EVENTS&FRIENDS: “Con gli occhi di Roberto”

“Con gli occhi di Roberto”

Intervista a Roberto Fantauzzi

OCCHI, ORECCHIE E – SOPRATTUTTO – IDEE. QUELLE DI ROBERTO FANTAUZZI, UNA VITA AL SERVIZIO DEI MOMENTI CHE CONTANO, A ROMA E NON SOLO. SARÀ LUI, A PARTIRE DA QUESTO NUMERO, A CURARE QUESTA SEZIONE DELLA RIVISTA. PER IL PRIMO APPUNTAMENTO, DOVEROSAMENTE, LO LASCIAMO PARLARE E “RACCONTARSI”.

Roberto è uno di quelle persone difficile da “incasellare”. Prima casella: uomo o ragazzo? 45 primavere e dunque, vien da dire, uomo. Ma in quella casella ci sta stretto e noi, dovendo metter lì la crocetta, tentenniamo. Perché il Fantauzzi sa far bene anche il ragazzo, quello che sa trovarsi al posto giusto nel momento giusto. Quello a cui non sfugge niente, che apprende in anticipo quel che c’è da vedere, da sentire. Sempre “sul pezzo”, come si dice nel gergo di noi pennivendoli (leggasi: giornalisti).

Un po’ di storia: Roberto Fantauzzi da oltre 25 anni si occupa e soprattutto “inventa” quelli che noi comuni mortali chiamiamo “eventi”. Una parola piuttosto abusata: perché l’evento, nel sentire comune, è anche il compleanno di tuo cugino o la partita “fuori casa” di calcetto del pargolo che sta in prima media. Però l’evento, gli eventi con la E maiuscola ci sono ancora e ci saranno: dal tenore impeccabile, sobri quanto basta, sorprendenti e originali quando serve. Succede spesso così quando alla regia c’è un uomo-ragazzo come Roberto Fantauzzi. Se invece “dietro” lui non c’è, può comunque dire la sua, esprimere un giudizio, operare una selezione. È quel che gli abbiamo chiesto ed è quello che farà a partire, appunto, da queste pagine che avete sotto gli occhi. Uno o due eventi per volta, selezionati e “timbrati” da Roberto Fantauzzi. Per qualche minuto, però, lo abbiamo messo noi sotto torchio; in fin dei conti è il nostro mestiere…

Prima domanda: cosa è cambiato negli ultimi vent’anni (a Roma e non solo a Roma) nel “pianeta” eventi? Come ci si doveva muovere prima e come ci si muove oggi? Insomma, meglio una volta o meglio adesso?

“Mettiamola così: oggi organizzare un evento dalla A alla Z è un vero e proprio lavoro. Bisogna avere esperienza, avere “occhio” e soprattutto si deve entrare in sintonia con chi di quell’evento sarà il protagonista (un brand, un artista, un lancio commerciale…). Un tempo, invece, chiunque alzandosi la mattina poteva dire: “Lo faccio io, organizzo io, ho le conoscenze giuste, mi so muovere, so a chi rivolgermi…”. Ebbene, quelle figure (o quei figuri, meglio) fortunatamente sono in via d’estinzione. Diciamo che si è trattato di una “selezione naturale”, visto che non esiste un corso di laurea in “eventologia” (e meno male, da una parte) e nemmeno qualcuno che, dall’alto, dica: tu sì, tu no. Vorrei poi citare un’altra “parolaccia” che spero scompaia presto da tuti i vocabolari di chi opera nel mio settore: “format”. Tutti la pronunciano, tutti ci si aggrappano, tutti la “sputano” come un giudice medievale faceva con le sentenze. Beh, lasciate perdere; lasciateci lavorare…”.

E Roma come si “comporta”? Quali le difficoltà più evidenti?

“L’ostacolo più impervio, nella Capitale, è quello delle location.

A Roma sono tantissime, un’infinità; di tutte le misure, tutte le tipologie, tutti i… colori. Dov’è il problema? È quello vecchio come il mondo che si chiama burocrazia. Perché un evento, qualunque evento, vien visto da qualcuno come un fastidio, un uso “improprio” di quell’edificio, quel museo, quella caserma (dismessa tra l’altro, ergo inutilizzata). Burocrazia e anche un po’ di perbenismo… Se la location è poco poco non convenzionale, sorgono le obiezioni e ti si parano davanti i soliti “signor no” che provano a farti desistere o a indirizzarti altrove. Perché non tutti hanno ancora fermo in testa che un evento è un modo per fare cultura e per far crescere la città. Una città che “respira” anche grazie alle mille opportunità che noi offriamo ridando vita, oltretutto, a edifici “morti” o agonizzanti. Oppure, perché no, a far scoprire ai romani un museo che, pur stando “dietro casa” era fino a quel momento un perfetto sconosciuto…”.

Non ha peli sulla lingua, Fantauzzi. Chi lo conosce – di persona o solo di fama – l’ha imparato da tempo: se ha qualcosa da dire la dice, senza sconti. Come quando se la prese, anni fa, con i cosiddetti coatti. “Quelli – scriveva – fatti con lo stampino, sempre pronti a litigare”.

Precisiamo ai lettori: il “coattismo” non è una questione di estrazione sociale: trattasi da sempre di un fenomeno trasversale. Roberto ha avuto e gestito decine di locali a Roma, a Cortina, in costa Smeralda e in tante altre “isole” felici. Sempre all’insegna dell’invenzione, della “marcia in più”, dell’”esserci per esserci” (non per farsi vedere e basta).

Vent’anni sulla cresta dell’onda. Il successo può anche fare male?
“Ho avuto anch’io le mie difficoltà, i miei detrattori, le critiche… Per fortuna – o purtroppo, per chi ha scarsa memoria – il bene alla fine trionfa: sono un “antipatico” con l’animo buono; e agli imprenditori che passano brutti momenti dico: ‘non perdete la coscienza della vostra follia, perché è ripartendo da lì che potrete ritirarvi su…’”. La Rete come ha cambiato il vostro, il tuo lavoro? Una benedizione o anche una “rogna”?

“La Rete è una gioia e un cruccio, come succede con tutte le cose. Nella mia LuxEventi collaboro con tanti “social media manager”, figure oggi indispensabili. Ma pur lavorando all’insegna dell’eccellenza è diventato davvero difficile “targettizare” un evento. Si sa: nella Rete c’è tutto, nel bene e nel male; questo, spesso, è un bel problema”.

Già, tutto e il contrario di tutto: come discernere? Noi, con Events&Friends, abbiamo un filtro di altissimo lignaggio che ha un nome e un cognome: Roberto Fantauzzi.

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