“Abbiate sempre il coraggio di realizzare i vostri sogni”
Conosciuta come una delle ragazze di “Non è la Rai”, famoso format di Gianni Boncompagni rimasto nella storia della televisione degli anni ’90, Mary Patti ci racconta le sue scelte coraggiose che l’hanno portata alla realizzazione del suo sogno professionale.
Mary, da “Non è la Rai” ad oggi… raccontaci un po’ di te.
In realtà mi si ricorda per “Non è la Rai”, ma già avevo iniziato la mia esperienza televisiva con “Domenica In”; un’esperienza prettamente casuale perché non pensavo di lavorare nel mondo dello spettacolo finché una mia amica mi costrinse ad accompagnarla ad un provino nel quale dovevo cantare una canzone. Io odio cantare, quindi dissi le prime due parole e poi scoppiai a ridere, a quel punto pensai che fosse andato male invece Boncompagni sorrise e mi disse che ero stata presa.Da lì è partita questa avventura, molto divertente. Un paio di anni a “Domenica In”, poi passata a Mediaset iniziai a lavorare a “Non è la Rai”. Alla prima edizione non partecipai poiché mi ero appena iscritta all’università, il secondo anno quando me lo riproposero accettai e Boncompagni mi affidò un gioco nel quale bisognava indovinare il nome di mia nonna. Decido di saltare l’ultima edizione poiché determinata a volermi laureare. Conseguo così la laurea in psicologia e mi specializzo in psicoterapia. La televisione è stata un’esperienza divertentissima, ma molto impegnativa da conciliare con la mia ambizione universitaria. Ho continuato per qualche tempo con qualche servizio fotografico, e un’ultima esperienza televisiva per una rubrica del Tg1. Poi da lì si chiude la mia avventura lavorativa nel mondo dello spettacolo. Il mio sogno era quello di fare la psicoterapeuta, il resto non era mai stato nei miei piani lavorativi; è stato veramente qualcosa che è capitato casualmente, diciamo che ho avuto degli incastri fortunati come quando mi chiesero di partecipare a Miss Italia e presi anche questa esperienza come un gioco.In realtà poi passai le diverse selezioni fino ad arrivare ad essere eletta Miss Gambe Italia. Quando poi la cosa è diventata più impegnativa, ho dovuto fare una scelta.
Cosa ti ha spinto ad abbandonare il mondo dello spettacolo e fare la psicoterapeuta?
Il mondo dello spettacolo è stato un periodo gratificante, quelle fasi della vita in cui non hai neanche tanto tempo per pensare a cosa ti sta capitando, ma non ho mai immaginato tutto questo come qualcosa che potesse far parte della mia vita a livello professionale. E poi in fondo io nasco come una timida, quindi più incentrata su degli aspetti meno in vista e più profondi; non a caso ho scelto di fare la psicoterapeuta. Comunque, devo dire mi sono divertita da morire, è stata un’esperienza bellissima per quell’età, e per come l’ho affrontata io.
Una scelta coraggiosa. Cosa vuol dire per te coraggio?
Portare avanti propri obiettivi e non farsi frenare, crederci sempre e non mollare: questa è una forma di coraggio. Poi ovviamente il coraggio ha tantissimi livelli, comprende tante cose. Ma sicuramente, è quello di riuscire ad andare avanti nonostante tutto, e riuscire ad immaginare e a trovare una via d’uscita.
Quanto conta essere “unici”?
Credo che ognuno di noi è unico, bisogna soltanto comprenderlo.Sono una psicoterapeuta specializzata nell’adolescenza, quella fase di età in cui per trovare una propria identità e senso di appartenenza spesso si utilizza l’imitazione, ma crescendo poi dobbiamo soffermarci sulla nostra unicità e in qualche modo sfruttarla al meglio. Il senso di appartenenza è fondamentale, per questo l’imitazione prende un posto centrale.
Quale consiglio vorresti dare ai giovani?
Io adoro i giovani, ho anche un figlio in piena adolescenza. Noi psicoterapeuti facciamo sempre i conti con la nostra adolescenza, e penso che sia un’età molto bella ma molto faticosa. L’età delle prime esperienze e delle tante paure dell’ignoto. Prendere consapevolezza ci permette di superare i nostri timori e i nostri limiti, quindi quello che posso consigliare ai giovani è che bisogna essere coraggiosi e affrontare al meglio le proprie difficoltà, perché questo ci permetterà in futuro di avere una vita soddisfacente.
Due aggettivi che ti descrivono.
Due aggettivi sono pochi… Sicuramente introspettiva e anche simpatica. Quest’ultimo aspetto l’ho scoperto da pochi anni, perchè da giovane mi dicevano sempre che ero bella e molto spesso ci si soffermava sul lato estetico. Invece poi conoscendomi mi dicevano che ero anche simpatica.
Cosa ti piacerebbe realizzare nel futuro?
La mia professione è sempre in continua evoluzione. Sicuramente, mi piacerebbe continuare un progetto iniziato negli ultimi anni nel carcere di Rebibbia con detenuti e detenute genitori che mi appassiona molto.