” Tutti giù per terra “
La vita è un immenso girotondo; girando si cade, ci si rialza e si finisce ancora giù. La vita, quella nostra, deve “girare” come vogliamo noi. Basta chiederlo; chiederlo a noi. Per sapere chi siamo, dove andiamo, cosa vogliamo. Sapere qual è il nostro posto, dove gettare i nostri semi e dove – infine – affondare le nostre radici. Radici, terra, campi, frutti…
“Braccia rubate all’agricoltura”, dice ancora qualcuno. Come se fare il contadino fosse un’attività alla portata di tutti. Se non studi vai a zappare; se sei un incapace non ti resta che la campagna…
Sarebbe divertente prelevare qualcuno di questi sputasentenze dal loro ufficio, il loro studio, la loro scrivania manageriale e portarli sui campi; si accorgerebbero che fare agricoltura è fare impresa. Bisogna studiare e lavorare sodo. Le braccia non bastano.
“Chiunque creda che tutti i frutti maturino contemporaneamente come le fragole, non sa nulla dell’uva”. Lo disse Paracelso, medico, chimico e astrologo svizzero vissuto nel ‘500. Una verità incontrovertibile che noi “traduciamo” così: la terra non è una passeggiata; e l’agricoltura è un’attività complessa e in continua evoluzione.
Siamo arrivati: siamo all’uva, alle viti; siamo al vino. Siamo nella tenuta Santa Lucia di Gabriella Fiorelli, Poggio Mirteto, Italia. Un’azienda vinicola che è fiore all’occhiello della Sabina e del Belpaese. Siamo qui per il vino? No, siamo qui per Gabriella Fiorelli. Una donna che sa il fatto suo, una di quelle che ha saputo guardarsi dentro e scegliere; scegliere il suo presente, il suo futuro.
Qualcuno l’ha chiamata la “Luisa Spagnoli di Fonte Nuova”. Perché Gabriella è una bellissima donna e se ne accorsero in molti, nel 1979, quando si stabilì qui. Poteva bastare, la bellezza? Per qualcuno forse sì; per Gabriella assolutamente no.
“Sono sbocciata un po’ tardi, in verità. Le mie forme femminili, la “donna” Gabriella si esplicitò solo all’ultimo anno del liceo. Prima ero poco più che bambina, i ragazzi neppure mi guardavano…”.
Liceo classico a Civitavecchia, poi Giurisprudenza a Roma. Gabriella che diventa donna un po’ alla volta, proprio come diceva Paracelso: non siamo tutti uguali, non tutti i frutti maturano insieme come le fragole.
Gabriella è una donna determinata, piena di vita e con tante storie da raccontare. In primis la sua; ascoltiamola.
“Mi sono sposata a 21 anni; presto, prestissimo, lo so. Con un uomo di quasi vent’anni più di me, altro particolare insolito. Dopo il liceo l’università, Giurisprudenza. Un marito chirurgo a Roma e io qui, in campagna. Quando ci conoscemmo lui non mi chiese di uscire: mi chiese direttamente di sposarlo…! Atmosfere d’altri tempi? Può darsi, non so. Dopo la laurea (interruppi gli studi qualche anno per fare la mamma) feci anche il mio bravo praticantato presso uno studio legale; ma ben presto mi accorsi che non era quello il mio posto. Il mio posto era qui; a fare agricoltura. A fare il vino”.
Gabriella si racconta così; si racconta senza timore di apparire come una donna del tempo che fu: sposa a vent’anni che interrompe gli studi per accudire la prole. Poi, laureata, abbandona la città, la professione forense per tornare in campagna.
Ma il tempo che fu non è ieri, è oggi: Gabriella è ben radicata nel XXI Secolo; ce ne accorgiamo quando parliamo con lei delle coppie di fatto, di omosessualità, di bambini cresciuti da due mamme o due papà…
“Non sono contraria, assolutamente, all’idea che un bambino possa crescere – e bene – in una coppia gay. L’importante è trasmettere regole; regole e valori. Così il figlio crescerà bene, dovunque e comunque. Una brava mamma deve saper dire di no. Prima o poi i figli saranno in grado di scegliere; e impareranno che le conquiste più belle si devono raggiungere da soli…”.
Essere e non apparire; essere sé stessi. L’abito fa il monaco? No: l’abito deve avere qualcosa dentro.
“Sono stata fortunata perché ero bella (non siamo d’accordo con l’imperfetto: Gabriella è ancora bellissima, NdR). Ma non mi sono fermata lì, sarebbe stato un grave errore”.
L’azienda vinicola Santa Lucia va a gonfie vele, colleziona riconoscimenti in ogni dove. Poteva bastare? Non a Gabriella che ha aperto “Golden Sun”, casa di riposo per anziani a Tor Lupara e poi Villa Belvedere, comunità terapeutica per malati psichiatrici.
Coltivare sé stessi e dare agli altri. I frutti, prima o poi, vengono fuori; rigogliosi, succosi, pieni di vita.
Già, la vita. Che prima o poi finisce. Si nasce e si va via. Che senso dai a questo?
“Ognuno di noi lascia qualcosa; un’impronta, un contribuito alla crescita, all’evoluzione. Lo dico sempre ai miei vecchietti e agli ospiti di Villa Belvedere: il bello, il bene trionfano. Temete solo chi vuol farvi perdere tempo. Il tempo è il nostro bene più prezioso; anche quello speso per le esperienze negative. Basta non sprecarlo. Mai”.
Il tempo, le stagioni, la pioggia, il sole, la campagna, i sapori. Una vita piena; come quella di Gabriella.
Chi non ci crede continui pure a blaterare di “braccia rubate”.