“L’ISOLA DI WIGHT”
Far girare il mappamondo: è questa l’azione che accomuna milioni di viaggiatori e aspiranti tali che, progettando o fantasticando su una vacanza da sogno da fare almeno una volta nella vita, ruotano il mini-globo in cerca della meta perfetta. Tra le destinazioni da non perdere c’è l’Isola di Wight, chiamata anche “l’inghilterra in miniatura”. L’isola di chi, come cantavano i Dik Dik, “ha negli occhi il blu della gioventù”.
Beatrice Gentili intervista Ginevra Oliva
Sono partita alla volta dell’Isola di Wight durante l’estate del 2015 affidandomi a un’agenzia specializzata. Avendo scelto di proseguire l’ultimo anno scolastico proprio in questa piccola contea dell’Inghilterra, ci ho vissuto per circa un anno. Avevo voglia di affrontare un’esperienza all’estero e di lasciare Roma, e lì ho avuto la fortuna di trovare proprio quello che stavo cercando. Sono passata da una città grande e caotica come la Capitale d’Italia a un’isola di quasi 400 km quadrati che, tuttavia, si è rivelata piena di cose da fare. In molti la conoscono per il festival che vi si tiene in giugno e che richiama cantanti di grande fama che si esibiscono in uno spazio sconfinato, interamente dedicato alla musica e al divertimento ventiquattr’ore su ventiquattro Su quel palco sono passati artisti del calibro di Jimmy Hendrix, Leonard Cohen, David Bowie e i Rolling Stones. Ma oltre all’intrattenimento, l’Isola di Wight offre paesaggi mozzafiato da scoprire e tanti luoghi da visitare. Dal castello di Carisbrooke, antica reggia della regina Elisabetta I Tudor, alla spiaggia di Ventnor, meta di riferimento per i surfisti. Merita davvero di essere visitata in lungo e in largo… La popolazione è uno dei punti di forza di questo luogo: di solito gli anglosassoni sono considerati freddi, al contrario gli abitanti dell’Isola di Wight sanno darti calore e avvolgerti in una clima familiare tanto quanto gli italiani, regalandoti sempre un sorriso e un buongiorno. E la famiglia che mi ha ospitato durante tutto l’anno ne è la prova. Il sistema scolastico inglese è sicuramente più semplificato rispetto a quello italiano e in questa “Inghilterra in miniatura” ci sono tre high school: si tratta di scuole immense, che svolgono corsi pomeridiani, danno la possibilità di vincere delle borse di studio e consentono di avere un rapporto diretto con i docenti. A seconda delle propensioni dello studente, si segue un’unica materia in cui poi ci si specializza. E poi c’è il Prom (il ballo di fine anno), una festa enorme che coinvolge tutti gli alunni e anche i professori: quest’anno il tema è stato “The Great Gatsby”. I primi due mesi l’impatto con la lingua straniera è certamente stato durissimo, poi piano piano si prende confidenza con l’inglese e da lì per me è stato tutto in discesa.
Se dovessi tornare nell’Isola di Wight sceglierei il periodo estivo, sia per il clima che per l’alto numero di persone che si riversano in questo territorio durante la stagione calda. Le mete principali da visitare sono Ventnor, con la sua spiaggia; Newport, il cuore pulsante, ideale per alloggiare; Ryde, dove trascorrere le serate, famosa per la pista di pattinaggio su cui ballare; e Wootton. Il sistema dei trasporti è ottimo e, non essendoci la metropolitana, tutto è affidato agli autobus, che funzionano alla perfezione. L’Isola di Wight mi ha lasciato tanto, e al termine di questo lungo e indimenticabile viaggio è stato difficile accettare l’idea di abbandonare un luogo capace di ritemprare la mente e di regalare la serenità spirituale che i suoi ritmi lentissimi sanno infondere. Dal giugno scorso, l’Isola di Wight porta con sé un pezzo del mio cuore.