DI ADELE SCOPELLITI
Alan Turing
La crittografia, consentendo di celare il contenuto di un messaggio e rendendolo comprensibile solo al destinatario, ha svolto un ruolo fondamentale durante la Seconda Guerra Mondiale. In precedenza, nel corso della Grande Guerra, le forze armate tedesche avevano dimostrato di essere in possesso di un’apparecchiatura cifratrice elettromagnetica chiamata Enigma. Il sistema di decodifica della macchina era così complesso che si pensava fosse impossibile comprenderne i segreti. Invece il matematico e ingegnere informatico britannico Alan Mathison Turing ci riuscì, progettando un calcolatore per decifrare in breve tempo i messaggi dei tedeschi. Il contesto in cui ciò avvenne è rimasto un segreto di Stato non solo durante tutto il conflitto ma anche per i trent’anni successivi. A Bletchley Park, nel Buckinghamshire, si combatteva una guerra parallela a quella ufficiale. Mentre le forze alleate e i tedeschi si fronteggiavano in sanguinosi scontri, un’elite di matematici e ingegneri cercava di decrittare il più rapidamente possibile i messaggi dei tedeschi, mentre questi ultimi, cambiando a precisi intervelli di tempo i codici-chiave, perfezionavano sempre più i loro macchinari. Alan Turing, giovane matematico, riprese il modello di “bomba crittologica” – rudimentale calcolatore progettato dai polacchi, i quali dovettero interrompere i tentativi di decrittazione a causa dell’invasione del loro Paese da parte dei nazisti – e creò il primo calcolatore elettronico in grado di decifrare Enigma. Benché il suo contributo si sia rivelato determinante per l’esito positivo della guerra, mai nessun riconoscimento è stato conferito a Turing per quanto da lui fatto. Sembrava quasi che coloro per i quali Turing si era battuto si fossero dimenticati di lui. Lo scienziato poteva consolarsi pensando di aver contribuito a sconfiggere i tedeschi e a cancellare l’atroce realtà dei campi di concentramento, in cui venivano deportati ebrei, disabili, zingari e omosessuali, ma questa soddisfazione sarà di breve durata, in quanto il brutale trattamento discriminatorio applicato dai nazisti nei confronti dei “diversi” troverà un corrispettivo in Inghilterra a scapito degli omosessuali, categoria a cui Turing apparteneva. Per non essere arrestato, Alan accetterà di sottoporsi a una cura di estrogeni che finirà per renderlo sterile e gli farà crescere il seno. La pressione psicologica esercitata su di lui sarà tale da indurlo al suicidio, poco più che quarantenne, il 7 giugno 1954, dopo avere morso una mela impregnata di cianuro. È ispirandosi a questa mela che Steve Jobs ideerà il celebre marchio della Apple.
Florence Nightingale
Come ogni disciplina ha la sua storia, anche le scienze infermieristiche vantano dei grandi personaggi, tra i quali spicca il nome Florence Nightingale. Figlia di due importanti membri dell’alta borghesia britannica, nasce il 12 maggio del 1820, durante il lunghissimo viaggio di nozze della coppia, nella città dai cui la bimba prenderà il nome, Firenze. Alla sorella maggiore è toccato invece il nome di Parthenope, poiché nata a Napoli. Si può supporre che i due genitori, esponenti della buona borghesia inglese, fossero innamorati dell’Italia; oppure, semplicemente, avevano poca fantasia. A proposito di borghesia inglese: quest’ultima, all’epoca, non vedeva di buon occhio l’assistenza ai malati, poiché quelle che oggi chiamiamo infermiere svolgevano allora tale mansione senza avere conseguito alcun titolo di studio e, di solito, erano ex prostitute o comunque persone provenienti da ceti sociali “bassi”. A Florence tutto ciò non importava, anzi era profondamente contraria a tutte le costrizioni e convenzioni sociali. Non aveva intenzione di sposarsi con il futuro barone Richard Monckton Milnes e di vivere con l’unico scopo di procreare e di occuparsi della casa. Milnes rinnoverà per sette anni la proposta di matrimonio ma la giovane ribelle non capitola mai. Poco più che diciottenne, inizia ad aiutare i malati del vicinato e poi i poveri della città. Profondamente cristiana, considera la sua attitudine a soccorrere il prossimo una chiamata divina e al contempo una missione. Nel 1850 scrive un’opera di teologia e femminismo, “Suggestions for Thought to Searchers after Religious Truth”, che sarà pubblicata postuma. Lo stesso anno si reca in Germania, in un ospedale luterano presso Düsseldorf, per perfezionare l’attività intrapresa, aggiungendo una precisa tecnica alle proprie mansioni, svolte fino ad allora solo grazie al suo animo buono. Nel 1853 scoppia la Guerra di Crimea, che vede alleate la Turchia, la Francia, la Gran Bretagna e il Regno di Sardegna contro la Russia. Florence, dopo aver saputo delle atroci condizioni dei soldati turchi, parte senza esitazioni per la Turchia portando con sé un gruppo di infermiere. Lo straordinario contributo di Florence non si limita alla cura dei malati, ma si traduce nel conforto dell’animo di questi ultimi. La donna si adopera per agevolarli nella corrispondenza epistolare con le famiglie, e pare che di notte si aggirasse con una lampada tra i malati, consolandoli. Rientrata in patria da eroina, Florence vedrà la propria fama diffondersi in breve tempo in tutto il mondo. Di lì a poco nasce una fondazione che porta il suo nome e poi una scuola di formazione per infermiere, la “Nightingale Training School”, la prima in assoluto nel campo dell’infermieristica. Nel 1907 le viene conferito l’Ordine al Merito. Trascorsi gli ultimi anni di vita, poiché molto malata, lontano da qualsiasi occasione pubblica, Florence Nightingale muore il 13 agosto del 1910.