RIGIRARSI

Rigirarsi

Di Baronerozzo

Cinghiali invadenti, scommesse e luci raggelanti

Girarsi e rigirarsi; nel letto, o per strada di mattina presto, quando tutti vogliono dar l’impressione che non è presto, è tardissimo. Girando e rigirando per Roma: la vedi e non la vedi, la ammiri e la deridi. I sogni – e gli incubi – di una città che da duemila anni ci fa venir sonno e ci sveglia di soprassalto.
Tre pensieri alla volta, brevi, secchi. Pensieri capitali.

Pensiero 1 – Roma zoologica
Sei milioni di topi, pare, si aggirano per la Capitale. Oltre due roditori pro capite. Poteva bastarci? No, non poteva. Dopo il roditore ci voleva il suino; Roma è servita: i cinghiali sono centinaia, forse migliaia. Scorrazzano tra i cassonetti, scavano buche nei giardini condominiali, gareggiano con le auto anche nelle ore di punta.
Il topo cerca di nascondersi; il cinghiale, invece, si presenta sotto casa senza falsi pudori, se ne frega dei cani, dei nostri rumori e dei nostri veleni.
Circa un mese fa uno scooterista ha perso la vita a causa di un cinghiale: se l’è trovato davanti all’improvviso, è caduto e non c’è stato nulla da fare.
Non si può scherzare, con una storia così. Ci resta una constatazione: l’animale uomo, a Roma, deve rimettersi a lavorare. Lavorare su Roma.

Pensiero 2 – Roma in gioco
A Roma si gioca, e si gioca forte. Nel secolo scorso c’era il Totocalcio, oggi è il turno delle “slot” e dei “grattini”. Tutti scommettono, qualcuno vince, altri (troppi) perdono. Perdono tempo, perdono soldi e talvolta perdono gli affetti. Sette miliardi di euro si spendono, nel Lazio, per giocare, per sperare di vincere. Per illudersi, ogni volta, che “Ora tocca a me…”.
Se non succede niente, se i numeri non girano si ritenta ancora, e poi di nuovo.
La fortuna è cieca? Può darsi, ma noi no. Noi possiamo guardare oltre; per esempio guardare la primavera di Roma edizione 2017: è appena arrivata e vale la pena ammirarla. Di mattina presto, al tramonto e anche di notte. Diamo un’occhiata, rimettiamoci… in gioco.

Pensiero 3 – Luci di -Roma
Quando cala la sera si accendono le luci, in primis quelle dei lampioni. Sono loro gli “amici” che ci accompagnano tra le tenebre e che disegnano, sempre, la nostra ombra. Noi camminiamo, l’ombra ci segue e così sappiamo dove andare. Possiamo vedere, vederci, e accorgerci se qualcuno ci viene dietro.
Luce gialla o bianca? Un bel problema: è arrivato Sua Maestà il Led e molti hanno storto il naso. “Il led è freddo, raggelante. Il led imbianca tutto e fa di Roma un immenso ospedale silenzioso e opprimente…”. Lo dicono in tanti, compresi i cittadini che brillano già di luce propria (Alessandro Gassmann è uno di loro).
Risparmio o colore? Calore o futuro? La notte porta consiglio. Nel frattempo accendiamo le luci: Roma, anche nell’era del Led, ce la farà.

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