Claire Audrin “Sono pronta per sbarcare su Itunes”
Dall’esperienza del basking alla firma del primo contratto discografico, Claire Audrin, cantautrice romana pop-elettronica, di strada ne ha fatta. E non solo perché il suo percorso è stato lungo e tutto in salita, ma soprattutto perché è proprio la strada ad essere stata il suo primo palcoscenico, da quelle della Capitale fino a quelle della metropoli londinese, dove si è esibita per molti anni. Oggi Chiara guarda al passato con il sorriso, perché ad aprile debutterà con il suo primo album dal titolo ‘Unlocked’.
di BEATRICE GENTILI
Chiara Rigoli in arte Claire Audrin…Com’è nato questo nome?
Scrivendo le mie canzoni in inglese, cercavo un nome d’arte che evocasse il sound dei miei pezzi. A quel punto ho voluto trovare un soprannome del tutto personale e dall’impronta internazionale, così ho scelto Audrin perché ricorda il mio secondo nome, Adriana.
Il tuo percorso artistico non si può certo definire ordinario e, prima di riuscire ad arrivare a firmare il tuo primo contratto discografico, si può dire che tu abbia fatto la vera e propria “gavetta”…
Sì, ho iniziato suonando per strada cinque anni fa, in quello che considero il palcoscenico più difficile ma anche più bello che esista. Ti trovi in mezzo ad un via vai di persone che muta continuamente e questo non solo rappresenta una grande sfida nel cercare di conquistare la loro attenzione, ma è anche un modo per regalarsi a un pubblico enorme e superare qualunque timidezza. In questi anni mi sono esibita nelle strade di Roma, ma anche nelle vie di Londra, dove il busking è una pratica comune.
Da cosa deriva la scelta di scrivere e cantare i tuoi brani in inglese?
Nei miei testi ho sempre parlato di cose molto personali e l’idea che, almeno in Italia, il contenuto per molti potesse restare apparentemente celato mi faceva sentire più libera. L’inglese, poi, suona sempre bene, indipendentemente da quello che si vuole dire, e fin da piccola ho avuto una particolare propensione per questa lingua. L’aver passato del tempo a Londra mi ha facilitata nel lavoro, dandomi quella sicurezza necessaria in più.
Già da bambina ti divertivi a scrivere le tue canzoni?
Da piccola più che altro cantavo e suonavo. Ho iniziato con una piccola tastiera regalatami dai miei genitori, ma seguivo poco gli spartiti. Poi mio zio mi regalò una chitarra e imparai da autodidatta ad accompagnarla alla mia voce. Quando ho preso confidenza con gli strumenti è iniziato il lavoro cantautoriale. Scrivere è sempre stata un’esigenza: un modo per liberarmi da quello che non mi rendeva serena e rinchiuderlo nelle parole.
Che tipo di scenario incontra, secondo te, un aspirante cantante in Italia?
Sicuramente il panorama musicale è piuttosto statico e la musica nuova non trova un terreno fertile in cui inserirsi. Oggi funziona molto l’Indie, soprattutto nei live, domani chissà. Quello che fa la differenza tra tutti coloro che tentano questa strada è la perseveranza e la pazienza di attendere il momento giusto, anche se la concorrenza è spietata.
E il tuo momento giusto quando è arrivato?
In un periodo in cui immaginavo tutto tranne che sarebbe arrivata la svolta. Ero già pronta a fare le valigie per tornare a Londra e trasferirmi, quando, durante una delle mie esibizione per strada, un discografico ha sentito i miei brani e mi ha contattata. È arrivata così, come un fulmine a cielo sereno, la mia collaborazione con l’etichetta discografica Do It Yourself, dove sono seguita dal mio produttore artistico Luca Pellegrini.
Il 23 febbraio uscirà il tuo nuovo singolo su tutte le piattaforme musicali. Com’è nata questa canzone?
Il brano si chiama “Australia” e rappresenta una delle canzoni più autentiche che ho scritto. Il testo è autobiografico e racconta il rapporto con la mia migliore amica. Il nostro allontanamento ha ispirato questo singolo un po’ malinconico, che sarà il primo brano di lancio di un album di dieci canzoni, Unlocked, che uscirà ad aprile.
Che consiglio vorresti lasciare ai nostri lettori che condividono il tuo stesso sogno?
Dovrei trovarne prima uno anche per me (ride, ndR). Sicuramente gli suggerirei di armarsi di tanta pazienza e ostinazione, ma soprattutto, a chi ha una passione per la scrittura, direi di impegnarsi a fondo per scrivere i propri testi, perché rappresenta una carta in più da giocarsi e che li rende ancora più distinguibili dagli altri.