Andrea & Mario: dall’asfalto alle stelle
I figli somigliano ai padri, e viceversa. Chi l’ha detto? E poi, quando lo ha detto, era sobrio? Un padre, un figlio e – in mezzo – qualche decennio che li separa. Quanto si amano, quanto si stimano, quanto si… Detestano? Chiediamo a loro, la “coppia” di questo numero: Andrea Cazzulani e papà Mario.
di Baronerozzo
Andrea
Iniziamo con le presentazioni: nome, cognome, età.
Andrea Cazzulani, 21 anni.
Professione?
Studente di Ingegneria aerospaziale.
Roba forte, per me sarebbe già impegnativo compilare il modulo d’iscrizione. Andiamo avanti: il secondo lavoro, quello più difficile?
Beh, non so. Secondo lavoro? Sono studente e…
E fai il figlio. Ti pare poco? Ti sembra facile?
Effettivamente… Eh sì, un lavoraccio, ma molto ben pagato!
Adesso ti chiedo di compiere un viaggio nel tempo. Sicuramente preferiresti muoverti nello spazio (con la navicella che progetterai tra qualche anno), ma ora pensa a tuo padre, ai suoi 21 anni: qualcosa che c’era allora e che oggi non c’è più, qualcosa che gli invidi, che lui ha avuto e tu no.
Dovrei scendere dalla macchina del tempo a metà degli anni Settanta. L’idea di approcciare una ragazza con i vecchi “sistemi”. Non avendo a disposizione WhatsApp né Skype né la posta elettronica… Diciamola tutta: non avendo uno straccio di telefonino, si doveva far tutto con le gambe, le “poste” al portone, il citofono sotto la pioggia. E poi il telefono con la ruota bucherellata, il fratello di lei che, ridacchiando, ti dice: “No, Chiara è uscita. Chiara dorme”. Il fratello ridacchia e tu ti chiedi se è vero che lei è uscita o se, invece, si sta negando. E tu lì ad aspettare, poi a ritelefonare e poi ancora al citofono. Sfibrante ma emozionante!
Ogni tanto un po’ di tecnologia in meno (ma solo ogni tanto) fa bene. Mai spedito una lettera? Quelle col francobollo e la busta da leccare?
No, mai. Ma le cartoline sì, qualche volta mi è capitato.
Qualcosa che tuo padre non riesce proprio a capire di te.
Succede quando mi vede alzarmi alle due, alle tre del mattino e correre via perché una “lei” mi ha chiamato o perché io ho deciso di andarla a cercare. Mi dice: lascia stare, sei troppo “preso”. Gli replico che anche lui, a vent’anni, avrà fatto lo stesso. Non mi risponde e continua a guardarmi stralunato.
Ti succede di avere paura di lui? Del papà cattivone che ti prepara un sonoro cazziatone?
Lui detesta che gli si dica “torno entro quest’ora, dormo a casa ecc.” se poi ciò non si verifica. Non gli interessa se dormi fuori o se fai le ore piccole, basta che si sappia. Più di una volta, rientrando molto più tardi del previsto (quattro o cinque del mattino) l’ho trovato dietro la porta al buio, in agguato… Un urlo nella notte, un carezzevole ceffone. Dario Argento o Hitchcock non avrebbero saputo fare di meglio. Grazie papi!
Ti è mai accaduto di vergognarti di lui fino al punto di dire: “Quello mio padre? Macché, chi lo conosce?”…
Non esageriamo. A parte quando mi misi con una ragazza la cui madre, ai tempi, ebbe una storia con lui. Una storia tosta, si lasciarono male. In quel contesto il mio cognome non mi fece molto comodo. Altra curiosità: pare che mio padre sia nato esattamente lo stesso giorno di John Travolta. Ora, giorno, mese, anno, tutto combacerebbe. Ogni tanto alle feste si fissa che vuole ballare come John, stesse mosse, stessi saltelli, stessi gesti. Noi figli ci diamo alla macchia, e in fretta.
Le sue fissazioni, le sue cose “intoccabili”.
Ha la passione delle auto e delle moto storiche, si ricorda esattamente dove e come le ha lasciate. Basta una ruota appena appena girata, un oggetto nell’abitacolo spostato di un millimetro… Tac! Capisce che qualcuno ha violato il suo feticcio, e sono guai.
La tua serata tipo.
Faccio palestra fino a tardi. Poi si esce, sempre. Dove? In primis una passeggiata nei “social”, dove bene o male trovi sempre chi ti propone qualcosa. Un bicchiere a Ponte Milvio, una puntata a Campo de’ Fiori oppure in discoteca: Nice, Chalet del Bosco….
Vita impegnativa: studente, sportivo e… Figlio.
Molto impegnativa. Impegnativa e dispendiosa anche se, per ora, si tratta pur sempre di spendere soprattutto i soldi di papà. E non è così semplice!
Lui ha mai detto qualcosa delle ragazze, delle amiche che hai portato a casa?
Niente di niente, muto come un pesce. La discrezione è il suo forte, indubbiamente. La sua debolezza? La tecnologia: non è capace, non imparerà mai: per lui il telefonino, il pc, la rete restano bestie indomabili. Purtroppo il domatore sono io…
Mario
Nome, cognome, età.
Mario Cazzulani, 62 anni.
Professione?
Professione automobili, motori, tutto quello che riguarda le quattro ruote e non solo quattro (ha un noto centro assistenza BMW, ndr).
Secondo lavoro (quello vero)?
Il padre: tempo indeterminato, full time, retribuzione del tutto inadeguata. Un impegno duro ma emozionante, pieno di sorprese e di soddisfazioni.
Qualcosa che suo figlio può fare, può avere a 21 anni e che invece ai suoi tempi non c’era.
La facilità di comunicare, di poter trovare notizie in tempo reale. Noi usavamo l’enciclopedia. Oggi ti bussano alla porta per vendere il Folletto, nessuno propone più i ventiquattro volumi a rate per 15 anni. Una bella differenza.
Scrivere una lettera (penna, francobollo, busta), comunicare con il citofono e il telefono “fisso”: Andrea si rammarica di non aver vissuto tutto ciò. Ha torto?
Non ha torto se ci si ferma alle emozioni, alla nostalgia, ai ricordi in bianco e nero. Tornare indietro è assurdo, la nostalgia non serve né ai giovani né a noi “vecchi”. Andrea lo sa benissimo.
Quando Andrea non la segue, non riesce a capirla?
Non mi segue, forse, quando faccio il padre nel senso più classico della parola: quando lo invito alla riflessione, quando gli dico che gli anni non sono acqua, che la mia esperienza può tornargli utile, anche se per tanti versi sono un “dinosauro”, cosa che si vede bene quando maneggio un cellulare.
Le è mai capitato di avere paura di un giudizio, di uno sguardo di Andrea?
No, non credo. A parte la vergogna di quando devo richiedere il suo intervento per aprire un file o per configurare lo smartphone… Vergogna, sì, tanta. E poi terrore, ma non di Andrea: terrore dell’elettronica. E lei (l’elettronica) se ne accorge, e s’incazza.
Si è mai vergognato di lui? Ha mai avuto l’impulso di dire: “Non lo conosco, non è mio figlio”?
Fino a questo punto non credo. A parte quella volta che, con gesso e stampelle, pensò bene di farsi portare da un amico sul motorino: bloccato dai vigili, tentò di convincere una vigilessa che aveva avuto un incidente pochi minuti prima e che lo avevano ingessato lì per lì…
Le fissazioni di Andrea.
Tante, troppe. Ma non ne parliamo: lui mi ripagherebbe con la stessa moneta, perché anch’io…
Già fatto, già fatto. Passiamo ai suoi ventun anni. Quindi 1974: che si fa la sera?
Si usciva il sabato, punto. Specialmente negli anni della scuola, perché a scuola ci si andava anche sabato mattina. Serate a casa di amici per discutere, litigare ecc. Oppure al Piper, o a Piazzale delle Muse (Parnaso, Casina). O ancora: via Mantova, birreria Peroni. Oggi escono tutte le sere, sette giorni su sette. Beati loro? No, non credo: io finirei per annoiarmi.
L’intervista è finita. Padri e figli si somigliano? Manco per sogno. Anzi sì, come gocce d’acqua. Ricapitoliamo: il padre dedica una vita ai motori, quindi l’asfalto, la strada. Il figlio, invece, vola (volerà) nello spazio, quanto meno virtualmente. Ergo: dell’asfalto chi se ne frega. Il papà non ha paura del figlio ma si diverte, e tanto, a spaventarlo di notte, con agguati sul filo del thriller. Così il figlio fugge col motorino e trova il modo, al primo incrocio, di farsi ingessare in pochi secondi. Entrambi si sono “scottati” con le donne, se ne sono più o meno innamorati, tempestandole di telefonate con o senza filo. Per quanto riguarda il tempo libero, beh, giudicate voi. Cambiano i luoghi e le mode ma, in fondo in fondo, possiamo ben dire: tale padre…