ARTE E CULTURA: “Mario Carlo Iusi”

Un artista pronto alla conquista del mercato dell’arte

Talento, determinazione e perseveranza. A soli 25 anni Mario Carlo ha già alle spalle quasi dieci anni di… carriera. Giovane sì, ma già con tanta esperienza. La sua scalata lo ha portato dal nulla a scoprire prima una travolgente passione, poi a fare una scelta di vita ed infine a strutturare la sua figura d’artista. Ha così maturato un’incredibile capacità di destreggiarsi nel complesso e mutevole mercato dell’arte le cui dinamiche e i tempi “accelerati” sono spesso difficilissimi da seguire.

Mario Carlo, sei giovanissimo, 25 anni, già artista e determinato nel dedicare tutto te stesso a realizzarti. Come e quando è iniziata la tua carriera?

2014: era un periodo abbastanza particolare, uscivo con persone più grandi e avevo una crew di writers (graffitari) con cui iniziai a disegnare, avvicinandomi, senza quasi rendermene conto, all’arte. Dopo questo intenso periodo mi tranquillizzai e una notte, presi dei fogli dalla stampante e l’inchiostro della stilografica, mi misi a creare qualcosa di totalmente diverso dai graffiti.

14 marzo 2014, avevo 18 anni, la mia prima mostra di 13 opere al Palazzo Conti Gentili di Alatri. Risultato? Riuscii a vendere le mie prime opere.

Da lì ho iniziato a sperimentare cambiando tutto, completamente, genere e soggetti.

L’anno successivo mi iscrissi a filosofia e mi trasferii a Roma; continuai a dipingere e, grazie ad una mia amica, conobbi Fabio Falsaperla della galleria La Nuvola di Via Margutta.

E da lì l’inizio di tutto…

Sì: lui è stato importantissimo nella mia crescita e non dimenticherò mai quando mi chiese di portargli delle opere da far vedere.

Ho continuato così a lavorare, a migliorarmi e i primi collezionisti si iniziarono ad incuriosire e a comprare. Vedendo l’ottimo riscontro Fabio mi propose di realizzare la mia prima mostra alla Nuvola nel 2019: Dei vortici e dei punti. Uno spazio storico che ha ospitato mostre dei più grandi artisti contemporanei italiani come Tano Festa, Schifano, Mimmo Rotella, ora esponeva mie opere. Assurdo. Avevo solo 23 anni! La mostra fu un successo incredibile. 400 persone alla sola inaugurazione e nei sei mesi successivi riuscii a vendere tutto. 

Dall’incredibile esperienza che hai maturato, nonostante la tua giovane età, come definiresti l’artista di oggi?

Bisogna cancellare l’immagine dell’artista chiuso nella sua torre d’avorio, concentrato solamente sulle sue creazioni. Sono le persone che ti portano ad arrivare agli obiettivi. Questa è la condizione necessaria per riuscire e realizzarsi. Al giorno d’oggi è imprescindibile che l’artista abbia una forte capacità imprenditoriale perché oltre a dare forma ad oggetti artistici che abbiano contenuto deve necessariamente sapersi anche “vendere”: pensare a come inserirsi nel mercato e cosa realizzare. Insomma ti devi “costruire”. 

In un mondo dove ormai il confronto non è più solo con la propria realtà locale, ma con la scena artistica globale, come può un artista fare la differenza? Cosa cerca oggi il pubblico?

L’artista deve essere imprenditore di sé stesso e mettersi sempre in gioco in prima persona, perché altrimenti in un mercato così grande e variegato non si conclude nulla. Poi bisogna tenere conto non solo del confronto internazionale ma anche di quello “storico”. Con questo intendo che mano a mano che i prezzi delle proprie opere crescono, inevitabilmente si arriva ad una fascia di prezzo che spesso appartiene ad artisti già consolidati, storici, del passato. Perché allora un collezionista dovrebbe comprare una tua opera e non uno Schifano? Perché non si acquista solo l’oggetto in sé ma anche la “persona”. Diventa fondamentale il modo in cui presenti il tuo “marchio” alle persone: le opere vanno vendute per l’artista che c’è dietro. Se pensi ai grandi come Bansky, Koons, Damien Hirst… È quello che viene costruito intorno all’artista che lo rende valido ed accattivante. 

Che rapporto cerchi di instaurare con l’osservatore attraverso le tue opere?

Oggi la fruizione di qualsiasi cosa è piuttosto veloce. L’unico modo per catturare l’attenzione dell’osservatore, facendolo soffermare su un’opera, è prima con l’effetto wow e poi con la possibilità dell’’interazione con l’oggetto. Infatti, prima l’opera ti deve colpire e così suscitando il tuo interesse portarti a voler approfondire. Il mio effetto wow è dato dall’illuminazione elettrica delle tele mentre l’interazione è data proprio dall’interruttore che, come per la mia serie Interconnessioni, crea un rapporto e dialogo diretto tra soggetto umano e opera. Questo vuol dire essere riusciti a soddisfare la parte teorica-artistica e anche di marketing attrattivo. Il mercato è fondamentale ed è impossibile non parlarne. 

Com’è il rapporto tra artista e gallerista? 

Per i giovani davvero difficile. Questo è un sistema che deve essere assolutamente svecchiato. Sono giovane, sì, ma non ho iniziato ieri, ho più di 8 anni alle spalle ormai. Invece viene sempre, erroneamente, fatta l’associazione di giovane età con mancanza di esperienza e quindi con svalutazione dell’opera. Questo però va a creare un circolo vizioso che sembrerebbe, almeno in Italia, non presentare vie d’uscita. Le gallerie non vogliono prendere sotto la propria ala protettiva un giovane che rischierebbe di non portare risultati. Manca proprio l’idea di un mercato abbordabile per noi come idea: sia come artista che come collezionista. Non ci sono modelli a cui ambire, che possono spronarti a fare di più, a credere che l’essere artista sia un sogno realizzabile e perseguibile. Parlando sempre di arte, nell’ambito musicale di esempi, invece, ce ne sono fin troppi. Giovani artisti che vengono lanciati dalle più grandi case discografiche, anche a livello internazionale, danno speranza e generano ambizione facendo credere a chiunque che volendo c’è la possibilità di realizzarsi. Questo è fondamentale per i giovani: credere che qualcosa sia possibile. L’idea della quasi “facilità” e soprattutto “immediatezza” di realizzazione fa venire l’acquolina in bocca a tutti.

Tutto questo infatti nell’arte manca…

Questo è stato il problema del fenomeno degli NFT. L’idea di un’arte digitale che è schizzata con facilità alle stelle e che oggi riempie la bocca di tutti, dai collezionisti ai mercanti ai galleristi, ha dato la possibilità a qualsiasi persona di pensare di poter creare qualcosa che potesse essere definita arte e quindi tutti ci si sono messi. Rispetto ad uno che le opere comunque le realizza davvero, che si muove, che si sponsorizza e cerca un rapporto personale. Ma il fenomeno degli NFT, esploso in questo modo, già risponde alla domanda mostrando come avendo avuto modo e opportunità di fare soldi tutti ci si siano fiondati e abbiamo tentato di rimboccarsi le maniche.

Volendo sognare in grande, qual è il tuo prossimo obiettivo?

Beh, volendo sognare in grande… fare la storia. Non ci sono veri e propri obiettivi ben determinati. Per ora sono andato step per step costruendo la mia strada. Il prossimo sicuramente sarà di fare una grande mostra. Però, sai, quando fai una cosa e dedichi la vita a questa è ovvio che vuoi fare la storia e pensare davvero in grande. L’arte ti permette di fare la differenza, di essere riconosciuto a livello internazionale, di essere ricordato e così di entrare nella storia.

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