Luce, arte e scienza
Uno sguardo poliedrico sulla città: dall’impiantistica, alla luce, all’arte. Tamara osserva la realtà con il filtro della sua mente matematica, ed attraverso l’approccio scientifico arriva all’arte nella sua forma più pura. D’altronde, come sostiene: “Filosofia, scienza ed arte sono intrinsecamente legate tra di loro”.
Come è iniziato il suo rapporto con l’arte?
Ho iniziato ad interessarmi all’arte tramite l’esperienza del collezionismo che mi ha portato a studiare, vedere ed esplorare molte cose legate alla storia dell’arte. Da sempre poi, una parte della mia professione è legata alla luce in quanto da oltre 40 anni mi occupo di progettazioni di luci per opere d’arte, chiese, case, etc.. La luce è stato quindi il veicolo che mi ha condotto alla passione per l’arte contemporanea, e tutto inizia quando ad un certo punto della mia vita imprenditoriale ho avuto la possibilità di avere uno spazio totalmente mio a disposizione che mi ha così permesso di aprirmi a questa nuova passione, avvicinandola alla mia professione. Non volevo entrare nel mondo dell’arte come storica dell’arte ma come tecnico della luce, un vero e proprio unicum come scelta per avvicinarsi al mercato dell’arte! Ricordo quando a Palazzo Grassi vidi una bellissima esposizione legata alla luce nelle opere del Novecento: da quella mostra ho capito quanto sia determinante l’aspetto della luce, in tutte le sue implicazioni e sfumature, per un artista e per un’opera d’arte. Quando si parla di come l’artista utilizzi o debba integrare la luce nelle sue opere, non vuol dire che fisicamente si debbano accendere, ma come riesca ad indagarla inserendola nell’opera. Da 15 anni a questa parte l’indagine è sempre più sentita a livello internazionale. Sicuramente, questo ha portato ad una maggiore sensibilità da parte degli artisti nei confronti della scienza che non rimane più una materia lontana ed a se stante. Il dialogo tra tecnologia, scienza, luce è sempre più forte, e l’artista in questo dialogo rappresenta il legame anche filosofico rivoluzionando il rapporto tra l’uomo e la realtà.
Cos’è per lei l’Arte, qual è la sua missione?
L’arte è la chiave di lettura di tutto quello che ci circonda. Gli artisti sono infatti gli avamposti della nostra comprensione e della nostra realtà, a partire da quando Giotto rivoluzionò la prospettiva. L’artista è sempre stato uno strumento attraverso il quale veniva letto il futuro, e con particolare sensibilità e intelligenza lo riproponeva in forma personale ed empatica attraverso le sue opere. L’artista però, in alcuni momenti, ha rappresentato anche la rottura con la storia, come Andy e la sua Factory con cui parlava di un nuovo progetto che mirava alla disintegrazione del concetto borghese. L’arte è promulgatrice, divulgatrice, si fa portavoce di un messaggio universale che è sia filosofico che scientifico. L’uomo-artista ha una sensibilità più forte degli altri, più sviluppata, e conosce prima la realtà. Per questo mi piace lavorare con gli artisti.
Qual è il movimento artistico che più la emoziona?
Il movimento Italiano Cinetico, che si avvicina molto alla mia sensibilità e ricerca. La mia prima sindrome di Stendhal l’ho avuta agli Uffizi davanti alla Annunciazione di Leonardo perché l’equilibrio perfetto della dimensione aurea che utilizza: per una mente matematica come la mia, è pura bellezza. Il cinetico invece, cerca l’ordine nel disordine.
La sua soddisfazione più grande?
Baldo, Diodato mi hanno dato tanto ma anche Shay Frisch che usa la luce in maniera razionale, trovando un simbolismo che è quasi un archetipo, è molto affascinante da leggere.
Ci descriva come organizza il lavoro in galleria.
Organizzo doppie personali perché non voglio mescolare gli ambienti. La galleria è fatta di due spazi separati, che permettono di avere un artista davanti ed uno dietro che non si devono mai confondere, ma che anzi vivono in dialogo così da permettere una lettura a confronto dei due. E’ sempre più semplice capire e scegliere con il confronto in quanto hai la percezione di come viene colpito diversamente il cervello.
Potendo incontrare un personaggio artistico storico o contemporaneo, chi sceglierebbe?
Sicuramente Pollock! Potrebbe sembrare una sorpresa, ma in realtà ha una forte coerenza e vicinanza alla mia passione e lavoro. Lui propone il disordine dell’universo, perché ogni piccolo pezzo crea un suo insieme ed è uguale all’insieme universale. La stessa casualità dei colori ripropone questo concetto. Potendo scegliere anche un artista di oggi, senza dubbio, Kiefer! Riesci a leggere l’anima contemporanea quando vedi I libri di piombo.
Del suo lavoro, qual è l’aspetto che le piace di più?
Il rapporti con gli artisti, in quanto la collaborazione è molto contaminante, vicendevolmente. La luce è sempre un elemento fondamentale nelle opere, sopratutto site-specific, siamo quindi noi ad avere una forte influenza su di loro.