EVENTS&FRIENDS: “Natale a Cortina”

Natale a Cortina

QUANTI ANNI SON PASSATI DA QUANDO IL COMPIANTO MARIO BREGA (ALIAS ARTURO MARCHETTI) GRIDAVA SULLE NOTE DI GRAZIE ROMA: “SE DAVATE RETTA A ME, CO’ TRE QUARTI D’ORA STAVAMO A OVINDOLO…”? OVINDOLO CON LA “O”, NON CORTINA CON LA “A”. NIENTE DA FARE, PAROLE BUTTATE AL VENTO: I ROMANI, A NATALE, DIVENTANO TUTTI “AMPEZZANI DE NOANTRI”. COME ALLORA FU PER BREGA E PER I SUOI/NOSTRI COMPAESANI DE SICA, AMENDOLA, INTERLENGHI, GARRONE & C., DI QUELLO STORICO FILM, NULLA È CAMBIATO.

di ROBERTO FANTAUZZI

Basta un nonnulla: bastano i primi freddi, i primi addobbi, le prime vetrine che si dotano di nastrini e lucette intermittenti… Diciamo la verità, da anni la “festività” viene “lanciata” quasi due mesi prima che arrivi. Festoni, panettoni e torroni cominciano ad invadere la città intorno al 20 ottobre (anche prima, talvolta). Ci siamo abituati, è così e lo sarà sempre, perché – parliamoci chiaro – il Natale è un meraviglioso stato d’animo. D’altronde il tempo vola visto che – guarda un po’ – da quella famosa pellicola della “ditta Vanzina” di anni ne son trascorsi trentasei. Qualcuno di noi era piccolo, qualcun altro si godeva i suoi vent’anni; altri ancora dovevano venire al mondo. Sotto l’albero, la felicità. Soprattutto sotto “gli” alberi. Sempre quelli, ovvio: gli abeti che si arrampicano sulle Dolomiti. “Gente, dove si va a Natale? E il veglione del 31?”. Domanda inutile; retorica, come si dice. Se i pandori, allineati e coperti, riempiono gli

scaffali di negozi e supermercati già a fine ottobre, a metà novembre (ma anche una o due settimane prima) si comincia ad organizzare la “trasferta”. Roma, tra poco, sarà tutta laggiù; basta un nonnulla, l’abbiamo già detto: una lucetta colorata, un paio di gradi in discesa sul termometro e parte la tiritera: “Dove la prima sera? Da Piero? A Villa Oretta?” E dopo? “Se non prenotiamo finiamo a fare la fila da Croda al freddo e al gelo…”. Carta e penna, inizia la battaglia navale: Camin, Tivoli, Leone e Anna, Pie’ Tofane, Lago Ghedina e chi più ne ha più ne metta. Cortina si diverte, Cortina ride, s’innamora, si muove, mangia ma soprattutto, durante le feste, balla. “Dietro” a reggere fili di tutto ciò, negli anni – guarda caso – ci siamo stati anche noi romani, storici gestori di locali ed eventi. Sì, noi abbiam provato a far fare le ore piccole ai nostri concittadini (e non solo a loro) capitanando locali leggendari come il Cashmere o il Blu. Dico “noi” perché ad aprire la “pista” ci ho pensato, non troppo tempo fa, anch’io. Ancor prima di me, chi accendeva le notti ampezzane era il mitico Gino Zarelli, quel Gino che tuttora spadroneggia lungo le vasche su Corso Italia. Devo doverosamente citare anche gli allora giovanissimi Massimiliano Di Ludovico, il “newyorkese” Andrea Franchini, Sonnino, De Leo… I nomi sono tanti, mi fermo anche se potrei continuare per un bel po’. Imprenditori del divertimento, ai tempi (oggi imprenditori e basta), nati e cresciuti all’ombra del Cupolone che però, a Cortina, sembravano essere di casa; come fossero sempre stati lì e nessuno, più di loro, sapeva come muoversi da quelle parti.

Passeranno gli anni, nasceranno altri Claudio Amendola, altri Christian De Sica, altri “personaggi e interpreti” di un film che non sarà mai proiettato ma che – immancabilmente – si ripeterà fino allo sfinimento in quel di Cortina: si sale in macchina, si parte, ci si innamora, si litiga, si balla, si dorme il minimo indispensabile… Ci sarà, forse, anche un altro Marchetti-Brega a gridare inascoltato che “Se me davate retta…”. No, nessuno lo ascolta nemmeno stavolta. Ovindoli (Ovindolo, pardon) resti pure dov’è. Noi siamo altrove, come sempre.

Così anche oggi, addì 2019, è ancora uno di noi, “romano de Roma”, a predicare il verbo del divertimento ampezzano. Si chiama Walter Valloni, so bene che molti – tra chi legge – lo conoscono già; perché Walter, quando la neve si scioglie e noi tutti si scappa in Costa Smeralda, lo troviamo ad aspettarci al Sottovento di Porto Cervo. Ma tant’è: vento o bonaccia, sole o cieli carichi di neve, le stagioni passano, i mesi si accavallano, si avvicina il Natale e noi,

imperterriti, puntiamo verso Cortina. Una vera e propria “fissa”, niente da fare.
Non ci resta che chiederlo a lui; chiedere spiegazioni a Walter: nei film dei Vanzina ricorreva spesso il ritornello “Fora i romani dal Veneto!”. Eppure i “lupacchiotti”, da decenni, sono parte dell’arredamento ampezzano… Come ci sono/siamo riusciti? “Innanzi tutto perché sono “aquilotto” e non “lupacchiotto” (precisazione vagamente calcistica); poi perché, grazie alle nostre relazioni in tutta Italia, riusciamo a gestire le esigenze dei diversi clienti. La collaborazione con gli staff locali, inizialmente favorita dal mio socio Stefano Rampinelli, veneto Doc, ha fatto da spartitraffico in quel Nord ancora scettico rispetto alle capacità di noi romani. Sarà l’invidia (scherzo). La passione per Cortina, per corso Italia, per la Cooperativa e il campanile fanno il resto, creando in me un entusiasmo pazzesco; e l’entusiasmo, nel nostro lavoro, fa ancora la differenza”.

Cosa ci stai preparando per la stagione alle porte?

“Come da quattro anni a questa parte, grazie al “patron” Gherardo Manaigo, la notte di Capodanno saremo nello storico Hotel de la Poste, nel bel mezzo di corso Italia. Il gran cenone, caratterizzato dall’esclusività della location e dalle esibizioni “live”, ci accompagnerà alle porte del 2020. Dal 27 dicembre al 4 gennaio, inoltre, festeggeremo ogni notte i 50 anni del Bilbò, storico locale di Giorgio Apollonio, con ospiti e format di caratura internazionale.” Ci siamo, iniziamo a scaldare i motori. Chiudiamo gli occhi mentre partono le note di “I like Chopin” e ad un tratto si comincia: “Sole, whisky e sei in Pole Position”.

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