiamo rinunciare a loro; loro lo sanno e quindi…”.
Capito. Possiamo ben dire, quindi, che anche le rivoluzioni più pacifiche qualche ferita, qualche abrasione, qualche contusione la provocano… Ma andiamo avanti: consiglierebbe ad un ragazzo o una ragazza di vent’anni questa attività? Cioè di diventare imprenditore dell’accoglienza?
“Sarò monotono ma ripeto: questo lavoro mi piace e se tornassi indietro rifarei tutto quello che ho fatto. Posso aggiungere che non è una passeggiata e che, come accade in altri ambiti, bisogna dimenticarsi spesso le festività, i week-end e tutti quei momenti dove ‘gli altri’ sono in vacanza”.
L’11 settembre, poi la crisi del 2008, poi due anni di pandemia. Come ne siete usciti?
“Ne siamo usciti con qualche osso rotto, certo. Ne siamo usciti, noi, in forza dell’esperienza, della qualità, della voglia di non fermarsi e di stringere i denti. Poi ci sono quelli che non ce l’hanno fatta; qualcuno perché poco determinato ma molti altri – diciamolo – perché non avevano le ‘spalle forti’…”
La politica poteva fare di più e meglio per aiutare questo vostro settore?
“Poteva fare di più venendoci incontro sui costi fissi, sulle tasse. Poteva, può fare qualcosa per combattere l’abusivismo dilagante: vi sono migliaia di appartamenti in affitto completamente sconosciuti al fisco. Abbiamo tanti concorrenti fantasma che sono, purtroppo, tutt’altro che impalpabili…!”.
La chiacchierata finisce qui. Nel frattempo i numeri ci dicono che il turismo è in ripresa, nonostante tutto. Si viaggia, ci si muove e lo si fa chiedendo in primis una buona accoglienza.
Niente di più facile per Giuseppe Roscioli: è un affare di famiglia; e una grande passione.