“NON POSSIAMO CAMBIARE IL MONDO SE PRIMA NON CAMBIAMO NOI STESSI.”
Intervista al Professor Vincenzo Carbone
di Maria Cristina Del Cuore
SOMMARIO PAG DX
Il professor Carbone, nato a Lecce, si è laureato “cum laude” in Giurisprudenza all’Università del Salento. Dirige in Austria una ricerca, finanziata dal governo di quel Paese, sulla digitalizzazione dei processi doganali presso l’Istituto di Fiscalità Internazionale. Insegna a Roma Diritto Tributario e Disciplina Doganale presso l’Università degli Studi Internazionali Unint.
Professore si presenti: chi è Vincenzo Carbone?
Bella domanda. Sono un avvocato e un docente universitario. Mi occupo in ambedue gli ambiti di diritto tributario e di diritto doganale. Due settori apparentemente complessi, ma indubbiamente affascinanti poiché interconnessi con il commercio internazionale.
Com’è stato insegnare in questo anno e mezzo di pandemia?
Grazie a Dio adesso si respira un po’ di normalità. L’Università degli Studi Internazionali di Roma – UNINT, ove insegno – ha investito tanto sulla didattica mista, ammodernando le aule con strumenti di alta tecnologia. Attualmente, quindi, i nostri studenti possono frequentare le nostre lezioni in presenza o comodamente da casa. Certo il precedente anno è stato sicuramente più difficile, soprattutto per me perché insegno una materia complessa. Io mi sforzo sempre di rendere accattivanti gli argomenti che tratto a lezione, coinvolgendo persone esperte, professionisti, colleghi. Sono personalmente molto grato all’Università degli Studi Internazionali di Roma poiché ha da sempre colto l’importanza di tali incontri supportando e spronando noi docenti a realizzare simili attività. A conclusione dei miei corsi è mia abitudine, inoltre, portare gli studenti presso gli uffici dell’Agenzia delle dogane, per assistere ad un accertamento, e presso la Commissione Tributaria Regionale per vedere un processo. La pandemia ha inevitabilmente limitato queste mie attività ma ormai credo che il covid sia solo un brutto ricordo. Il corso ha, infatti, riscosso tanto successo anche telematicamente.
Da dove nasce la sua passione per l’insegnamento?
Quotidianamente mi sforzo di essere il professore che ho sempre voluto avere, ma che non ho mai avuto. Da studente, per anni, sono stato rappresentante di facoltà. Ricordo benissimo tutte le battaglie che ho condotto per i diritti degli studenti. Volevo, all’epoca, cambiare il sistema, ma ovviamente non è stata cosa facile. Forse è utopistico pensare di cambiare interamente il mondo, ma possiamo indubbiamente cambiare noi stessi. Credo che sia un dovere morale ed imprescindibile per migliorare l’ambiente circostante. Da allora, quindi, mi sforzo di essere quello che avrei voluto avere da studente e che non ho mai ottenuto.
Cosa significa oggi trasmettere le proprie passioni?
A me viene naturale e piace tanto perché comunque significa trasmettere un sapere. Cerco in tutti modi di trasmettere questo mio piacere evidenziando la bellezza del diritto. Esso, infatti, altro non è che un insieme di regole… regole di un gioco che si chiama vita!
Lo dico sempre ai miei studenti, basta aprire un rotocalco o accendere la televisione per capire che tutto ciò che si ascolta, tendenzialmente, ha a che vedere con la sfera giuridica. Avverto, quindi, questa responsabilità nei confronti dei miei studenti. Avverto la necessità di dar loro degli strumenti utili per la vita.
C’è qualche aneddoto che ricorda con particolare affetto avvenuto nel corso della sua carriera universitaria?
Ricevo quotidianamente attestazioni di stima da parte dei miei studenti. Sicuramente sentirmi dire da loro che, grazie al corso, hanno scoperto una passione per il mondo giuridico, è un qualcosa che mi dà sempre tanta gioia. Resto colpito quotidianamente dall’affetto e dalla considerazione dei miei studenti.
Ha qualche rimpianto?
No, assolutamente. La mia filosofia di vita è fare di tutto per non avere rimpianti.