I motivi non sessuali del sesso
L’etimologia di “sesso” per alcuni viene dal greco τεκοs (tèkos) derivante dal verbo τίκτω (tikto): generare, procreare. Altri la attribuiscono al greco ξις (exis) ovvero qualità, stato, oppure alla radice latina sec- del verbo secare cioè tagliare, separare, distinguere. La prima ipotesi enfatizza l’aspetto procreativo, le altre due puntano sulla differenziazione: maschio-femmina, yin e yang.
Alle radici della nostra sessualità c’è indubbiamente l’istinto riproduttivo ma nel corso dell’evoluzione biologica, psicologica e sociale si sono aggiunte altre funzioni di altrettanta rilevanza e priorità: nel sesso noi cerchiamo un vissuto di piacere e appagamento fisico, emotivo, estetico e relazionale. È da queste motivazioni, più che nella procreazione, che nascono la maggior parte dei rapporti sessuali umani. La componente riproduttiva appare ancor meno assoluta se teniamo conto dell’elevata percentuale di omosessuali nella popolazione così come degli individui che nell’arco della propria vita, pur se sessualmente attivi, non desiderano essere genitori.
Scientificamente e statisticamente non è sostenibile spiegare la rilevanza di questi modi di essere riferendosi a semplici eccezioni o deviazioni da una norma. Dobbiamo invece pensare a una normale variabilità di cui tener conto in una corretta analisi delle funzioni e dei ruoli della sessualità umana.
Ad esempio l’omosessualità sembra una componente non vantaggiosa per il perpetuarsi della specie considerando che i gay hanno circa l’80% di figli in meno rispetto agli etero. Ma come si spiega che in ogni cultura l’omosessualità ha sempre riguardato un sottogruppo ben rappresentato? Alcune ipotesi ritengono che si tratti di una strategia evolutiva per prevenire l’eccesso demografico e come meccanismo di difesa a livello di pool genetico. Si tratterebbe in questo caso di una manifestazione della sessualità che nella sua stessa base biologica si differenzia dalla funzione riproduttiva.
Sul piano sociologico una funzione “non sessuale” della sessualità è rilevabile quando questa diviene organizzatrice di dinamiche collettive e associative.
Pensiamo allo stesso orientamento sessuale, alle diverse concezioni politiche e religiose del sesso, ai comportamenti sessuali specifici come nel BDSM fino all’emergente fenomeno delle persone felicemente “asessuate”. Comportamenti e atteggiamenti verso la sessualità assumono un ruolo centrale nel definire sottogruppi e appartenenze socioculturali spesso di considerevole rilevanza socio-politica.
Essere accomunati da determinate caratteristiche sessuali diviene criterio aggregativo con finalità e obiettivi che nulla hanno a che vedere con il sesso. La sessualità spesso orienta anche i ruoli e le dinamiche interne al gruppo stesso.
Nel mondo animale sappiamo che in alcune specie il maschio e la femmina dominanti detengono la prerogativa dell’accoppiamento e che ciò si collega con il ruolo di comando e gestione del branco. Tale funzione è spesso correlata a specifiche caratteristiche neurologiche dei capibranco e non esclusivamente alla loro prevalenza fisica. Sembrerebbe cioè che alcuni esemplari siano biologicamente predisposti a svolgere il ruolo di capobranco e che altri siano a loro volta dotati di una migliore capacità nel partecipare come componenti del gruppo. Anche in questo caso potremmo osservare come differenze nel ruolo e nelle caratteristiche sessuali orientino e modellino aspetti non sessuali della vita collettiva.
Sarebbe certo riduttivo correlare la sessualità umana alla programmazione istintiva animale, ma qualche analogia ci è suggerita da analisi sulla leadership che considerano il carisma e l’attrattiva sessuale come fattori riconoscibili nelle dinamiche che organizzano i piccoli gruppi così come individuabili nel profilo di personalità di alcuni leader storici. Basta pensare al ruolo assunto dal sex appeal nell’affermarsi di figure di spicco a livello mediatico, artistico, sportivo e così via.
La sessualità partecipa ai nostri processi comunicativi, alle proiezioni e aspettative sull’altro, al modo di pensarci e collocarci nei diversi livelli, contesti e fasi della vita con modalità che vanno ben oltre la camera da letto.
Allo stesso tempo qualcosa ci porta ancora ad una artificiosa distinzione tra l’ambito sessuale e tutto il resto della nostra vita. Nonostante sembriamo affrontare con disinvoltura un discorso a contenuti sessuali è evidente che molto resta invece nell’ambito del non detto o non dicibile.
Sostengo da tempo che l’attivazione sessuale per le sue caratteristiche fisiologiche e psicologiche potrebbe essere semplicemente considerata come una delle emozioni di base dell’essere umano. È raro però che ci venga di menzionarla nella gamma delle normali emozioni e gli stessi manuali di fisiologia le riservano un capitolo a parte, magari intitolato alla funzione riproduttiva.
Potremmo chiederci se giocare a carte scoperte rispetto al ruolo che la sessualità assume nella nostra quotidianità, dove influenza e orienta ambiti non direttamente sessuali, contribuirebbe a rasserenare l’idea di una nostra natura normalmente, costantemente e innocentemente sessuata.