La Rabbia Dentro
Bullo e vittima, tesi e antitesi di una psicologia disperata alla ricerca di un equilibrio perduto. Il vero baluardo è la famiglia
Di Ettore Collini
In una società che corre troppo e con la famiglia che spesso, per questioni di lavoro o di scelta educativa, ha delegato ad altri il compito di occuparsi dei figli, il rischio di ritrovarsi in casa un bullo o una vittima di bullismo è decisamente possibile. Quello che manca è un “equilibrio educativo”, come ci dice la professoressa Giovanna Pini, pedagogista, docente universitaria di “Teatro di Animazione pedagogico” e presidente del Centro Nazionale Contro il Bullismo Bulli Stop. Il fenomeno della violenza non solo fisica ma anche psicologica, quest’ultima forse ancor più destruente, ha visto in questi ultimi anni una crescita esponenziale per la quale non si possono stabilire confini ben definiti.
Il bullo – ci dice ancora la professoressa Pini – esiste se esiste la vittima; ma qual è il punto chiave della trasformazione in un timido Jekyll o in un cinico Hyde? È qui che rientra prepotentemente il peso fondamentale della famiglia: si sono persi forse quei punti fermi legati ai pasti consumati insieme, pranzo o cena non fa differenza, si sono forse perse lungo la strada alcune semplici regole di casa che prevedevano orari ben precisi, doveri, piaceri e soprattutto la splendida possibilità di parlare con i propri genitori e confrontarsi con loro. Quello che manca, cosa gravissima, afferma ancora la professoressa Pini, è la mancanza di dialogo che sempre più spesso viene delegato ai social media se non addirittura a una tragica alzata di spalle nella speranza che “poi le cose si aggiusteranno”. Chiudere gli occhi di fronte a realtà scomode non sicuramente una soluzione accettabile. Le rivoluzioni sociali, dal mitico ’68 fino all’attuale era tecnologica che ci ha fatto purtroppo conoscere l’etereo e subdolo cyber bullismo, hanno portato enormi e sicuramente positivi cambiamenti nella società, ma hanno anche costretto e costringono tutti a un nuovo approccio alla vita quotidiana; ed essere in grado di seguire la velocità del cambiamento non è così semplice. Serve fatica e grande capacità di relazionarsi non solo con i propri figli, ma anche col mondo esterno. La perdita del dialogo, del confronto, del filo che unisce gli uni agli altri è probabilmente la più grave mancanza di questi tempi. Non c’è più empatia – sottolinea la professoressa Pini – quella necessaria a far capire, al mister Hyde di turno, che il dolore degli altri è estremamente “doloroso”!
Ma dove c’è un Hyde c’è un Jekyll debole quanto il suo antagonista e la necessità di agire per riportare equilibrio in questa dicotomia si fa pressante. Cosa fare quindi per mettere a confronto questi due mondi così diversi e altrettanto “disperati”? Un concreto tentativo che sta dando ottimi frutti è il Teatro di AnimAzione Pedagogico che, come ci spiega la professoressa Pini, si prefigge di mettere in “azione l’anima” partendo dal buono che sempre alberga all’interno del bullo come della vittima. Attraverso il dialogo teatrale vittima e carnefice ritrovano quella autostima che si era persa portando l’uno ad aprirsi e raccontare il suo stato di vittima (grande liberazione pedagogica, che interrompe la tragica goccia che fino a quel momento gli ha scavato l’anima) e l’altro a fargli comprendere (con improvvisa presa di coscienza, così esplosiva da stordirlo) quanto dolore ha dispensato pur di accontentare quella rabbia che covava dentro il suo essere.
Soluzioni al bullismo? Non ce ne sono di definitive e assolute, conferma la professoressa Pini, ma di sicuro si può fare molto per arginare il fenomeno. L’appello è semplice e al contempo difficile: ragazzi parlate, apritevi ai vostri problemi e non abbiate paura di dire “sono vittima di un bullo” o “si, sono un bullo”: c’è chi vi ascolta ed è in grado di aiutarvi. Ricordate una cosa basilare per la vita: essere “figo” non è e non deve essere fondamentale per “riuscire” nella vita.